venerdì 30 ottobre 2015

Firme a tempo di record, fusione più vicina

Rassegna Stampa - Ottobre 2015

cav. Rosario Genova

Consigliere Comunale
Firme a tempo di record, fusione più vicina
 I comitati promotori hanno consegnato 1.668 sottoscrizioni all’assessore regionale Panontin: appuntamento al referendum

Manzano, 30 ottobre 2015
  Dicono no all’Uti e sì alla fusione, perché vedono in questa nuova realtà aggregativa «la possibilità di rilanciare l’intero Distretto della Sedia». Manzano e San Giovanni al Natisone compiono importanti passi avanti verso l’unione dei due enti. Il comitato promotore del referendum composto dai quattro gruppi di minoranza dei rispettivi comuni ha consegnato ieri a mezzogiorno a Udine 1.668 firme, necessarie per richiedere la consultazione popolare. Un progetto nato mesi fa e che ha preso slancio il 27 luglio di quest’anno con il deposito negli uffici regionali del servizio autonomie locali, alla presenza dell’assessore Paolo Panontin, dei moduli contenenti le oltre 100 firme dei promotori dell’iniziativa, della planimetria del territorio del nuovo Comune, che si dovrebbe chiamare Manzano San Giovanni al Natisone, e della relazione illustrativa a supporto, con i vantaggi che deriveranno dalla fusione. Trascorsi i 30 giorni la Regione, il 28 agosto, ha inviato al comitato i moduli vidimati per la raccolta delle firme. Termine di consegna: il 9 febbraio. Il comitato ha, invece, bruciato i tempi. Sono bastate due assemblee pubbliche nei due capoluoghi per superare le 1.461 sottoscrizioni necessarie. A San Giovanni al Natisone sono state raccolte 851 firme, a Manzano 817. E ora viene il bello. La Regione avrà 60 giorni per il controllo delle firme depositate e quindi altri 5 giorni per inviare la richiesta di parere ai consigli comunali di Manzano e San Giovanni al Natisone. La risposta dovrà essere spedita alla Regione dai rispettivi Comuni entro 50 giorni dal ricevimento. Successivamente il Presidente della giunta regionale trasmetterà gli atti – firme verificate e pareri dei Comuni – al Presidente del consiglio regionale. Toccherà infatti al consiglio regionale deliberare il quesito da sottoporre poi a referendum. Gran parte della partita,però, si giocherà in base all’esito dei pareri dei due consigli comunali. Qualora le due assemblee si esprimessero a favore della fusione – così però non è stato un mese fa – potrebbe bastare nel corso del referendum la maggioranza complessiva dei voti per arrivare al nuovo ente. Viceversa, in caso negativo, la maggioranza dovrà essere raggiunta in entrambi i comuni, complicando così il percorso. Non sarà necessario comunque raggiungere il quorum degli aventi diritto al voto. Già entro la fine del 2016 i cittadini potrebbero, quindi, andare al voto. Numerosi, a detta dei proponenti, i vantaggi economici derivanti dalla fusione del nuovo ente che avrà una popolazione di oltre 12 mila abitanti: fino a 1 milione e 600 mila euro di incentivi a fondo perso dalla Regione in cinque anni, di cui 400.000 già il primo anno; 20% in più di trasferimenti da parte dalla Regione; e 5 anni senza vincolo del patto di stabilità. A questo si aggiunge il taglio dei costi della politica – ci sarà un unico Sindaco, un unico segretario comunale e un unico consiglio – che si aggira attorno ai 150 mila euro.


gli scenari dopo le “nozze”
«Così diminuiranno le tasse e ci saranno maggiori servizi»
UDINE «Il cittadino chiede all’amministratore di diminuire le tasse e aumentare i servizi, mentre chiede al politico che si faccia promotore di un’azione di sviluppo che crei le condizioni per la crescita economica ed il benessere del territorio: questi sono i presupposti che ci hanno guidato al progetto della fusione». Giusto Maurig, capogruppo di “Progetto Comune” di San Giovanni al Natisone non ha dubbi: «Il nostro è un percorso democratico, in quanto la popolazione, attraverso il referendum, può esprimere la propria preferenza, a differenza di altre situazioni come l’Uti che sono frutto di un’imposizione legislativa calata dall’alto». «Siamo soddisfatti per aver raggiunto l’obiettivo in così breve tempo – commenta Daniele Macorig, capogruppo di “Ricostruiamo Manzano” – . C’è stata una folta partecipazione a testimonianza dell’interesse dei cittadini. È un’iniziativa che parte dal basso e che vuole da un lato ridurre i costi, dall’altro rendere più snello ed efficiente l’apparato amministrativo del nuovo comune». «Le Uti – fa eco il collega di lista, Rosario Genova – sono solo un dispendio di costi. Le fusioni rappresentano invece una certezza perché portano contributi nelle casse dei Comuni e una riduzione delle tasse. Mi appello ai cittadini affinché abbiano il coraggio vero di cambiare». Per Cesare Mangoni, capogruppo di “Movimento Libero” di San Giovanni al Natisone «la fusione rappresenta l’unico sistema percorribile in tempi di ristrettezze economiche. Non possiamo aspettarci risorse dallo Stato e dalla Regione, ma solo tagli. È giusto che i soldi tornino sui territori e questo è possibile solo attraverso l’unione che ci slegherà dal patto di stabilità per 5 anni». «Con questo nuovo ente che avrà una popolazione di 12 mila abitanti – dice Lorenzo Alessio – potremo dire la nostra nell’ambito del Cividalese. Questa è la vera riforma amministrativa che vogliamo, non le Uti». «È il momento giusto per effettuare questa scelta – ribadisce il collega di lista Patrick Stacco – visto il cambiamento economico. Ed è l’ora che i cittadini abbandonino i campanilismi». «La fusione è la vera voce dei cittadini e delle cittadine – conclude Cristina Zamparo – a differenza delle Uti che sono pure e semplici imposizioni dall’alto». (da.vi.) 


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