domenica 31 maggio 2015

«Le insegne dei cinesi? Mai stato contattato»

Rassegna Stampa - Maggio 2015

cav. Rosario Genova

Consigliere Comunale
«Le insegne dei cinesi? Mai stato contattato»
 Il vicesindaco Zamò replica alla presidente dell’Acm. «Comunque se ne può parlare» 

Manzano, 31 Maggio 2015
«Il Comune e in particolare l’assessore al commercio non sono mai stati contattati dall’Associazione commercianti in relazione alle insegne del centro commerciale cinese»: così Lucio Zamò, vicesindaco e assessore competente, replica alle lamentele della presidente dell’Acm sulla scritta che ancora campeggia sui capannoni ex Sibiu che per un periodo fino al 2012 ospitavano un centro commerciale all’ingrosso gestito da cinesi. Poi, a fronte dell’apposizione dei sigilli per irregolarità anche sui dispositivi antincendio, non imputabili agli affittuari asiatici, ma alla proprietà, i commercianti hanno deciso di trasferirsi a Pradamano, dove pure esisteva un centro simile. La lamentela nasceva dal fatto che dalla chiusura l’insegna sui capannoni che affacciano sulla strada regionale 56 non era stata né rimossa né coperta «dando tra le altre cose una immagine sbagliata della capitale della sedia, troppe volta indicata come nuovo punto di sviluppo dei lavoratori cinesi». «Naturalmente condividiamo le preoccupazioni relative al degrado e alla qualificazione del nostro territorio anche sul piano commerciale. È a tutti nota la disponibilità del sindaco e mia – sottolinea Zamò – di prendersi carico di persona di ogni esigenza comunicata dai cittadini, così come la nostra disponibilità a incontrare – anche fuori dalle sedi istituzionali – realtà associative o singoli soggetti che desiderino sottoporre problemi di interesse collettivo. Il tema della tutela e dello sviluppo del commercio di Manzano sta a cuore a questa amministrazione e a me personalmente. Sono convinto che sia necessario mettere in campo nuove idee e nuovi progetti. Questo può essere fatto se tutti – amministrazione, associazioni e singoli commercianti – faranno la loro parte dialogando nelle sedi deputate, non certo a distanza a mezzo stampa».

A Manzano bilancio nel mirino

Rassegna Stampa - Maggio 2015

cav. Rosario Genova

Consigliere Comunale
A Manzano bilancio nel mirino
 Dure prese di posizione della minoranza che vuole la fusione con San Giovanni. Il sindaco: prima le Uti

Manzano, 30 Maggio 2015
  Approvato in consiglio comunale a Manzano il bilancio di previsione 2015 e pluriennale 2015-2017 non senza polemiche tra maggioranza e opposizione. Voto contrario di entrambi i gruppi di minoranza. Macorig, capogruppo di Ricostruiamo Manzano, bolla il documento di previsione - che chiude su poco più di 8 milioni e 200 mila euro - come «piatto» e orientato alla pura ordinaria amministrazione, da paragonare a quello redatto lo scorso anno dal commissario Silvia Zossi con la differenza che, questa volta, si aggiungono 26 mila euro di spese per le indennità degli amministratori. Un bilancio privo di una premessa sulla futura riforma degli enti locali che entro l’anno vedrà la nascita delle Uti e il passaggio di alcune competenze alla futura assemblea dei sindaci. Fortemente criticato anche il documento pluriennale, definito da Macorig «scontato», in cui non vengono citati interventi relativi alla programmazione della nuova stazione delle corriere, alla ristrutturazione della materna, al museo della sedia e alla piscina esterna. Nota dolente poi, secondo il capogruppo di Ricostruiamo Manzano, i minori trasferimenti da parte della Regione per 485 mila. Tutto questo avvalora la necessità di proseguire nella fusione con il Comune di San Giovanni al Natisone, per il cui referendum le opposizioni dei due Comuni sono al lavoro per la raccolta delle firme. Progetto Manzano non risparmia critiche sulle tasse, in particolare sulla Tasi, che a loro parere - «e al consuntivo i numeri dell’avanzo ci daranno ragione» sottolinea il capogruppo Alessio - poteva non essere applicata. Insomma «si poteva fare meglio». Critiche e prese di posizione alle quali il sindaco Iacumin risponde a tono. «Un bilancio concreto e semplice che non vuol dire non completo, ma al contrario attento ed equo. La tassazione non è aumentata e anzi è tendenzialmente in calo. Tutte le opere pubbliche - sottolinea - che devono essere fatte e che erano ferme e programmate si stanno muovendo, a dimostrazione che la giunta non lavora in “opposizione” al lavoro delle precedenti amministrazioni, ma per il bene del Comune. A questo si aggiunge una serie di scelte che devono fare i conti con minori trasferimenti, limiti di spesa e il documento così approvato permetterà alla maggioranza di poter lavorare con serenità». Sulla fusione con San Giovanni, Iacumin ha ribadito che non è mai stato contrario ma che ora davanti all’imminente avvio delle Uti è necessario affrontare una cosa alla volta. 


