Firme a tempo di record, fusione più
vicina
I comitati promotori hanno consegnato 1.668
sottoscrizioni all’assessore regionale Panontin: appuntamento al referendum
Manzano, 30 ottobre 2015
Dicono no all’Uti e sì alla
fusione, perché vedono in questa nuova realtà aggregativa «la
possibilità di rilanciare l’intero Distretto della
Sedia». Manzano e San Giovanni al Natisone compiono importanti passi
avanti verso l’unione dei due enti. Il comitato promotore del
referendum composto dai quattro gruppi di minoranza dei rispettivi
comuni ha consegnato ieri a mezzogiorno a Udine 1.668 firme, necessarie
per
richiedere la consultazione popolare. Un progetto nato mesi fa e che ha
preso slancio il 27 luglio di quest’anno con il deposito negli uffici
regionali del servizio autonomie locali, alla presenza dell’assessore
Paolo Panontin, dei moduli contenenti le oltre 100 firme dei promotori
dell’iniziativa, della planimetria del territorio del nuovo Comune, che
si dovrebbe chiamare Manzano San Giovanni al Natisone, e della relazione
illustrativa a supporto, con i vantaggi che deriveranno dalla fusione.
Trascorsi i 30 giorni la Regione, il 28 agosto, ha inviato al comitato i
moduli
vidimati per la raccolta delle firme. Termine di consegna: il 9
febbraio. Il comitato ha, invece, bruciato i tempi. Sono bastate due
assemblee
pubbliche nei due capoluoghi per superare le 1.461 sottoscrizioni
necessarie. A San Giovanni al Natisone sono state raccolte 851 firme, a
Manzano 817.
E ora viene il bello. La Regione avrà 60 giorni per il controllo delle
firme depositate e quindi altri 5 giorni per inviare la richiesta di
parere ai consigli comunali di Manzano e San Giovanni al Natisone. La
risposta dovrà essere spedita alla Regione dai rispettivi Comuni entro
50
giorni dal ricevimento. Successivamente il Presidente della giunta
regionale trasmetterà gli atti – firme verificate e pareri dei Comuni
– al Presidente del consiglio regionale. Toccherà infatti al consiglio
regionale deliberare il quesito da sottoporre poi a referendum.
Gran parte della partita,però, si giocherà in base all’esito dei pareri
dei due consigli comunali. Qualora le due assemblee si
esprimessero a favore della fusione – così però non è stato un mese fa –
potrebbe bastare nel corso del referendum la
maggioranza complessiva dei voti per arrivare al nuovo ente. Viceversa,
in caso negativo, la maggioranza dovrà essere raggiunta in entrambi i
comuni, complicando così il percorso. Non sarà necessario comunque
raggiungere il quorum degli aventi diritto al voto. Già entro
la fine del 2016 i cittadini potrebbero, quindi, andare al voto.
Numerosi, a detta dei proponenti, i vantaggi economici derivanti dalla
fusione del
nuovo ente che avrà una popolazione di oltre 12 mila abitanti: fino a 1
milione e 600 mila euro di incentivi a fondo perso dalla Regione in
cinque anni, di cui 400.000 già il primo anno; 20% in più di
trasferimenti da parte dalla Regione; e 5 anni senza vincolo del patto
di
stabilità. A questo si aggiunge il taglio dei costi della politica – ci
sarà un unico Sindaco, un unico segretario comunale e un
unico consiglio – che si aggira attorno ai 150 mila euro.
gli scenari dopo le
“nozze”
«Così diminuiranno le tasse e ci saranno maggiori
servizi»
UDINE
«Il cittadino chiede
all’amministratore di diminuire le tasse e aumentare i servizi, mentre
chiede al politico che si faccia promotore di un’azione di sviluppo
che crei le condizioni per la crescita economica ed il benessere del
territorio: questi sono i presupposti che ci hanno guidato al progetto
della
fusione». Giusto Maurig, capogruppo di “Progetto Comune” di San Giovanni
al Natisone non ha dubbi: «Il nostro è un
percorso democratico, in quanto la popolazione, attraverso il
referendum, può esprimere la propria preferenza, a differenza di altre
situazioni
come l’Uti che sono frutto di un’imposizione legislativa calata
dall’alto». «Siamo soddisfatti per aver raggiunto
l’obiettivo in così breve tempo – commenta Daniele Macorig, capogruppo
di “Ricostruiamo Manzano” – .
C’è stata una folta partecipazione a testimonianza dell’interesse dei
cittadini. È un’iniziativa che parte dal basso e
che vuole da un lato ridurre i costi, dall’altro rendere più snello ed
efficiente l’apparato amministrativo del nuovo
comune». «Le Uti – fa eco il collega di lista, Rosario Genova –
sono solo un dispendio di costi. Le fusioni
rappresentano invece una certezza perché portano contributi nelle casse
dei Comuni e una riduzione delle tasse. Mi appello ai cittadini
affinché abbiano il coraggio vero di cambiare». Per Cesare
Mangoni, capogruppo di “Movimento Libero” di San Giovanni
al Natisone «la fusione rappresenta l’unico sistema percorribile in
tempi di ristrettezze economiche. Non possiamo aspettarci risorse
dallo Stato e dalla Regione, ma solo tagli. È giusto che i soldi tornino
sui territori e questo è possibile solo attraverso
l’unione che ci slegherà dal patto di stabilità per 5 anni». «Con questo
nuovo ente che avrà una popolazione di
12 mila abitanti – dice Lorenzo Alessio – potremo dire la nostra
nell’ambito del Cividalese. Questa è la vera riforma
amministrativa che vogliamo, non le Uti». «È il momento giusto per
effettuare questa scelta – ribadisce il collega di lista
Patrick Stacco – visto il cambiamento economico. Ed è l’ora che i
cittadini abbandonino i campanilismi». «La fusione
è la vera voce dei cittadini e delle cittadine – conclude Cristina
Zamparo – a differenza delle Uti che sono pure e semplici
imposizioni dall’alto». (da.vi.)
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