giovedì 16 aprile 2015

A Manzano voglia di referendum sulla fusione con San Giovanni

Rassegna Stampa - Aprile 2015

cav. Rosario Genova

Consigliere Comunale
A Manzano voglia di referendum sulla fusione con San Giovanni
 Il sindaco, Mauro Iacumin, chiarisce che prima è però necessario avviare le Unioni territoriali Ma i due gruppi di opposizione scalpitano e annunciano la costituzione di un comitato
 
Manzano, 16 Aprile 2015
  «La fusione tra Manzano e San Giovanni al Natisone dovrà essere un processo che coinvolga tutta la popolazione ed è un argomento che l’amministrazione sta affrontando già da tempo con i colleghi di San Giovanni per verificarne la fattibilità. Nessuno della maggioranza ha mai affermato che non si voglia o possa fare, ma di certo non potrà avvenire prima dell’avvio delle Uti, sul quale non ci sono dubbi rispetto all’adesione di Manzano»: questa la risposta del sindaco Mauro Iacumin all’ordine del giorno proposto l’altra sera, nel corso del consiglio comunale straordinario, dai due gruppi di opposizione su fusione e unioni territoriali.
Già in precedenza i gruppi di minoranza avevano chiesto in consiglio che l’amministrazione impugnasse tutti gli atti inerenti la legge regionale sul riordino degli enti locali.
Nella seduta dell’altra sera le richieste sono state ancora più incalzanti. Sia Progetto Manzano che Ricostruiamo Manzano, oltre a chiedere di non entrare nell’Uti del Natisione – cosa possibile per Comuni con più di 5 mila abitanti –, hanno riproposto di avviare subito la fusione con San Giovanni. «Avvilente» per il capogruppo di Progetto, Lorenzo Alessio, lo scenario Uti che si prospetta per il Comune, con il consiglio depauperato del suo ruolo di rappresentanza dei cittadini. Sulla stessa linea Ricostruiamo con Macorig, che punta di nuovo l’attenzione sulla premialità prevista proprio dalla Regione, che trasferisce fondi pari a oltre un milione di euro in 5 anni per i Comuni che decidono di fondersi. Denaro che senza obbligo di rendicontazione e destinazione va a riassorbire in parte i minori trasferimenti derivanti dalla non adesione all’Uti. «La libertà vale lo sforzo di vedersi ridurre i trasferimenti», chiosa Macorig.
A conti fatti, la proposta della minoranza, se accolta, vedrebbe per i primi 5 anni una perdita di trasferimenti pari a 2.300.000 euro di risorse. E dal sesto anno in poi - a partire dal quale cessa il bonus per la fusione - ogni anno si calcolano 780 mila euro di risorse in meno. «Aderire alle Uti – spiega il sindaco Iacumin – non vuol dire svuotamento delle competenze. Gli atti più importanti dovranno passare al voto del consiglio comunale e le decisioni riguardanti il territorio (asfaltature, variazioni di piano regolatore, manutenzioni, opere pubbliche) rimarranno ai Comuni. Servizi e opere sovracomunali saranno di competenza dell’Unione.
La maggioranza ha quindi bocciato l’odg dell’opposizione.
Al termine della seduta, i due gruppi di minoranza hanno annunciato la volontà di costituire un comitato referendario sulla fusione con San Giovanni.
Silvia Riosa
 
 

domenica 12 aprile 2015

Polemica tra Genova e Pezzetta sul ruolo dell’Anci nel caso Uti

Rassegna Stampa - Aprile 2015

cav. Rosario Genova

Consigliere Comunale
Polemica tra Genova e Pezzetta
sul ruolo dell’Anci nel caso Uti