giovedì 21 maggio 2015

Verso l’appalto dei lavori per l’aula magna

Rassegna Stampa - Maggio 2015

cav. Rosario Genova

Consigliere Comunale
Verso l’appalto dei lavori per l’aula magna
 Entro maggio in consiglio l’approvazione del progetto esecutivo. Opera da 300 mila euro
 
Manzano, 21 Maggio 2015
  L’aula magna di via Zorutti è un problema nodo che da tempo attende una soluzione e che ora dopo l’approvazione del bilancio preventivo, che avverrà nella seduta di consiglio prevista entro il mese, vedrà l’approvazione del progetto definitivo-esecutivo e l’avvio della gara d’appalto per lavori. Costo dell’opera 300 mila euro, che secondo una prima programmazione del passato governo erano poco più della metà. Dalla precedente amministrazione infatti era già stato approvato un progetto del costo di 155 mila euro finanziato con fondi propri che prevedeva il solo adeguamento impiantistico antincendio. La giunta Iacumin davanti alla necessità di intervenire in un ottica più ampia ha deciso di procedere anche con una riqualificazione complessiva delle parti strutturali e delle finiture interne della sala al fine di creare una sala polifunzionale disponibile per la comunità. La questione dell'aula magna era stato anche uno dei temi trattati in campagna elettorale, in quanto, non essendo a norma e non potendo essere usata dai cittadini, rappresentava una criticità seria che i tre candidati sindaci avevano individuato come prioritaria. Dei 300 mila euro stanziati, 191 mila rappresentano il costo dei lavori effettivi e la restante parte include progettazione e iter amministrativi, compresa la gara d’appalto per affidare i lavori, che potrà partire già dopo l’approvazione del bilancio preventivo. Saranno modificati e adeguati pavimento, controsoffitto, pareti, illuminazione e palco con ammodernamento dell’interno. L’opera è stata inserita nel bilancio preventivo 2015 per avere copertura finanziaria e anche l'ulteriore somma di 145 mila euro sarà finanziata con fondi propri. L’amministrazione per 155 mila euro aveva già ottenuto l’esclusione dei lavori dai vincoli dal patto di stabilità godendo del beneficio dello svincolo previsto per l’edilizia scolastica voluto dal governo Renzi. Prosegue quindi da parte dell’attuale amministrazione l'attenzione preannunciata sin dall'inizio per la scuola dopo gli interventi alla materna di via Albona, al nido di San Lorenzo e alla primaria di via Rossini.
 
 

venerdì 15 maggio 2015

«Un referendum per unire Manzano e San Giovanni»

Rassegna Stampa - Maggio 2015

cav. Rosario Genova

Consigliere Comunale
«Un referendum per unire Manzano e San Giovanni»
 I gruppi di minoranza dei due Comuni non si arrendono al no ricevuto in consiglio Verso la creazione di un comitato «perché possano essere i cittadini a scegliere»
 
