giovedì 31 gennaio 2013

«Grandi opere? Il sindaco pensi al patto di stabilità»







cav. Rosario Genova

Vice Sindaco - Comune di Manzano
«Grandi opere? Il sindaco pensi al patto di stabilità»
Manzano, il consigliere di minoranza Iacumin richiama Lidia Driutti sulle priorità «Preoccupa l’impossibilità di cantierare anche lavori con iter in fase avanzata» 

Manzano, 31 gennaio 2013
 
Da quando l’assessore regionale Riccardi ha dato il via libera alla bretella Palmanova-Manzano, che porterà – seppur tardivamente, come hanno ribadito molti sindaci del territorio – nuova linfa al Distretto della sedia, nel Manzanese non si parla d’altro che della nuova viabilità. C’è però chi guarda più vicino, e cioè alle piccole opere di casa, come il consigliere comunale di minoranza Mauro Iacumin, il quale si chiede se, al di là delle grandi infrastrutture, Manzano abbia gli elementi per portare avanti i suoi cantieri. «Allo stato della legislazione – spiega –, sembra molto difficile avviare nuove opere pubbliche. Quello che più preoccupa è l’impossibilità di cantierare anche le opere per le quali l’iter progettuale è già in fase avanzata o conclusa e questo a causa del nuovo patto di stabilità, che vincola in modo determinante le disponibilità di spesa degli enti pubblici indipendentemente dalla presenza o meno di contributi esterni. Chiedo quindi alla nostra amministrazione di attivarsi nei confronti della Regione, assieme agli altri Comuni che già si sono confrontati sul tema (come Remanzacco), per far modificare le regole del patto di stabilità e permettere quindi l’uso di fondi già stanziati». Iacumin spinge a intervenire con urgenza «senza farsi condizionare dalle imminenti elezioni regionali: è infatti necessario muoversi subito. L’esigenza di operatività dei Comuni non può attendere l’insediamento della nuova giunta del Fvg». A farne le spese, secondo Iacumin, potrebbe essere anche la nuova caserma dei carabinieri: «In mancanza di tali modifiche dubito che possa essere realizzata, restando a carico del Comune solo il mutuo già contratto e allontanando l’incasso dell’affitto della struttura». Collegandosi poi all’invito del consigliere Zamò di istituire una commissione formata da consiglieri, tecnici e cittadini per valutare il futuro assetto della nuova rotonda sulla Sr 56, Iacumin dice di essere «felice di poter far parte del gruppo, ma prima di tutto dovrebbe essere il Comune a valutare se la cosa sia realizzabile, confrontandosi con l’ente che ha predisposto il progetto dell’opera». Le prescrizioni progettuali previste da Friuli strade prevedono, dice il consigliere, solo la possibilità di schermare il fascio luminoso dei veicoli provenienti di fronte mediante pendenza del terreno interno e piccoli arbusti, e vieta l’installazione di simboli, sculture o altri elementi decorativi che Zamò suggeriva di collocare. «Vista la dimensione importante della costruenda rotonda, ritengo che tale limite progettuale possa essere bypassato, in accordo con Friuli strade e codice della strada, in nome dellamaggiore utilità della rotonda ai fini promozionali». Rosalba Tello





I sindaci divisi sulla “bretella”