Manzano, 12 Aprile 2015
  Legge regionale 26 del 2014 sul riordino del sistema degli enti locali, un tema ehe “scotta” e sul quale Comuni e altri soggetti interessati (come le sigle sindacali a tutela dei lavoratori oggi impiegati nelle Province) stanno discutendo e avviando tavoli di confronto. Tutti o quasi.
Infatti a oggi l'Anci Fvg non ha ancora convocato il direttivo per trattare le Uti.
A sollevare il problema un componente del direttivo consiglioivo e consigliere del Comune di Manzano, Rosario Genova (già vicesindaco), che in una lettera chiede spiegazioni al presidente Mario Pezzetta, già sindaco di Tavagnacco. Al presidente dell’Anci, organo che per volere della Regione sarà tra gli attori principali che dovranno affiancarsi ai Comuni nel passaggio Uti, Genova segnala alcuni punti da chiarire.
Primo tra tutti il trasferimento dei servizi inteso come mobilità del personale in nuove sedi, le mansioni e i bilanci. L’ente – si legge nella lettera – deve preoccuparsi anche di come i Comuni dovranno assorbire nuove competenze e personale, non del tutto formato se in precedenza inquadrati in altre competenze.
Altro punto, il limite di spesa delle Uti. Se non ci saranno significativi risparmi – rileva Genova – la Regione potrà applicare misure di penalizzazione di natura finanziaria. Ciò però poco si concilia con la possibilità, per esempio, di conferire l’incarico di direttore delle Uti che inevitabilmente inciderà al rialzo sui costi.
Netta la risposta di Pezzetta, che in una nota replica a Genova partendo dal punto fermo che l’associazione «deve essere luogo in cui tutte le sensibilità e le posizioni politiche trovano una casa comune». Come è noto, la legge 26 trova nette contrapposizioni tra le forze politiche, che rischiano di spaccare l'associazione. «Per questo il tema non è stato affrontato, in attesa degli esiti dei ricorsi di alcuni Comuni dei centrodestra».
Silvia Riosa 

sabato 11 aprile 2015

Il ricorso al Tar firmato da 55 sindaci Appello a Fassino

Rassegna Stampa - Aprile 2015

cav. Rosario Genova

Consigliere Comunale
Il ricorso al Tar firmato da 55 sindaci Appello a Fassino
 Al presidente dell’Anci si chiede di mediare con la Regione Vademecum per resistere all’introduzione delle mini-Province

Manzano, 11 Aprile 2015
  UDINE Erano partiti in tre. I sindaci di Talmassons, Tarvisio, Forgaria. Se ne sono aggiunti altri cinquantadue nel corso di poco più di un mese portando il contatore del dissenso a quota 55. Tanti, a ieri, erano i Comuni ad aver deliberato il ricorso al Tar contro la proposta di perimetrazione delle future Unioni territoriali intercomunali (Uti). Il primo di una lunga serie, visto che gli amministratori intendono impugnare via, via ogni provvedimento figlio della riforma degli enti locali. In parallelo, considerato che l’impugnazione non prevede sospensiva e dunque non fermerà il processo riformatore, i “rivoltosi” faranno fronte comune. Forti di un vademecum che è stato consegnato loro ieri sera, a Martignacco, dagli avvocati Enrico Bulfone e Teresa Billiani nel corso di un incontro convocato allo scopo di tracciare i confini “definitivi” del dissenso e dettare i prossimi appuntamenti. Uno, tra gli altri, guarda a Roma. O forse a Torino. Dipenderà dalla risposta che darà ai sindaci il presidente nazionale di Anci, Piero Fassino, al quale già oggi sarà inviata una richiesta d’incontro. «Di fronte all’inerzia di Anci Fvg - ha detto il sindaco di Talmassons, Pier Mauro Zanin -, abbiamo deciso di rivolgerci direttamente all’Anci nazionale e al suo leader per spiegare le ragioni che hanno dato vita a una class-action di Comuni che in Regione non ha precedenti. Speriamo Fassino possa far da tramite con la Regione, per avviare il confronto che abbiamo chiesto a più riprese inutilmente». L’appello a Fassino è l’ultimo tentativo di mediazione che i 55 Comuni intendono concedersi. L’ultimo prima di depositare il ricorso (entro il 19 aprile) e prima che esordisca la “guerriglia istituzionale” a colpi di atti. Un esempio? «Nel caso di Comuni che intendono chiedere alla Regione lo spostamento da un’Uti a un’altra, in delibera sarà specificato, a margine della richiesta, che il consiglio comunale non riconosce la legge e che ha impugnato al Tar la perimetrazione». A proposito di strategia, il perimetro del dissenso oggi contiene come detto 55 amministrazioni comunali, ma potrebbe presto ampliarsi. I sindaci riuniti ieri sera a Martignacco sono stati infatti invitati a contattare i rispettivi consiglieri comunali proponendo loro di aggregarsi in seconda battuta al ricorso, perché - questa la tesi - nel momento in cui le Uti diventeranno operative, “svuotando” i Comuni e a ruota le assemblee civiche di molte funzioni, i consiglieri si vedranno di fatto esautorati, spogliati di competenze. Una chiamata alle armi che - Zanin&Co lo sanno bene - ha grande potenziale, perché investendo tutti i consiglieri, opposizioni comprese, potrebbe interessare anche Comuni oggi pro riforma. L’architettura del ricorso resta per ora riservata, ma i punti sui quali verterà sono due: «Gli obiettivi della legge sono il risparmio e la semplificazione, peccato che nessuno dei due sia dimostrato - ha detto ancora il primo cittadino di Talmassons -. Basta pensare alla moltiplicazione delle sedi necessarie a ospitare i servizi accentrati, per capire che i costi aumenteranno. E ancora al pandemonio che si è scatenato a valle del primo atto di questa riforma. Tanto a dimostrare che non ci sarà né risparmio né semplificazione». «Di fronte a tanta insoddisfazione un buon legislatore avrebbe dovuto fermarsi, ridiscutere la norma - ha aggiunto Renato Carlantoni, sindaco di Tarvisio - Vinceremo? Perderemo? Sì vedrà. Certo domani nessuno potrà dirci che non ci siamo spesi per difendere i nostri Comuni e la Specialità di questa Regione, perché è bene ricordare che se non difendiamo noi le tante peculiarità interne ai confini del Friuli Venezia Giulia, senza per questo farne una ragione di campanile, sarà difficile difendere domani la Specialità della Regione dagli attacchi esterni». Maura Delle Case