Manzano, 15 Maggio 2015
 Un solo sindaco, un unico consiglio, razionalizzazione della spesa, minor imposizione fiscale e nuove strategie di sviluppo per il territorio. In una sola parola, fusione tra Manzano e San Giovanni al Natisone. Questa in sintesi la posizione dei gruppi di opposizione dei due Comuni che, inascoltati dalla rispettive maggioranze, che hanno respinto le richieste di unione, nelle prossime settimane creeranno un comitato referendario per chiedere ai cittadini di scegliere.
Manzano Le prime azioni risalgono a novembre, quando il gruppo di Ricostruiamo Manzano aveva presentato una mozione al sindaco sulla riforma regionale degli enti locali. Poi un’interpellanza assieme al gruppo Progetto Manzano e un ordine del giorno per impugnazione la legge 26 davanti al Tar. Infine, il consiglio convocato d’urgenza su fusione e creazione della Città Comune Manzano - San Giovanni al Natisone, risoltosi con voto contrario della maggioranza. «La riforma – ribadisce Daniele Macorig – anziché valorizzare i Comuni poggia sull’eliminazione delle provincie, in particolare quella di Udine». Evidente per Macorig il disegno politico che vede nei recenti emendamenti la provincia di Trieste rimanere unita, quella di Gorizia divisa in due, Udine suddivisa in dieci Uti e Pordenone unita grazie a un emendamento voluto da Bolzonello per mantenere il consenso elettorale. Contrarietà assoluta all’adesione all’Uti anche da parte di Progetto Manzano, che col capogruppo Lorenzo Alessio conferma, dopo gli incontri con i colleghi di San Giovanni, che la direzione intrapresa va perseguita senza tentennamenti.
San Giovanni al Natisone La perdita di centralità è qualcosa che non può essere presa in considerazione, spiega Giusto Maurig, capogruppo di Progetto Comune: «L’obiettivo è mantenere l’autonomia, cosa che con l’adesione all’Uti non sarà possibile. Abbiamo il diritto e il dovere in un periodo di globalizzazione di proporre ai cittadini una valida alternativa, così che possano scegliere ed essere protagonisti di una decisione importante come questa». Stessa linea per gli altri capigruppo di minoranza Antonio Basso (Forza San Giovanni) e Cesare Mangoni (Movimento libero). Quest’ultimo precisa che la proposta di fusione era parte integrante del suo programma elettorale: «Visione lungimirante, la scelta di fusione già doveva essere fatta. Dalla riduzione dei costi deriverà una riduzione della pressione fiscale, un bene soprattutto per le fasce deboli».
 

giovedì 14 maggio 2015

Legge rivista e corretta le Unioni salgono a 18 Tarvisiano autonomo

Rassegna Stampa - Maggio 2015

cav. Rosario Genova

Consigliere Comunale
Legge rivista e corretta le Unioni salgono a 18 Tarvisiano autonomo
 Il Consiglio approva le modifiche e il centrodestra si spacca Ora la giunta potrà dare il via libera alle Uti e ai trasferimenti
Manzano, 14 Maggio 2015
  «Scusate, come si chiama questa legge?». La domanda, tra ironia e provocazione, è del capogruppo di Forza Italia, Riccardo Riccardi, e sintetizza le tre giornate passate in Consiglio a correggere la riforma degli enti locali, la legge 26. Una riforma rimaneggiata, con le Unioni territoriali intercomunali (Uti) che salgono da 17 a 18 – come da richiesta di Autonomia responsabile – con la nuova Uti dei comuni già appartenenti alla Comunità montana del Canal del Ferro-Valcanale, che nascerà dalla divisione dell’Uti Alto Friuli Orientale. Ma non solo. La maggioranza di centrosinistra approfitta della legge che modifica il Cal – Consiglio delle Autonomie – per perfezionare la riforma, tanto che l’inedito provvedimento cambia titolo e diventa “Disciplina del Cal, modifiche e integrazioni alla legge regionale 26 del 2014 di riordino del sistema Regione–Autonomie locali e altre norme urgenti in materia di Autonomie locali”. Il centrosinistra accoglie più d’una richiesta dell’opposizione che alla fine ritira la mozione che chiedeva di congelare la riforma fino al termine del 2015. Ma al voto finale il centrodestra si spacca e la nuova legge passa con i 25 sì del centrosinistra, 9 astensioni – quelle dei consiglieri del M5s, di Alessandro Colautti (capogruppo di Ncd) e di Paride Cargnelutti (Ncd), di Giovanni Barillari (Misto) e di Claudio Violino (capogruppo del Misto). I voti contrari sono 10, di Forza Italia, Autonomia responsabile, Luca Ciriani (Fratelli d’Italia/An) e Mara Piccin (Misto).
La modifica per Lignano e Grado Le due realtà turistiche hanno chiesto di poter formare un’Uti unica, per conto proprio. La giunta di Debora Serracchiani non può dire no. E non può nemmeno penalizzare quei municipi con minori f9inanziamenti, perché sono abbastanza “ricchi” da potersi mantenere. E allora con una modifica il Consiglio prova a dissuadere Lignano e Grado dal lasciare le rispettive Uti, in cambio di maggiore autonomia. La nuova norma, quindi, consetirà ai Comuni a forte valenza turistica di creare o potenziare, gli uffici strategici e le figure ritenute indispensabili nel momento in cui ne abbiano necessità, soprattutto in considerazione dell’aumento rilevante della popolazione in determinati periodi dell’anno, soprattutto quello estivo. La nuova regola sarà applicabile solo per i Comuni in regola con il Patto di stabilità. E per Lignano e Grado è così.
Gli altri cambiamenti Il centrosinistra potenzia i sub-ambiti (come voluto da Igor Gabrovec – Slovensika skupnost) e dà maggior tempo – fino al 2018 – e autonomia alle Uti per decidere quale funzioni svolgere assieme. Le Uti avranno la possibilità di fondersi – come richiesto da Ncd –, ma i Comuni sul progetto di fusione potranno indire referendum. L’assessore alle Autonomie Paolo Panontin (Cittadini) accoglie infine un ordine del giorno del centrodestra che chiede la verifica costante dell’andamento della riforma e impegna la giunta a relazionare «con continuità e periodicità alla Commissione consiliare competente l’avanzamento e il monitoraggio della riforma nel suo complesso divenire, così da consentire rapidi interventi correttivi e integrativi».
Via libera alle 18 Uti Ora la giunta potrà approvare il definitivo piano di riordino, con i confini delle Uti. Tra le richieste di spostarsi da un’Unione all’altra, oltre a quelle di Lignano e Grado, gli uffici hanno verificato la compatibilità con la legge di “solo” 12 trasferimenti. Si tratta delle richieste di sei Comuni dell’Udinese – Torviscosa, Tricesimo, Reana del Rojale, Pavia di Udine, Pagnacco, Mortegliano –, cinque nel Pordenonese – Spilimbergo, San Giorgio della Richinvelda, Fiume Veneto, Fontanafredda e Zoppola – e una nell’Isontino – Sagrado. La scelta della giunta è attesa a breve.