cav. Rosario Genova

Vice Sindaco - Comune di Manzano
I sindaci divisi sulla “bretella”
Tra «opera tardiva» e «meglio di niente», l’entusiasmo di Driutti (Manzano) e Costantini (San Giovanni)
Manzano, 30 gennaio 2013
E bretella fu, dopo anni di attese e di non poche polemiche. Opera tardiva, secondo alcuni sindaci del Distretto della sedia, «meglio di niente» per altri; poi ci sono i soddisfatti, a prescindere dai tempi che il progetto della Palmanova-Manzano ha impiegato per venire alla luce, in primis Lidia Driutti, sindaco di Manzano: «Non abbiamo mai perso le speranza. Il collegamento autostradale è uno dei cardini su cui si basa il futuro del distretto, senza tale opportunità saremmo orfani dell’ambizione di essere competitivi e accogliere nuovi investimenti e insediamenti. Certo, siamo consapevoli che ciò non basta allo sviluppo e infatti ci siamo mossi per la Zona franca urbana». Nessun dubbio sulla validità dell’opera anche da parte del sindaco di San Giovanni al Natisone, Franco Costantini: «A chi dice, come il sindaco di Palmanova, che l’opera non serve più rispondo da ex imprenditore: proprio nei momenti di crisi si investe in infrastrutture e si cerca di stimolare anche insediamenti alternativi. Per il nostro territorio è particolarmente importante perché serve due accessi: la Zi Medeuzza, dove sono disponibili 250 mila mq, e la Zi La Brava. Usufruire della nuova viabilità scorrevole sarà una grande opportunità, speriamo in tempi brevi di vederla realizzata». Il sindaco di Trivignano, Roberto Fedele, condivide la soddisfazione e aggiunge che «è scontato oggi dire che l’opera è tardiva, ma non fare nulla non crea ricchezza. In ogni caso le infrastrutture hanno sempre effetti positivi per le prospettive di un territorio: guardiamo alle future generazioni, che grazie alla nuova viabilità opereranno in un contesto europeo». Sulla stessa lunghezza d’onda il primo cittadino di Pradamano, Gabriele Pitassi: «Ovvio che la bretella va realizzata e anche se è vero che andava fatta quando il Triangolo andava a gonfie vele è pur sempre benzina per l’economia. Inoltre, libera dal traffico la Sr 56, per cui sono favorevole». Pur non coinvolto direttamente, il sindaco di Pavia di Udine, Mauro Di Bert, si unisce ai commenti positivi: «Va bene lo sviluppo industriale, ma mettiamoci vicino qualcos’altro, come il turismo». «Era ora – chiude Giusto Maurig, presidente di Asdi sedia, che aveva compreso l’opera nel suo piano di sviluppo –, ora ci auguriamo che i tempi di realizzazione siano veloci». E poi ci sono i sindaci perplessi, come quello di Chiopris Viscone, Carlo Schiff: «Un progetto così importante andava accelerato nei tempi; sono opere pensate in tempi maturi, ma se si trascinano per anni intanto il mondo imprenditoriale cambia. Non vuol essere una critica al commissario, però si poteva mandare avanti l’iter della bretella in modo più spedito». Più severo il sindaco di Moimacco, Manolo Sicco: «Quest’investimento è tardivo, intende rilanciare l’economia di una zona che è stata tagliata fuori da investimenti per decenni: 20 anni fa l’opera aveva un senso, per esempio quello di aprirsi all’est. Oggi sono soldi sprecati, la Regione avrà evidentemente fatto altre considerazioni». Rosalba Tello

Appello da Corno di Rosazzo e Premariacco: «Palmanova-Manzano per sedia e turismo»


E’ il Comune più estremo e distante dal casello autostradale, ma anche Corno di Rosazzo entra a pieno titolo tra i paesi interessati dalla Palmanova-Manzano. Il sindaco Loris Basso esprime soddisfazione per il via libera alla bretella e propone anche altri possibili sbocchi legati all’infrastruttura. «Bene hanno fatto Tondo e Riccardi ad aver concretizzato l’opera – afferma –, che però non riguarda solo il futuro del distretto e la produzione della sedia. Viene infatti incontro ad altri comparti come il turismo e l’enogastronomia; la nostra è una zona di viticoltori, agriturismi, qui accanto abbiamo una città Unesco, Cividale». Il sindaco di Premariacco, Rocco Ieracitano, ribadendo comunque che l’opera «andava fatta 30 anni fa» e che non si dichiara certo «che il ritardo sia recuperabile per il distretto», concorda con Basso sulla possibilità di fruire della bretella per sviluppare altri settori come il turismo «magari con iniziative coordinate a livello sovraccomunale». (r.t.)




Termovalorizzatore, era tutto regolare

cav. Rosario Genova

Vice Sindaco - Comune di Manzano
Termovalorizzatore, era tutto regolare
Manzano, assolti l’imprenditore Roberto Lovato e gli altri imputati. Il Comune aveva chiesto un risarcimento di 15 milioni