attuazione del provvedimento
E Panontin costituisce un gruppo di lavoro
Il coordinamento della riforma degli enti locali passerà attraverso un tavolo tecnico composto da 9 tra dirigenti e funzionari regionali e 3 degli enti locali, indicati, questi ultimi, dal consiglio delle autonomie, da 5 esperti di Insiel e infine da 3 componenti designati dall’Anci del Friuli Venezia Giulia. «L’articolato processo di attuazione della riforma delle autonomie locali - ha detto ieri l’assessore Paolo Panontin, comunicando alla giunta la necessità d’istituire il gruppo di lavoro - richiede il compimento di numerosi adempimenti che vedono coinvolti e reciprocamente connessi la Regione e gli enti locali. Assume dunque rilevanza strategica la capacità dell’amministrazione regionale di coinvolgere nel processo l’intero sistema delle autonomie locali, non solo sotto il profilo politico, ma anche per quanto concerne gli aspetti tecnici». Al tavolo già operativo sul fronte della finanza locale, oggi se ne aggiunge dunque uno - senza oneri a carico della Regione - dedicato ad approfondire gli aspetti tecnologici che dovranno accompagnare la riforma e la costituzione delle future Unioni territoriali intercomunali con particolare attenzione agli ambiti finanziario e di bilancio, della gestione del personale, della centrale unica di committenza e dello sportello unico delle attività produttive. (m.d.c.)


Coordinerà le assemblee delle Unioni e potrà proporre leggi
Via libera ai nuovi poteri del Cal
UDINE Approderà in aula alla fine del mese la riforma del Consiglio delle autonomie. Forte dell’intesa raggiunta a larga maggioranza nell’ultima seduta dello stesso consiglio, la giunta regionale ha dato ieri il via libera al disegno di legge. Modificato in alcune parti a seguito di un lungo confronto condotto dall’assessore alle autonomie locali, Paolo Panontin, con Cal e Anci. Un lavoro che il Cal ha riconosciuto all’assessore, come pure Anci che però rivendica ancora, al netto delle migliorie già apportate al Ddl, maggiore peso per l’organo. Specie in relazione al consiglio regionale. Richiesta che Panontin non ha cassato, subordinandola però a «ulteriori approfondimenti». Rispetto al testo iniziale, quello approvato ieri vede accolte le richieste per una maggiore autonomia del Cal, per una sua funzione di proposta legislativa, estesa oltre che alla giunta anche al consiglio regionale, e infine per il mantenimento della rappresentanza dei Comuni. Al Cal sederanno infatti non già i presidenti delle Uti, come previsto originariamente, bensì i sindaci dei Comuni scelti in autonomia dalle assemblee delle Unioni. «Così - ha detto Panontin - si valorizza il Comune e allo stesso tempo si garantisce la rappresentatività dell’intero territorio regionale». (m.d.c.)