I sindaci ribelli apprezzano la frenata sul riordino, ma non arretrano

Rassegna Stampa - Maggio 2015

cav. Rosario Genova

Consigliere Comunale
I sindaci ribelli apprezzano la frenata sul riordino, ma non arretrano
 il fronte dei contrari
 
Manzano, 13 Maggio 2015
  Incassano un primo successo, ma non arretrano d’un passo. I sindaci promotori del ricorso al Tar contro la proposta di riordino territoriale si sono concessi ieri una prima valutazione della “frenata” che il consiglio regionale ha dato all’attuazione della riforma degli enti locali, in previsione di dar corpo a un esame più approfondito delle novità già la prossima settimana assieme agli amministratori di tutti e 60 i Comuni ricorrenti. «I 17 emendamenti presentati in consiglio, molti dei quali toccano questioni sollevate da noi come la natura dei sub-ambiti e la delimitazione delle Uti, dimostrano che la legge era stata fatta in modo superficiale e con troppa fretta - hanno detto i sindaci Zanin (Talmassons), Carlantoni (Tarvisio) e Molinaro (Forgaria). La corsa riformatrice lanciata dall’assessore Panontin si è schiantata contro un muro di emendamenti. Ora non possiamo che registrare un’apertura, un parziale successo, che non ci fa però desistere dall’azione intentata al Tar. Ferma quella, ribadiamo la nostra disponibilità a sederci a un tavolo e a ragionare assieme all’assessore su argomenti rispetto ai quali da tempo abbiamo sollevato critiche e perplessità». La class-action si prepara a un nuovo incontro la prossima settimana. L’obiettivo è rinserrare le fila degli amministratori, valutare gli emendamenti votati in consiglio nonché fare il punto sull’azione che sta portando avanti Anci Fvg, impegnata, proprio in questi giorni, a raccogliere sul territorio della regione tutta una serie d’indicazioni dai Comuni riguardo alle difficoltà di attuazione della legge che poi saranno riportate in sintesi all’esecutivo. Tempo per mettere in cantiere ragionamenti ulteriori a questo punto ce ne sarà considerato lo slittamento al 2018 per il trasferimento delle funzioni dai Comuni alle Unioni, fatti salvi la programmazione europea e il sistema dei servizi sociali. «Sistema che di fatto già oggi gli enti locali gestiscono a livello di ambito», hanno precisato ieri i tre sindaci che in conclusione hanno ribadito “la disponibilità al confronto». (m.d.c.)