Manzano, 29 gennaio 2013
 
L’attività svolta nell’ambito del termovalorizzatore di Manzinello non ha mai presentato elementi di illegittimità. A dodici anni dall’inizio delle battaglie sostenute da Legambiente per dimostrare presunte irregolarità nella gestione e nello smaltimento dei rifiuti nell’inceneritore manzanese e a due dall’inizio del processo penale, il tribunale di Udine ha chiuso la vicenda, pronunciando sentenza di assoluzione piena nei confronti di tutti e tre gli imputati e per ciascuna delle ipotesi di reato contestate dalla Procura. Comprese quelle ormai prescritte. «Perchè il fatto non sussite» la formula decisa dal giudice monocratico Francesca Feruglio sia per Bruno Miotti, 66 anni, ex sindaco di Magnano in Riviera, dove risiede, ed ex dirigente del Servizio tutela ambientale della Provincia di Udine, chiamato a rispondere di concorso in gestione non autorizzata di rifiuti, sia per Roberto Lovato, 68 anni, di San Giovanni al Natisone, coinvolto in qualità di presidente del Cda della Nuova Romano Bolzicco, e per Walter Cozzi, 51, di Trieste, responsabile della gestione dell’impianto, accusati - oltre che della suddetta contravvenzione - anche di reati ambientali, tra cui il traffico illecito di rifiuti. Nelle conclusioni, il pm Claudia Finocchiaro aveva chiesto il non doversi procedere per sopraggiunta prescrizione per i capi relativi alla gestione non autorizzata e l’assoluzione per le ipotesi più gravi, per assenza della prova dell’ingente quantità di rifiuti trattati e del profitto tratto dall’operazione. Nel procedimento, Legambiente regionale si era costituita parte civile con l’avvocato Daniela Moreale e il Comune di Manzano con l’avvocato Gina Mauro: nella quantificazione dei danni, i primi avevano chiesto una cifra simbolica di 10 mila euro, mentre l’amministrazione aveva concluso per un risarcimento pari a 15 milioni 576.599 euro. Condotta dai carabinieri del Noe, dalla Guardia di Finanza e dal Corpo forestale, l’inchiesta era stata inizialmente coordinata dal pm Luigi Leghissa ed ereditata, dopo il suo trasferimento a Gorizia, dalla collega Finocchiaro. La tesi accusatoria partiva dalla «macroscopica illegittimità» dell’autorizzazione con la quale, nel 1998, la Provincia aveva dato il via alla costruzione dell’impianto di termodistruzione e si articolava poi in una serie di altre presunte irregolarità sulla tipologia di rifiuti trattati. Tra le contestazioni, il fatto di avere permesso l’incenerimento di rifiuti non pericolosi, propri e di terzi, il mancato rispetto della distanza minima dell’impianto da zona abitata (530 metri a fronte del chilometro previsto), lo smaltimento “in conto proprio” di rifiuti prodotti anche «da una pluralità di società diverse, in parte riconducibili a Lovato o alla sua famiglia». Tutte ipotesi venute ora a cadere, a conferma delle argomentazioni portate in dibattimento dai difensori, avvocati Danilo Della Rosa (per Miotti) e Paolo Persello (per Lovato e Cozzi).

«Un’inutile battaglia durata dodici anni»
Legambiente

Ci aveva creduto e investito tempo ed energie, riuscendo a trovare prima il sostegno di molti cittadini e, poi, anche l’attenzione della Procura. E quando, nell’aprile del 2010, il procedimento ha varcato la soglia dell’udienza preliminare, non ha mancato una sola “chiamata” a dibattimento. Ecco perchè, ieri, l’espressione dipinta sul volto di Marino Visentini, presidente storico del Circolo Legambiente di Udine, era quella di un “combattente” incapace di credere ai propri occhi. «C’è tanta amarezza - ha detto, subito dopo la lettura del dispositivo -. Seguo questa vicenda dal 2001, quando insieme ad alcuni abitanti di Manzano presentammo le nostre perplessità al sindaco e, nei mesi a seguire, chiedemmo le prime verifiche a Comune, Provincia e Arpa». Era soltanto l’inizio. Dalle proteste, Legambiente passò ben presto agli esposti (in settembre quello in Procura) e continuò a suon di incontri pubblici e manifestazioni. Fino al sequestro penale dell’impianto, nel 2006 (i sigilli furono tolti nel maggio del 2007). «Autorizzato per bruciare scarti di legno - ricorda Visentini -, l’impianto fu in realtà usato per una smaltire anche materiali plastici e vernici. Fu l’Arpa di Venezia ad accertare gli sforamenti di diossina che portarono al sequestro della struttura». Eppure, l’epilogo di ieri ha scardinato l’intero impianto accusatorio. Visentini scuote la testa. «Non so più che dire - conclude -, fuorchè ricordare tutti coloro che hanno lavorato a questa indagine e all’enorme spreco di denaro, tempo ed energie». (l.d.f.)