Blitz a Udine: sì a una mozione della maggioranza per impugnare la norma. Il Pd sceglie l’Aventino
La Provincia con i “ribelli”, bagarre in Aula
UDINE La Provincia di Udine si schiera con i 55 Comuni dissidenti. E con un ordine del giorno presentato ieri in consiglio da Forza Italia, Lega e Udc (emendato dal Misto), impugna la legge 26/2014 davanti al Tar. Decisione che arriva in extremis perché proprio ieri scadevano i termini per i ricorsi e il dibattito rischiava di slittare a causa dell’ordine dei lavori. Ma con un’inversione dell’ultimo minuto, l’odg viene discusso scatenando una bagarre a palazzo Belgrado con tanto di urla, richiami e il gruppo del Pd che abbandona l’aula. «Considerata l’inversione dell’ordine del giorno, il gruppo del Pd non partecipa alla discussione». Con queste parole il capogruppo dei democratici a Palazzo Belgrado, Salvatore Spitaleri, apre l’Aventino dei consiglieri. Una ritirata salutata ironicamente dall’applauso dell’assessore leghista Leonardo Barberio e dal capogruppo del Carroccio (e sindaco di Palazzolo) Mauro Bordin. «Dimostrate grande rispetto per il consiglio provinciale», sbraita Bordin senza microfono mentre i democratici si difendono alzando a loro volta la voce e il presidente del consiglio Fabrizio Pitton cerca di riportare l’aula alla calma. «Avete fatto lo show», stigmatizza il capogruppo di Fi Renato Carlantoni. «Vogliamo discutere della riforma Panontin – incalza Bordin –, il passaggio più importante per questa regione perché parla del futuro del territorio. Capisco l’imbarazzo del Pd, perché difendere il provvedimento è imbarazzante: questa è la peggiore riforma che la Regione ha mai prodotto nella sua storia perché smantella le autonomie locali, colpisce le identità culturali e linguistiche e tutto ciò che e stato costruito in secoli di storia. È una riforma calata dall’alto che non ha sentito i sindaci, le autonomie locali, e dimostra l’arroganza istituzionale della giunta Serracchiani. Questa riforma cancella il Friuli dalla cartina geografica». A finire nel mirino della maggioranza di Palazzo Belgrado sono anche i numeri: «Non c’è nessun risparmio in vista con le Unioni territoriali – continua il capogruppo del Carroccio – ed è la Corte dei Conti che, sulla base dell’esperienza di 370 Unioni in Italia sottolinea che “i dati depongono per la sostanziale irrilevanza ai fini della spesa per le casse dei Comuni, anzi si assiste a un aumento della spesa per prestazioni e servizi”». Da registrare anche l’attacco diretto al presidente dell’Anci, Mario Pezzetta, invitato a gran voce a dimettersi. «Contro questa riforma si sta svegliando il Friuli intero, ma il presidente dell’Anci dov’è – ancora Bordin –? Resta tranquillo e sereno mentre si crea un conflitto istituzionale senza precedenti? Pezzetta deve difendere i Comuni di questa regione, altrimenti deve dimettersi perché non rappresenta le istanze del territorio». È Carlantoni a ricordare che «la battaglia contro la riforma Panontin non è politica, ma di buon senso. Le prime applicazioni della riforma sono già un obbrobrio pubblico, con il sindaco di Pordenone che è anche presidente della Provincia». In serata il gruppo del Pd ha diffuso un laconico commento a proposito dell’accaduto: «Il centrodestra è più preoccupato del futuro dei sindaci e delle loro sorti politiche che della necessità di razionalizzare servizi e spese in momento di difficoltà del territorio, superare la frammentazione dei Comuni, pensare a uno sviluppo per aree omogenee. Nessuna vera difesa degli interessi dei cittadini, ma pura e semplice difesa della casta, seppur piccola», scrive Spitaleri.
Michela Zanutto

venerdì 10 aprile 2015

Uti, l’orientamento è verso il Cividalese

Rassegna Stampa - Aprile 2015

cav. Rosario Genova

Consigliere Comunale
Uti, l’orientamento è verso il Cividalese
 Consigli straordinari a Manzano e a San Giovanni. Il ricorso di Corno di Rosazzo