Emendamento a sorpresa: le Unioni potranno fondersi

Rassegna Stampa - Maggio 2015

cav. Rosario Genova

Consigliere Comunale
Emendamento a sorpresa: le Unioni potranno fondersi
 L’assessore Panontin: questa modifica non significa reintrodurre le Province Sono 12 i Comuni che avranno la facoltà di trasferirsi da una Uti all’altra
 
Manzano, 13 Maggio 2015
   Dalle mini-Province alle nuove Province. È l’estrema sintesi della modifica alla riforma delle Autonomie locali, proposta ieri dal Nuovo Centrodestra e accolta dal Consiglio regionale. Perché le Unioni territoriali intercomunali (Uti) si potranno fondere, se saranno d’accordo almeno i tre quarti delle assemblee coinvolte nel progetto di fusione. Non si tratterà più di un ente a elezione diretta – come sono state finora le Province –, ma certo di un nuovo ente di area vasta, sì. Potrebbe accadere, ad esempio, che le due Uti disegnate dalla giunta regionale nella Bassa friulana decidano di unirsi per formare un’Unione unica. Oppure che a fondersi siano le cinque unioni del Podenonese, come piacerebbe molto al vice presidente della Regione, Sergio Bolzonello, tanto che l’emendamento è stato letto come un assist per lui. Si vedrà. Perché dovranno essere i Comuni e le loro Unioni a decidere e ad accettare la sfida di sommare le forze. È quello proposto dal centrodestra l’emendamento più significativo approvato ieri dal Consiglio, che ha rinviato a oggi la discussione e l’ok ad altre modifiche alle riforma e il definitivo via libera alla riforma del Consiglio delle Autonomie (Cal). Solo alla fine del percorso si voterà la mozione proposta dal centrodestra che chiede di congelare la nuova legge per i Comuni fino al termine dell’anno. Mozione sulla quale l’opposzione potrebbe non essere più compatta. Le nuove Province «Abbiamo ritenuto che l’emendamento presentato dalla minoranza potesse essere accolto, anche come segnale di apertura, di confronto, di collaborazione con l’opposizione – spiega l’assessore alle Autonomie locali Paolo Panontin (Cittadini) –. La minoranza non ha presentato molte richieste e un a volta letto, e corretto quell’emendamento, abbiamo ritenuto di poterlo approvare. Come giunta abbiamo previsto delle dimensioni ottimali per le Uti, che riteniamo siano il punto di equilibrio dimensionale idoneo a garantire capacità di programmazione e sviluppo di un territorio omogeneo e a gestione in forma associata i servizi. Se tuttavia quei territori, dopo un certo percorso, dovessero ritenere opportuno fondersi, non vediamo problemi, com’è accaduto nel Camposanpierese, dove due unioni rispettivamente da 35 mila e 65 mila abitanti hanno scelto di saldarsi in un’unica unione. Non significa affatto rieditare le Province», conclude Panontin, consapevole che le 17 Uti previste potrebbe quindi diminuire. Soddisfatto Colautti. «Quello approvato in Aula era uno dei punti qualificanti la mozione, che chiede, tra le altre cose, di avere Uti più grandi, necessarie per gestire certi servizi. Per me – spiega Colautti – una dimensione più ampia è necessaria per diverse competenze. Che sia stato accolto il nostro emendamento mi conforta, ma rappresenta anche una sfida per il territorio». Colautti non ha però ancora deciso se il passo del centrosinistra basterà per fargli ritirare la firma dalla mozione. «Vediamo, non sono capogruppo dell’intera opposizione, ne parleremo e decideremo insieme». Gradualità e più autonomia Altra modifica approvata prevede che un Comune che abbia aderito a un’altra Uti confinante rispetto a quella prevista in origine dalla giunta, possa tornare indietro entro tre anni, sentito il parere delle assemblee delle Uti coinvolte. Anche quella modifica è stata proposta dal centrodestra e garantisce maggiore flessibilità rispetto al primo testo, che non consentiva movimenti per dieci anni. Gli altri emendamenti saranno discussi oggi. E tra le richieste ci saranno quelle per un rafforzamento dei sub-ambiti e per dare più tempo (fino al 2018) e più autonomia ai Comuni nella scelta delle competenze da svolgere assieme. I 12 che potranno cambiare Uti Nel frattempo gli uffici hanno esaminato le richieste arrivate dai municipi per potersi trasferire da un’Unione all’altra. E le richieste compatibili con la legge sono 12. Si tratta dei Comuni dell’Udinese di Torviscosa, Tricesimo, Reana del Rojale, Pavia di Udine, Pagnacco, Mortegliano; nel Pordenonese di quelli di Spilimbergo, San Giorgio della Richinvelda, Fiume Veneto, Fontanafredda e Zoppola e nell’Isontino di Sagrado. Sarà la giunta, entro due settimane, a dare il via libero definitivo alle 17 Uti.