lunedì 28 gennaio 2013

Palmanova-Manzano Via libera al progetto: bando di gara a breve

Rassegna Stampa - Gennaio 2013

cav. Rosario Genova

Vice Sindaco - Comune di Manzano
Pubblicato sul Bur il decreto del commissario Riccardi L’intervento prevede un costo complessivo di 90 milioni Riccardi: opera fondamentale per lo sviluppo
 
Manzano, 28 gennaio 2013
 
«Questa - commenta l’assessore regionale e commissario delegato, Riccardo Riccardi - è una promessa mantenuta. Il 13 dicembre si è chiuso un iter nel quale ci siamo impegnati a fondo. Avevamo detto che entro fine anno si sarebbe arrivati all’approvazione del progetto: così è stato». Riccardi ricorda che quest’opera, definita nella precedebte legislatura, è «strategica e fondamentale». «La strada di collegamento con il Manzanese – conclude – ha ottenuto anche il parere della Soprintendenza ed è richiesta da tutti i Comuni interessati, ad eccezione di Palmanova la cui attuale amministrazione ha, nei confronti dell’opera, una posizione contraria rispetto alla precedente che concordava invece sull’importanza della sua realizzazione». (m.d.m.)
 
Via libera al progetto definitivo del collegamento stradale veloce tra l’autostrada A4 (casello di Palmanova) e l’area del Triangolo della Sedia, in Comune di Manzano. Il decreto dell’assessore alle infrastrutture, mobilità, pianificazione territoriale e lavori pubblici nonché commissario delegato, Riccardo Riccardi, è stato pubblicato in questi giorni sul Bur, il bollettino ufficiale della Regione. L’intervento viene dichiarato di pubblica utilità, urgenza e indifferibilità. E l’approvazione del progetto sostituisce ogni altra autorizzazione, approvazione e parere. Non solo: costituisce variante agli strumenti urbanistici vigenti nei comuni interessati dalla realizzazione dell’opera. Pertanto, i comuni di Palmanova, Visco, San Vito al Torre, San Giovanni al Natisone, Chiopris Viscone e Manzano dovranno provvedere, ove necessario, all’adeguamento degli strumenti urbanistici di competenza. Con lo stesso provvedimento, datato 13 dicembre 2012 e poi trasmesso alla Corte dei Conti per i pareri di competenza, è stato approvato anche il quadro economico dell’intervento che richiederà un importo complessivo di 89.734.717 euro di cui circa 55 milioni di importo a base d’asta (lavori a corpo, oneri per l’attuazione dei piani di sicurezza e coordinamento, oneri di progettazione esecutiva) e 34 milioni di somme a disposizione per rilocazione di servizi interferenti, impianti e opere di completamento, per espropri, per imprevisti, per spese tecniche generali, per compenso oneri di coordinamento della commessa e per l’Iva. L’iter della realizzazione di quest’opera è partito con la Giunta guidata dal governatore Riccardo Illy. Nel 2008 poi vi è stata la dichiarazione, con decreto del presidente del Consiglio dei Ministri, dello stato di emergenza che si era determinato nel settore del traffico e della mobilità nell’asse autostradale Corridoio V dell’Autostrada A4 nella tratta tra Quarto d’Altino e Trieste e nel raccordo autostradale Villesse–Gorizia. Tra le opere individuate quali investimenti strategici da attuare sulla rete stradale regionale per contribuire a decongestionare il tratto autostradale in sofferenza vi era appunto il collegamento con il Manzanese: 13 chilometri di strada tra lo svincolo a rotatoria con la 252 in comune di Palmanova e la frazione di San Nicolò in Comune di Manzano. Questa strada - si legge nel documento pubblicato sul Bur - «costituisce un elemento della rete infrastrutturale della porzione orientale della pianura friulana, atto a realizzare un collegamento diretto tra le aree produttive del Manzanese e il sistema autostradale A4-A23, con accorciamento degli attuali percorsi ed un conseguente alleggerimento del traffico lungo il bacino dell’A4 e del raccordo Villesse- Gorizia». Nel novembre scorso la giunta regionale ha stanziato gli ultimi 10 milioni e mezzo di euro necessari alla realizzazione dell’opera che risulta interamente finanziata, con un intervento dello Stato di circa 60 milioni di euro e con la cifra restante stanziata dalla Regione. E ora l’ultimo passo con l’approvazione da parte del commissario del progetto definitivo delle opere.