Manzano, 10 Aprile 2015
   Fermento anche nei Comuni del distretto della sedia per l’avvio delle discusse Uti, Unione territoriale intercomunali. Gli enti locali dovranno decidere entro il 19 aprile se aderire o no. A Manzano e a San Giovanni al Natisone le opposizioni hanno fatto richiesta di un consiglio comunale ad hoc per discutere sul tema. Con Buttrio, Premariacco e Corno di Rossazzo era stato proposto alla Regione di creare l’ambito dei 5 Comuni. Richiesta non recepita, con i Comuni inseriti dalla Regione nell’Uti del Natisone.
Manzano
Il consiglio è stato convocato per martedì alle 19. La seduta verterà sull’ordine del giorno proposto dai gruppi di opposizione Ricostruiamo Manzano e Progetto Manzano sulla legge regionale 26 sulle Uti. La posizione della maggioranza è sempre stata chiara. Dopo l’entrata in vigore della legge, la giunta Iacumin ha scelto di lavorare con l’unione accettando l’annessione al Cividalese, senza chiedere alcuno spostamento di ambito.
San Giovanni al Natisone
Prima di Manzano, anche l’opposizione di San Giovanni ha fatto richiesta di un consiglio straordinario, convocato per lunedì alle 17.30. In questo caso l’opposizione alla vigilia della scadenza del 19 aprile chiede alla maggiornaza quale sia la sua posizione sulle Uti. Alla giunta, che ufficialmente ancora non si è espressa sull’adesione o meno, sarà chiesto di dare una risposta anche sui servizi scelti e su come essi saranno condivisi. Una risposta che, a fronte di una legge le cui linee guida si stanno delineando in questi mesi – a giugno arriverà un elenco di quali competenze resteranno in capo ai Comuni e quali passeranno alle Uti – sembra comunque seguire la linea dell’ingresso nel Cividalese.
Corno di Rosazzo
Di fronte a una maggioranza che ha già deciso con delibera di giunta di fare ricorso contro la legge 26 assieme ad altri Comuni – una cinquantina in Fvg –, il sindaco precisa che non si tratta di una scelta legata all’appartenenza politica, ma «a mero interesse dei cittadini del comune». Dall’altra parte la posizione della minoranza, che con la Regione condivide il colore politico, è altrettanto chiara. C’è una legge che va applicata nel migliore dei modi e che vada a completo vantaggio dei cittadini.
Buttrio
Il sindaco Sincerotto, da sempre favorevole ai sub ambiti – realtà previste dalla norma anche se senza personalità giuridica –, ha detto più volte di credere nell’aggregazione con le Valli. «Sta ora ai sindaci riuscire a dare le giuste linee guida a quello che diventerà lo statuto delle Uti, sfruttando l'autonomia di decisione prevista dalla legge». 
Silvia Riosa 

Mini-Province, l’Anci si sfalda e l’opposizione fa quadrato

Rassegna Stampa - Aprile 2015

cav. Rosario Genova

Consigliere Comunale
Mini-Province, l’Anci si sfalda e l’opposizione fa quadrato
 Frattura tra i sindaci sulle aggregazioni. E Venuti (Martignacco) scavalca Pezzetta Ncd, Fi, Ar, FdI, Misto e M5S chiedono con una mozione di congelare la legge