Fiamme sul tetto, famiglia sgomberata

Rassegna Stampa - Maggio 2015

cav. Rosario Genova

Consigliere Comunale
Fiamme sul tetto, famiglia sgomberata
 Incendio ieri mattina in un’abitazione di Manzano abitata da una coppia con tre figli. La casa è inagibile
 
Manzano, 11 Maggio 2015
  Se la sono vista brutta e, raccolti in fretta e furia abiti ed effetti personali, sono stati costretti a sgomberare e a cercarsi un ricovero per la notte. La prima di una lunga serie, probabilmente. Ma almeno, la coppia di genitori e i loro tre bambini che ieri mattina si sono ritrovati con il tetto avvolto dalle fiamme, sono scampati all’incendio senza alcuna scottatura e senza neppure problemi di intossicazione. L’intervento dei vigili del fuoco, infatti, è riuscito a contenere il rogo e infine a spegnerlo nel giro di un paio d’ore.
L’allarme è scattato attorno alle 10.30, in un’abitazione colonica, disposta su due piani e ristrutturata, in via Orsaria, a Manzano, a poca distanza da un noto agriturismo. A prendere fuoco è stato del materiale, tra cui una cassetta di attrezzi, che si trovava ammucchiato sul pianerottolo esterno del primo piano.
Cosa sia stato a innescarlo non è stato ancora chiarito, ma il sopralluogo effettuato dai tecnici del Comando provinciale di via Popone non avrebbe fatto emergere elementi in grado di fare sospettare il dolo.
Nell’appartamento interessato dall’incendio, dei due ricavati nell’immobile, abita una famiglia formata da padre, madre e tre figli. Raggiungerla non è stato facile per i soccorritori, che hanno dovuto rinunciare all’autoscala, non riuscendo a farla passare attraverso la stradina di collina che conduce all’abitazione.
Gli altri due mezzi arrivati da Udine con le rispettive squadre sono comunque bastate a bloccare le fiamme prima che riuscissero a estendersi anche al resto del caseggiato. Nel frattempo, sul posto sono arrivati anche i carabinieri della stazione di Manzano per i rilievi del caso.
Verso le 12.30, a bonifica completata, è arrivato il “verdetto” dei vigili del fuoco, che, dichiarata l’inagibilità dell’immobile, ne hanno ordinato lo sgombero. Le fiamme, infatti, aveva fatto a tempo a intaccare punti nevralgici della struttura: raggiunte in breve le travi, hanno danneggiato il rivestimento di una parte del tetto, oltre che il quadro elettrico e una tubatura del gas, che aveva già iniziato a perdere.
Agli inquilini non è rimasto altro da fare che rassegnarsi all’idea di trovare una nuova sistemazione, fino a quando l’appartamento non tornerà nuovamente a dotarsi dei parametri di sicurezza necessari per abitarvi. (l.d.f.)
 
 

Un quarto del vigneto Friuli fa gola a cinesi e americani

Rassegna Stampa - Maggio 2015

cav. Rosario Genova

Consigliere Comunale
Un quarto del vigneto Friuli fa gola a cinesi e americani
 Parecchie famiglie storiche vendono i terreni perchè i figli non portano avanti l’azienda I prezzi sono in calo: un ettaro oggi può essere comperato per “appena” 140 mila euro
 