domenica 27 gennaio 2013

«Ora basta degrado a Manzano»







cav. Rosario Genova

Vice Sindaco - Comune di Manzano
«Ora basta degrado a Manzano»
Il Comune: controlleremo gli immobili per evitare altre tragedie come quella dell’operaio tunisino

Manzano, 27 gennaio 2013
E’ lutto non solo a Soleschiano dopo un’altra tragica morte di un concittadino straniero causata da condizioni di degrado. Il tunisino Othman Sahraoui, 48 anni, operaio della Fratelli Costantini, viveva in una vecchia casa senza riscaldamento, con pareti mangiate dalla muffa: il fatale monossido di carbonio della stufetta lo ha addormentato per sempre mentre cercava di scaldarsi.
Tre anni fa, in via Delle Scuole, la famiglia di un suo connazionale evitò la medesima fine cavandosela con un’intossicazione. Stessa sorte, due anni fa, per dei cinesi, sempre nella frazione di Soleschiano.
Ieri la triste storia dell’operaio vittima del degrado ha suscitato in paese pietà e sdegno; in mattinata il vicesindaco con delega alla polizia locale Rosario Genova ha convocato in via straordinaria una riunione con l’assessore alle politiche sociali Lorenzo Alessio, il comandante della stazione dei carabinieri Giuseppe Salvatori e il comandante della polizia locale Albino Piani per discutere le modalità future «affinché non debbano più capitare simili disgrazie», ha sottolineato Genova. «Che ha aggiunto: «Dispiace tanto la tragica morte del tunisino, che si era fermato nel nostro paese a cercare fortuna, riuscendo a ottenere stima e rispetto da parte dei manzanesi. E’ fuorviante dipingere Manzano come un paese in degrado o un ricettacolo di tutte le etnie; vero è – ammette comunque il vicesindaco – che la cittadina è in grande difficoltà, lontana dai suoi tempi d’oro». Il problema, però, non è tanto la crisi economica, in questo caso, quanto le pessime condizioni di manutenzione di alcuni edifici del paese che sono dati in affitto a gente bisognosa di un tetto: «Purtroppo – conferma Genova – ci sono appartamenti assai fatiscenti. Questo non significa che le istituzioni non siano presenti: eseguiremo tutte le procedure necessarie informando magistratura, prefettura, questura, vigili del fuoco e azienda sanitaria. Insomma, non ci fermeremo e approfitteremo anzi per stilare una mappatura di tutti i locali sfitti del territorio per verificare lo stato degli immobili, senza tralasciare nulla. Ripeto: Manzano da oggi in poi sarà e deve diventare una città sicura, dal punto di vista del decoro, della sicurezza degli edifici e della vigilanza».
Ieri, intanto, il medico legale ha effettuato l’ispezione cadaverica, che presumibilmente confermerà la fatale intossicazione da monossido di carbonio; gli esiti degli accertamenti si avranno nei prossimi giorni, ma già domani i risultati di laboratorio stabiliranno se sarà il caso di eseguire l’autopsia. I carabinieri di Manzano, che hanno trovato il corpo esanime dopo l’allarme lanciato dai datori di lavoro dello sfortunato operaio, hanno avvisato il Consolato che, dopo la comunicazione alla famiglia, sta attivando l’iter per il rimpatrio in Tunisia della salma. Sarà davvero dura per la mamma 70enne di Othman, che in Italia non aveva parenti stretti, superare questo secondo lutto: soltanto due anni fa aveva perso un altro figlio, in Tunisia, per una malattia.
Rosalba Tello 






