Iva sul pellet dal 10 al 22% e le aziende
insorgono
Tegola sulle imprese del legno del Manzanese che
hanno riconvertito l’attività I produttori: il governo pensi alle ripercussioni sull’attività e
sull’occupazione
Manzano, 1 Gennaio 2015
In questi giorno il governo nazionale
sta approvando una serie di provvedimenti che dal lavoro arriva alla
tassazione, passando per una serie di sgravi e incentivi. In
quest’ambito
è anche previsto che l’aliquota Iva per il pellet dall’attuale 10% passi
allo scaglione successivo, quindi al 22%. Un bel balzo in
avanti, che accanto al consumatore finale, che ovviamente sarà colui che
ne pagherà maggiormente le conseguenze, si abbatterà
anche sulle aziende produttrici. A livello nazionale il Fvg è tra i
maggiori produttori di pellet e di stufe e il distretto ne rappresenta
una
bella fetta. Già, perchè la filiera del legno non significa solo
lavorazione del legno d’opera, ma anche, e sempre di più,
energia, ovvero legno quale fonte di energia rinnovabile. L’aumento
dell’Iva quindi deciso in questi giorni rappresenta una bella tegola
per quelle imprese del distretto che, riconvertendo la propria
produzione e puntando su questa nuova fonte di energia rinnovabile,
avevano visto una
nuova possibilità per superare la crisi. Del totale del fabbisogno
energetico del nostro Paese, oltre il 40% dell’energia consumata
è energia termica. Il pellet contribuisce in modo sostanziale al
bilancio energetico nazionale, dando un essenziale contributo
all’obiettivo che il Paese si è impegnato a conseguire in termini di
sviluppo delle fonti di energia rinnovabili. Il distretto della
sedia vede la maggiore concentrazione di produttori di pellet a livello
nazionale. Nell’area geografica compresa tra Gorizia e Udine ci sono
tanti produttori di pellet quanti ce ne sono nel resto delle regioni
settentrionali del Paese. Se aggiungiamo alla produzione regionale
quella del
Veneto, possiamo affermare che la maggioranza di questo combustibiule in
Italia è prodotto nel nordest. «In Fvg pellet non significa solo
combustibile, ma produzione di caldaie e stufe di alta qualità e design
apprezzato nel mondo – spiega Paolo Perini, portavoce nazionale
del gruppo produttori e distributori pellet certificato EnPlus –. Il
tutto di traduce in migliaia di posti di lavoro che ora, in una
situazione
economica già difficile, con l’aumento dell’Iva di ben 12 punti
percentuali inevitabilmente avrà ripercussioni anche sulla
produzione». Infatti, la maggior parte delle famiglie che ha scelto
questa forma di riscaldamento lo ha fatto per la sua convenienza, che
ora a
conti fatti comincia a venire decisamente meno.
«In Fvg si
producono annualmente decine di migliaia di tonnellate di pellet e
decine di migliaia di stufe e caldaie assicurando risparmio, benessere e
occupazione a migliaia di famiglie della nostra regione», sottolinea
Perini, che nella sua riflessione si sofferma sulla necessità da
parte della politica di fermarsi a riflettere sulle ripercussioni che
determinate scelte possono avere su interi territori, a partire da un
distretto
come quello della sedia che faticosamente sta cercando di superare una
situazione di stallo, ma che comunque in molti casi ha avuto la forza di reagire. Silvia Riosa
Da sedia-arredo a energia-riscaldamento
Una
riconversione che soprattutto nel distretto della sedia sta puntando a
rivedere il
ruolo del legno, considerato non soltanto come punto di partenza per la
costrizione di sedie e di soluzioni per l’arredo, ma anche come fonte di
energia e di riscaldamento. In Italia ci sono in funzione circa 2
milioni di stufe e di caldaie funzionanti a pellet che consumano
annualmente circa 3
milioni e mezzo di tonnellate di tale prodotto. Oltre 42 mila le unità
lavorative impiegate annualmente a livello nazionale, delle quali oltre
20 mila direttamente nella produzione e nella distribuzione del
combustibile. Nel solo territorio della nostra regione sono concentrate
le principali
aziende produttrici di apparecchi domestici a pellet a livello
nazionale, con un fatturato che supera i 150 milioni di euro, che viene
raddoppiato se
si considerano la produzione e la distribuzione del pellet che si
inserisce in una filiera regionale del legno, già in sofferenza per la
concorrenza dei paesi confinanti. Nell’ambito del Friuli Venezia Giulia,
gli occupati nel settore e nell’indotto superano le 3.200
unità. Nel distretto del legno e della sedia colpito dalla crisi che
vede percentuali allarmanti di disoccupazione – e che nel triangolo
superano di gran lunga la media nazionale – diverse realtà hanno saputo
riconvertirsi e oggi la filiera del pellet, che include anche i
produttori di stufe, vede un numero di occupati a livello regionale di
cui una buona parte nel distretto della sedia dell’area manzanese.
(s.r.)
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