Manzano, 13 Maggio 2015
  Il Friuli Venezia Giulia è la regione che in Italia produce i migliori vini bianchi. Ergo: i terreni a vite costano una fortuna. Peccato non sia così ormai da anni. Una parte consistente delle superfici coltivate è, informalmente, sul mercato, guardata con interesse da investitori ai quattro angoli del mondo. Parola di Walter Vio, trevigiano con radici friulane che da un ventennio si occupa di transazioni immobiliari nel settore. Il territorio lo conosce a menadito. Racconta con precisione fotografica di un vigneto piuttosto che di un altro. Da del tu alla maggior parte dei produttori. Che non di rado, quando decidono di fare il grande passo, alzano la cornetta e compongono il suo numero. Non chiedetegli però nomi. La riservatezza, in fatto di transazioni “vitivinicole”, è d’obbligo. In ballo ci sono, non di rado, cifre a sei zeri. Al netto delle carte d’identità, quanto Vio racconta è ugualmente “sconvolgente” se è vero che secondo il mediatore «un quarto dei vigneti del Friuli Venezia Giulia è attualmente in vendita» e che il fenomeno interessa «a macchia d’olio tutta la superficie regionale». Presa di mira vent’anni fa, senza troppa fortuna, dai toscani, sbarcati in Friuli con l’obiettivo di completare i loro ottimi vini rossi con i nostri eccellenti bianchi, oggi la regione è nel mirino degli stranieri. Francesi, americani e da pochi mesi anche i cinesi. Vio racconta di un contatto da questo punto di vista illuminante. Risale alla fine del 2014. Quando al mediatore si rivolge una delle più blasonate aziende produttrici di vino della Borgogna, la Domaine Lefaive, «un’impresa le cui bottiglie - racconta - possono arrivare a costare anche 850 euro, capitalizzata per circa 150 milioni di euro, con terreni che valgono 1,5 milioni a ettaro». Estimatrice dei grandi vini firmati da due imprese orgoglio del Fvg come Felluga e Miani, l’azienda francese sbarca in Friuli alla ricerca di vigneti sui quali investire. Vigneti che per di più - «scopre con non poca sorpresa», racconta ancora Vio - sono anche a buon prezzo. Nell’arco dell’ultimo decennio il costo di un ettaro si è infatti più che dimezzato, passando «dai 300-350 mila euro - stima il mediatore - ai 170 mila di 3, 4 anni fa fino agli attuali 140 mila». In poche parole: un affare. Nel caso specifico, mancato, sembra, a causa del grave e improvviso lutto patito dall’impresa d’oltralpe che all’inizio di aprile ha perso la sua proprietaria ed ispiratrice, Anne Claude Lefaive. Nell’universo enologico era conosciuta come la “Regina dei bianchi”, i cui vini, a più riprese, sono stati dichiarati i migliori del mondo. Che volesse investire in Fvg la dice lunga. Eppure né la qualità del terreno, né la fama dei nostri vini bianchi, specie oltralpe, sembrano bastare più a sostenere le aziende che patiscono un mix di condizioni potenzialmente letali. «Il problema maggiore - dice Vio - è la mancata trasmissione d’impresa. Seguono la difficoltà d’ammortamento degli investimenti realizzati in questi ultimi anni, legate a doppio filo con la crisi economica». Da qui il tentativo d’accalappiare investitori, per garantire maggiore liquidità alle imprese, fino all’extrema ratio: la messa in vendita. Dalla decisione all’affare possono passare anche poche settimane. Parola di Vio: «Ne bastano un paio per le più piccole, ci può volere un anno, anche un anno e mezzo per le realtà di maggiori dimensioni». Alla finestra non ci sono come detto solo i francesi. Il mediatore veneto racconta d’aver avuto contatti con una banca americana e di aver ricevuto un investitore cinese. L’assalto è dunque un’ipotesi niente affatto remota. Per ora non conta su numeri vertiginosi, ma ha interessato aziende di peso. Si ricordino, solo nell’ultimo quinquennio, le cessioni di aziende quali La Viarte (Prepotto), Puiatti (Isonzo) e Schioppetto (Capriva), l’acquisizione da parte di Venica&Venica della vigna di Ruttars un tempo dei Valle, e ancora il caso delle “Vigne di Zamò", società in cui è entrato il celeberrimo Oscar Farinetti, patron di Eataly.

martedì 5 maggio 2015

Condono, il Comune si muove dopo 20 anni

Rassegna Stampa - Maggio 2015

cav. Rosario Genova

Consigliere Comunale
Condono, il Comune si muove dopo 20 anni
 Sollecitati documenti a un privato per una richiesta fatta nel 1995. Il sindaco: «Chiariremo» di