Ucciso dal monossido operaio di 48 anni



cav. Rosario Genova

Vice Sindaco - Comune di Manzano
Ucciso dal monossido operaio di 48 anni
Lo hanno trovato ieri nella sua abitazione, ma già da lunedì il tunisino Othman Sahraoui non si era presentato al lavoro
Manzano, 26 gennaio 2013
Lo cercavano da lunedì. Da quando cioè, per la prima volta dopo diversi anni, non si era presentato al lavoro alla Costantini Sedie di Manzano. Il titolare era persino entrato nella fatiscente abitazione di Soleschiano assieme ai carabinieri. «Non avevamo aperto solo una porta, mancava la maniglia, abbiamo pensato fosse una porta cieca» ha detto Giuseppe Costantini. Invece quella porta conduceva alla modesta camera da letto di Othman Sahraoui, tunisino di 48 anni. Lì il responsabile della verniciatura della Costantini era morto da giorni, ucciso dalle esalazioni di monossido di carbonio del braciere che ai piedi del letto serviva a riscaldarlo. Sì, perchè in quella casa con tre camere e un bagno, presa in affitto dal conte Filippo Martinengo un impianto di riscaldamento non esiste. Sta agli inquilini scaldarsi con ciò che trovano. Il tunisino utilizzava la carbonella e il legname. E si faceva largo tra la sporcizia, quella che i carabinieri della stazione di Manzano assieme al titolare hanno trovato ieri mattina, quando sono ritornati in quella casa e stavolta hanno anche aperto la porta senza maniglia facendo la macabra scoperta. Era morto da giorni Othman, forse lo scorso fine settimana. Ucciso nel sonno dal monossido durante la notte. Oggi il medico legale effettuerà l’esame esterno sul corpo, ma per i carabinieri il caso è chiuso. Ed è l’ennesimo nei paesi del Distretto, dove gli immigrati, quelli che sono riusciti a conservare il lavoro in fabbriche sempre più in difficoltà, sono costretti a vivere così, in veri e propri tuguri affittati anche a 400 euro al mese (la famiglia accanto, ad esempio, seppur in un alloggio più grande). La notizia della morte di Othman Sahraoui ieri è subito arrivata alla vicina azienda Costantini. Gli operai, una decina contro i 50 degli anni d’oro, sono scoppiati in lacrime. Othman era uno di loro anche se arrivava da lontano.

 In quel complesso un altro morto e feriti
esalazioni fatali
Manzano, 26 gennaio 2013
Soleschiano, la piccola frazione di Manzano, ha rivissuto ieri pomeriggio il dramma di un paio d’anni fa quando proprio in una abitazione sempre di proprietà della famiglia Martinengo, distante una decina di metri dal civico 13 dove è stato ritrovato senza vita il tunisino Othman Sahraoui, si era consumata una simile tragedia con il decesso di una quarantenne cittadina cinese e l’intossicazione di altri tre suoi connazionali a causa del cattivo funzionamento dello scaldabagno. Era il 2 febbraio 2011. L’abitazione dove è stato rinvenuto il corpo senza vita del tunisino fa parte del grande complesso di villa Martinengo e ad abitarla c’era soltanto lui e questo spiega forse il motivo del perché nessuno si fosse accorto della tragedia avvenuta. Sembra che l’uomo non avesse nessun contatto con i pochi vicini e la zona di carattere rurale non è molto abitata. Othman Sahraoui risiedeva a Manzano da oltre dieci anni proveniente come tanti suoi connazionali dal Paese nordafricano in cerca di un’occupazione che aveva trovato in una locale fabbrica di sedie. Chi ha avuto modo di conoscerlo lo descrive come una persona tranquilla e gentile, buon lavoratore e persona a modo. L’uomo non era sposato e, come accennato, viveva solo e a parte il lavoro pare non avesse altri interessi salvo trovarsi di tanto in tanto con amici connazionali per trascorrere i giorni di festa. Secondo le informazioni raccolte, il tunisino viveva in affitto in quei locali. (g.m.)