Manzano, 10 Aprile 2015
  UDINE Il primo indizio è stato la decisione d’impugnare al Tar la perimetrazione delle future Uti in totale autonomia rispetto alla posizione dell’Anci. Il secondo, il parere favorevole dato dal Cal alla riforma dello stesso Consiglio ritenuta invece insufficiente dall’Anci regionale. Ora la chiamata a raccolta di tutti i primi cittadini – cui ieri ha dato voce il vicesindaco di Martignacco, Massimiliano Venuti, in veste di consigliere nazionale dell’Associazione dei Comuni – è il terzo indizio che dà la prova delle fratture che la riforma ha prodotto nelle autonomie locali. Al punto da mettere in dubbio la rappresentatività di Anci Fvg e la leadership del suo presidente regionale, Mario Pezzetta, che solo ieri ha ribadito l’apertura di credito rispetto alla legge 26 esprimendo una posizione di fatto antitetica rispetto al moltiplicarsi dei detrattori. Tanti, che ormai si fatica a contarli, tra sindaci pronti a impugnare la norma, altri a chiamarsi fuori dalle future Uti, altri ancora perplessi sul da farsi. In questa bagarre, il presidente Pezzetta ha cercato di gettare acqua sul fuoco. Chiarendo che l’autonomia dei municipi non verrà meno. E che le funzioni delle Uti, «enti strumentali dei Comuni», ha tenuto a precisare, saranno scritte dagli stessi enti locali negli statuti. «Se poi in corsa rileveremo che qualcosa va rivisto, migliorato, lo faremo». Se questa è la posizione di Anci Fvg, a sparigliare le carte ci ha pensato ieri il nazionale Venuti che ha invitato sabato pomeriggio, alle 15.30, tutti i sindaci della regione a un incontro sulla riforma. A Tavagnacco. In casa di Pezzetta. «Sono molto preoccupato – scrive Venuti ai colleghi – della deriva che sta prendendo la riforma. Da amministratore e rappresentante all’interno di Anci nazionale non posso tacere di fronte a questo provvedimento, condivisibile negli obiettivi, ma disastroso nella sua attuazione». Sembra di sentir parlare il sindaco di Talmassons, Pier Mauro Zanin, “capopopolo” degli oltre 50 amministratori che si preparano a impugnare la perimetrazione e che si troveranno oggi pomeriggio in provincia a Udine per fare l’ultima conta e decidere le future mosse. In questo scenario già frastagliato il centrodestra compatto e il M5s infilano il coltello nella piaga e presenta una mozione che sarà discussa in Consiglio regionale la prossima settimana. E che chiede il congelamento della legge 26 fino alla fine dell’anno. «Vogliamo cercare un dialogo per individuare un nuovo percorso politico-istituzionale che consenta di ricostruire una proficua collaborazione tra Regione ed enti locali, altrimenti nessuna riforma verrà portata a termine», spiega il capogruppo di Ncd, Alessandro Colautti, primo firmatario del documento, siglato dai capigruppo di Fi, Riccardo Riccardi; di Autonomia responsabile, Renzo Tondo; del Misto, Claudio Violino, e da Luca Ciriani (FdI) e Elena Bianchi (M5s).
Maura Delle Case

giovedì 2 aprile 2015

Consiglio d’urgenza per l’adesione di Manzano all’Uti

Rassegna Stampa - Aprile 2015


cav. Rosario Genova

Consigliere Comunale
Consiglio d’urgenza per l’adesione di Manzano all’Uti
Manzano, 2 Aprile 2015
Un consiglio comunale d’urgenza per discutere della decisione del Comune di Manzano di non aderire all’Unione Territoriale Intercomunale del “Natisone” - cioè del Cividalese - da convocare prima del 19 aprile data ultima per le amministrazioni per decidere. Lo hanno richiesto i gruppi di opposizione“Ricostruiamo Manzano” e “Progetto Manzano” alla giunta Iacumin. Già nell’ultima seduta di consiglio comunale del 25 marzo si era discusso l’ordine del giorno presentato dai due gruppi di opposizione nel quale avevano chiesto di impugnare davanti all’autorità giudiziaria competente, come già una cinquantina di sindaci stanno facendo, tutti gli atti e i provvedimenti attuativi della legge regionale 26 sulle Uti.
L’Odg aveva ricevuto voto contrario dalla maggioranza, ma non per questo le due anime dell’opposizionehanno deciso di lasciare perdere.
Forte di una mozione votata all’unanimità dal consiglio comunale lo scorso novembre - nella quale veniva dato mandato al sindaco di interagire con il Comune di San Giovanni al Natisone per favorire una fusione - ora l’opposizione chiede al sindaco di proseguire nel percorso approvato. L’adesione alle Uti per i Comuni di pianura superiori ai 5 mila abitanti è facoltativa. Non di meno la Regione prevede una premialità con trasferimenti pari a un milione e 6 mila euro in 5 anni a quei comuni che decidono di fondersi e creare le così dette “Città Comune” che in questo caso arriverebbero a contare oltre 13 mila abitanti acquisendo un ruolo guida all’interno dell’ambito mandamentale. Fusione questa che permetterebbe di rendere più efficienti i servizi ai cittadini con un risparmio economico per le casse degli enti. Cosa che -precisa il capogruppo di "Ricostruiamo Manzano" Macorig - non avverrebbe con l’attuale riforma degli enti locali, a cui si aggiunge la totale perdita di potere dei rappresentati legittimamente eletti dai cittadini.
Entro il 19 aprile, quindi, il consiglio dovrà essere convocato e la maggioranza dovrà decidere se entrare nell’Uti del Natisone con il vincolo dei 10 anni o avviare il percorso di fusione con San Giovanni al Natiosone. Silvia Riosa