Manzano, 5 Maggio 2015
  Una richiesta di integrazione di documentazione relativa a un cambio d’uso di immobile spedita a mezzo raccomandata dall’ufficio tecnico del Comune. Nulla di strano, se non fosse che la documentazione richiesta si riferisce a 20 anni fa. Destinatario della missiva è Lino Borghese che, incredulo, si è subito rivolto allo studio Tonero (che da sempre segue le sue pratiche) per verificare l’accaduto. Nel 1995 il proprietario dell’immobile (Lino Borghese, appunto), a fronte del condono edilizio in sanatoria concesso da leggi nazionali, ha depositato negli uffici del Comune la documentazione per la richiesta di “concessione edilizia in sanatoria”. Da allora, però, nessuna risposta. Per l’immobile, regolarmene accatastato e su cui sono calcolate Imu e tassa rifiuti, sono negli anni anche state fatte ulteriori richieste per lavori di manutenzione; è anche stato oggetto di una divisione ereditaria con tanto di atto notarile. Qualche giorno fa la busta con mittente il Comune in cui sono richieste integrazioni alla documentazione – tra cui una dichiarazione sullo stato dei lavori, la descrizione dell’opera e l’attestazione del versamento degli oneri concessori – entro tre mesi. Scaduto questo termine, si legge nella lettera, la domanda sarà respinta, negata la concessione e, di conseguenza, l’immobile diventa abusivo, con tutte le conseguenze del caso, fino alla richiesta di abbattimento. Rimane la possibilità comunque – si concede – di ricorrere al Tar. Sbalordito, Borghese ha riesumato i documenti di 20 anni prima, compreso il bollettino di pagamento degli oneri che fortunatamente ha conservato. Assurda per il proprietario la richiesta degli uffici comunali, che dopo tutto questo tempo richiedono atti che una persona poteva non conservare. «Oltre alla spesa – sottolinea amaramente – per ritrovare tutto quello che gli uffici richiedono. Dopo 20 anni non è accettabile». Informato del fatto, il sindaco Mauro Iacumin si è subito premurato di capire meglio la situazione e del perché di una richiesta così tardiva da parte degli uffici. Con quella di Borghese sono state mandate anche altre richieste – per le quali non risultano alcuni pagamenti – per chiudere pratiche rimaste aperte da allora e per le quali non sussiste il cosìddetto “silenzio assenso”. Il sindaco però precisa che gli uffici, così come l’amministrazione comunale, sono disponibili per chiarire i fatti e trovare una soluzione rapida e definitiva. 


venerdì 1 maggio 2015

Da area di interesse europeo a discarica e pista per moto

Rassegna Stampa - Maggio 2015

cav. Rosario Genova

Consigliere Comunale
Da area di interesse europeo a discarica e pista per moto
 Manzano, l’assessore Beltramini segnala abusi nella zona della confluenza Torre-Natisone Chiesti più controlli ai vigili e la collaborazione dei cittadini: «Gli incivili vanno fermati e puniti»

Manzano, 1 Maggio 2015
  Una zona di interesse comunitario “scambiata” per discarica. È quello che purtroppo sta accadendo nell’area identificata come Sic “Confluenza Torre - Natisone”, territorio di notevole valore ambientale e già riconosciuto dalla Regione Fvg, che attraverso il progetto “Life” prevede proprio in quel tratto il ripristino dell’area – identificata dalla direttiva europea “Habitat” – di prati magri. A partire dalla fine del 2013, con decreto del ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, la confluenza è stata trasformata in “Zona di speciale conservazione” e sottoposta a un pacchetto di ulteriori misure di conservazione. Inoltre, la zona è da tempo sottoposta a strette misure di salvaguardia generale che vietano – tra le altre cose – lo svolgimento di attività di circolazione con veicoli a motore al di fuori delle strade. Cosa che però pare interessare ben poco a chi utilizza i sentieri. Infatti «proprio in un recente sopralluogo – spiega l’assessore manzanese all’ambiente, è emerso chiaramente che buona parte del territorio Sic soggetto a tutela è tuttora usato per abbandonare rifiuti e inerti di vario tipo, nonché “abusato” per esercitazioni motoristiche da parte di amanti del fuoristrada su due ruote». «Evidentemente non possiamo permettere che pochi utenti vadano a incidere pesantemente sulla riconosciuta valenza ambientale del sito – aggiunge l’amministratore –. Abbiamo quindi chiesto espressamente alla Polizia locale di esercitare un maggiore controllo nell’area interessata e di identificare, perseguire e sanzionare gli autori delle azioni illecite». Il problema è noto da tempo ed è di questi giorni la segnalazione di ulteriori e reiterati danni provocati al tracciato del sentiero della Sdricca, dovuti al transito illegale di mezzi motorizzati. «Non è semplice intercettare e punire gli abusi – sottolinea l'amministratore –, poiché le aree naturalistiche sono piuttosto vaste e di non facile accesso e monitoraggio». L’appello va quindi ai frequentatori «ecologicamente corretti» di rilevare e segnalare alle autorità la presenza di mezzi sospetti o il passaggio di auto e moto fuori dalle sedi su cui è consentito il transito. «È necessario che i cittadini prendano coscienza che il patrimonio ambientale è un bene prezioso, un investimento sul futuro e un vanto per la comunità: facciano sentire la loro voce nei confronti delle persone incivili e siano pronti a esporsi per difendere quanto gli è stato affidato». L’ultimo invito l’assessore lo rivolge agli appassionati del trial e del fuoristrada su due ruote a non entrare in rotta di collisione con diritti e interessi della collettività.