«Era un gran lavoratore, uno di famiglia»
Il ricordo di Giuseppe Costantini, titolare della ditta dove il nordafricano era operaio da dieci anni
Manzano, 26 gennaio 2013
«Mia mamma mi ha sempre detto: vai a lavorare all’estero. L’importante è che tu non rubi e non dica le bugie». Diceva così l’operaio tunisino trovato morto ieri mattina a Soleschiano di Manzano. E, a sentire i suoi colleghi di lavoro e il suo titolare, Othman aveva ascoltato i consigli materni una decina di anni fa quando aveva lasciato il nord Africa per cercare fortuna in Italia. La sua fortuna l’aveva trovata a Manzano e in particolar modo alla Fratelli Costantini. dove in questi anni si era guadagnato la stima di tutti ed era riuscito a superare indenne la progressiva riduzione delle maestranze a causa della crisi. Era il responsabile della verniciatura di sedie e tavoli e amava la sua professione, tanto che le sue assenze per malattie in questi deici anni si sono contate sulle dita di una mano. Arrivava ogni mattina in bicicletta al lavoro dalla casa di Soleschiano che dista un chilometro. «Solo quando pioveva utilizzava la sua vecchia utilitaria» spiegano dall’impresa. Ieri mattina sono scoppiati tutti in lacrime quando hanno saputo da Giuseppe Costantini che il loro collega era stato trovato senza vita in casa ucciso da quel braciere. «Othman era una persona speciale - spiega l’imprenditore, ultimo rappresentante di una delle famiglie più note del Distretto - mi aveva sempre colpito la frase che gli aveva detto la madre alla partenza dall’Africa. La ripeteva spesso perchè era un uomo di principi ed era molto legato alla mamma». Parenti? No. Viveva da solo l’operaio tunisino, non parlava mai della sua famiglia, non aveva particolari hobby. Amava solo il suo lavoro. Tutti sapevano dove viveva e in che condizioni era ridotto il suo appartamento. «Sì, lo sapevamo - spiegano in fabbrica - ma che cosa ci potevamo fare. Al lavoro arrivava sempre puntuale con la sua bici, non chiedevamo di più». Non mancava mai al lavoro il 48enne nordafricano. Ecco perchè lunedì non vedendolo arrivare in fabbrica si sono preoccupati. «Abbiamo persino pensato che fosse fuggito con una donna» dicono. L’hanno chiamato al cellulare. Non rispondeva. Poi, il giorno successivo hanno riprovato col telefonino, che però era spento. Loro non lo sapevano che era accanto ad un uomo senza vita e che ormai la batteria aveva esaurito la carica. «Mercoledì - spiega Giuseppe Costantini - sono entrato in quella casa con i carabinieri. Poi siamo tornati ieri mattina». E’ commosso Costantini. «Siamo rimasti una decina in fabbrica, una famiglia. E Othman era uno della famiglia».



sabato 26 gennaio 2013

Da oggi ci sono sacchetti bio per i rifiuti


Fiera di Colonia, vincente la formula della aggregazione



cav. Rosario Genova

Vice Sindaco - Comune di Manzano
Fiera di Colonia, vincente la formula della aggregazione
Le imprese friulane di sedia e arredo soddisfatte del ritorno in termini di contatti dello stand comune in Germania

Manzano, 25 gennaio 2013

L’aggregazione si dimostra la formula vincente per evidenziare il patrimonio industriale del distretto sedia all’estero. Lo dimostra il successo che le aziende aderenti a Italian chair district, marchio internazionale con cui Asdi sedia sta presentando le imprese del territorio, hanno registrato alla fiera di Colonia appena chiusa, prestigiosa vetrina in cui il made in Friuli non ha sfigurato. Una fiera che dopo anni di difficoltà sta reagendo riproponendosi come appuntamento doc per l’euromercato dell’arredo. «Davvero una bella esperienza con un ritorno interessante in termini di contatti presi – rileva Martina Burlina di Bp Sedie – Lo stand di Icd ha puntato giustamente sull’italianità del design e questo è stato apprezzato da clienti acquisiti e potenziali». «L’esserci presentati in fiera in forma aggregata ha dato risultati più che positivi – conferma il titolare della Riccardo Rivoli Design –; lo stare assieme ha sempre premiato. La posizione era ottima, lo stand del distretto perfetto, buona la qualità dei visitatori». «Per le nostre dimensioni nessuno di noi avrebbe il budget per parlare al mondo del distretto – aggiunge Daniele Musig della Palma –. Così, invece, comunichiamo come la sedia del Friuli sia ancora grande e che la abilità tecnica non ha niente da invidiare a nessuno. Però o si fa squadra o resteremo piccoli». La formula dello stand in forma aggregata era invece una formula nuova per Simone Cavassi di Cizeta: «Ottima la collaborazione imprese-Asdi; ognuno ha dato il suo contributo per sé e il gruppo, spero vi sia la possibilità di rinnovare questa collaborazione in futuro». Prima volta anche per Lorenzo Piani di Piaval: «Siamo rimasti piacevolmente impressionati da come è stata organizzata l’inizitiva Asdi, ottima esperienza da ripetere anche in altri paesi. Siamo fiduciosi e soddisfatti di quanto seminato a Colonia». «Molto bello l’affiatamento tra imprese - aggiunge Bruno Lugnani di Area Declic –, ci siamo scambiati clienti e contatti». E se per avere riscontri concreti bisognerà attendere qualche settimana, di sicuro c’è già la volontà di portare avanti questo clima di cooperazione tra aziende: «Siamo sulla strada giusta - conclude il presidente di Asdi sedia, Giusto Maurig –, ci stiamo impegnando con la Camera di commercio per proporre esperienze simili in altre parti del mondo».




«Zfu non solo a Manzano ma all’intera zona sedia»







cav. Rosario Genova

Vice Sindaco - Comune di Manzano
«Zfu non solo a Manzano ma all’intera zona sedia»
 I sindaci di San Giovanni al Natisone e Chiopris Viscone criticano la collega Driutti «Problemi comuni, gli aiuti servono a tutti». Maurig (Asdi): ci sia un’azione corale

Manzano, 25 gennaio 2013

  La necessità di ottenere una Zona franca urbana nell’area del distretto della sedia per risollevare le sorti dell’intero comparto non è una novità, essendo tra l’altro presente nel piano di sviluppo per il rilancio del distretto della sedia elaborato un paio d’anni fa da Asdi. Quel che lascia perplessi gli amministratori del territorio, però, è l’iniziativa individuale del sindaco di Manzano, Lidia Driutti, che si unisce ai due Comuni di confine, Gorizia e Tarvisio, per la richiesta del riconoscimento. Questo è il pensiero espresso da due sindaci, Franco Costantini per San Giovanni al Natisone e Carlo Schiff per Chiopris Viscone, due dei Comuni storici del distretto della sedia. «Quello della Zfu è certamente un necessità – afferma Costantini –, ma il problema deve riguardare tutto il distretto e non un singolo Comune. Tutti gli strumenti che si possono mettere in atto per vincere la crisi vanno sostenuti e perseguiti, ma se si coinvolgono più forze c’è più possibilità di ottenere un risultato». «Non dimentichiamoci – conclude il primo cittadino di San Giovanni al Natisone – che proprio Asdi aveva fatto un’indagine predisponendo un piano di livello distrettuale riguardante una fiscalità di vantaggio per le imprese quale contrasto alla disoccupazione e alla depressione sociale ed economica del nostro territorio». «Credo che ci siano proprio tutte le condizioni per intavolare una discussione con la Regione – afferma il sindaco di Chiopris Viscone, Carlo Schiff – che porti a riconoscere la Zona franca urbana a tutta la zona del distretto della sedia, o perlomeno a tutti i Comuni dove vigeva il lasciapassare. Questo perchè ritengo che tutti i Comuni abbiano lo stesso problema di difficoltà economica e siano nella stessa condizione come livello di disoccupazione e di criticità delle imprese insediate». «Ecco dunque una richiesta esplicita di due sindaci per un’azione più allargata, al fine di garantire una forte e tangibile ripresa delle attività produttive permettendo a quanti stanno operando sul territorio di poter competere con i produttori di oltre confine – interviene Giusto Maurig presidente di Asdi sedia –. E’ necessario prevedere una serie di forme di finanza di sviluppo per le imprese presenti nel distretto». «Auspichiamo quindi – conclude Maurig – che ci sia un’azione corale per dare forza alle richieste e ottenere una fiscalità di vantaggio per l’intero distretto della sedia». Le zone franche urbane, ricordiamo, sono caratterizzate da una fiscalità di vantaggio per le piccole imprese e rappresentano strumenti di contrasto della disoccupazione e della depressione sociale ed economica del territorio, in maniera del tutto analoga a quanto già avviene in Francia, dove sono state delineate ben 85 aree di riqualificazione. La fiscalità di vantaggio, conformemente ai principi comunitari, consiste in un sistema di esenzioni che può essere applicato – a prescindere da espliciti riferimenti geografici – ad aree individuate in base a indicatori di crisi e questo per il distretto della sedia, a parere di tutti, è purtroppo una necessità.