mercoledì 30 settembre 2015

Rifiuti, riapre il termovalorizzatore

Rassegna Stampa - Settembre 2015

cav. Rosario Genova

Consigliere Comunale
Rifiuti, riapre il termovalorizzatore
 L’impianto di Manzinello tornerà in funzione dopo le polemiche e le vicende giudiziarie del passato
 
Manzano, 30 Settembre 2015
   Il termovalorizzatore di Manzinello tornerà in funzione. Venerdì sera alle 20.30 all’Antico Folledor si terrà un’assemblea pubblica, organizzata dall’amministrazione comunale, in cui la nuova proprietà illustrerà ai residenti i passaggi che porteranno alla prossima riapertura dell’impianto di incenerimento di rifiuti non pericolosi di via Volta. All’incontro saranno presenti anche la Provincia di Udine, l’Arpa, l’Azienda per l’assistenza sanitaria del Friuli Centrale, Legambiente e l’Istituto Mario Negri di Milano. «Abbiamo ritenuto doveroso convocare la riunione – spiega il sindaco di Manzano, Mauro Iacumin – per informare la popolazione. Sono stati invitati tutti i soggetti in causa in modo che possano esserci tutti i chiarimenti del caso, affrontando eventuali problematiche». La vicenda dell’inceneritore, nel recente passato, è stata oggetto di critiche velenose da parte di comitati e ambientalisti. Una “telenovela” che si è trascinata tra carte bollate, sequestri, incendi e fallimenti. Era il 2001, quando il circolo di Legambiente chiese all’allora giunta di centrodestra, alla Provincia di Udine e all’Arpa una serie di verifiche sulla tipologia dei rifiuti portati all'incenerimento. I controlli, effettuati successivamente a un esposto presentato in Procura, riscontrarono alcune pesanti irregolarità, tra cui il superamento del doppio dei valori limite normalmente stabiliti per le diossine. L’impianto fu poi sequestrato l’11 settembre 2007 dal corpo forestale regionale e dai carabinieri del Noe su disposizione del giudice per le indagini preliminari. Seguirono una serie di incendi, per alcuni dei quali si sospettò il dolo. Tra il 2013 e il 2014 la vicenda sembrò concludersi con l’assoluzione del proprietario della ditta, Roberto Lovato, e il fallimento della Romano Bolzicco che gestiva l’impianto. Nelle conclusioni, il pm Claudia Finocchiaro aveva chiesto il non doversi procedere per sopraggiunta prescrizione per i capi relativi alla gestione non autorizzata e l’assoluzione per le ipotesi più gravi, per assenza della prova dell’ingente quantità di rifiuti trattati e del profitto tratto dall’operazione. Nel procedimento, Legambiente regionale e il Comune di Manzano si erano costituiti parte civile: nella quantificazione dei danni, i primi avevano chiesto una cifra simbolica di 10 mila euro, mentre l’amministrazione aveva concluso per un risarcimento pari a 15 milioni 576.599 euro. In queste ultime settimane, l’interesse per l’inceneritore si è nuovamente riacceso, dopo che una nuova compagine societaria si è aggiudicato all’asta l’intera area. L’impianto, progettato in origine dall’Università con il nome “Djoser”, era nato per distruggere gli scarti del legno provenienti dal Triangolo della Sedia, primo e unico impianto di questo genere in provincia. Poi lo scandalo lo travolse. Ora si prospetta un nuovo inizio.
 
 
Il Comitato ambiente preoccupato anche per il depuratore:
«È in abbandono»
Preoccupazioni sulla riapertura dell’inceneritore giungono dal Comitato ambiente di Manzano, che pone anche dei dubbi sulla effettiva funzionalità del depuratore (nella foto) che serve le zone industriali di Manzinello, Soleschiano e San Lorenzo. «La vasca di depurazione presenta alghe, melma, liquame e piante – riferiscono gli attivisti – come se tutto fosse lasciato a uno stato di abbandono. Quando entrerà in funzione il termovalorizzatore serviranno circa 15 ettolitri di acqua all’ora per bruciare quasi tre tonnellate di scarti. Noi non possiamo dimenticare il passato. Vogliamo che la nostra salute venga tutelata e che si effettuino al più presto dei controlli per evitare che Manzano si trovi a rischio inquinamento. Per alcuni anni abbiamo respirato le diossine emesse dai camini dell’ impianto. Doveva bruciare legna e invece all’interno finivano anche vernice e plastica. E ora temiamo che questo possa ripetersi». (da.vi)
 
 

domenica 20 settembre 2015

Nozze Manzano-San Giovanni. Parte la raccolta firme

Rassegna Stampa - Settembre 2015


cav. Rosario Genova

Consigliere Comunale
Nozze Manzano-San Giovanni. Parte la raccolta firme
 Per ottenere il referendum servono 1.462 sottoscrizioni. C’è tempo fino al 9 febbraio Tra contributi regionali e tagli dei costi della politica nelle casse entreranno 2 milioni


"Le liste di minoranza"
I cittadini sono interessati al progetto, potrebbe essere la svolta dopo il fallimento delle Unioni territoriali

Manzano, 20 Settembre 2015
  È iniziata la raccolta delle firme per l’indizione del referendum per la fusione dei Comuni di Manzano e San Giovanni al Natisone. L’obiettivo dichiarato dei proponenti – le quattro liste di minoranze dei due enti – è quello di raccogliere oltre la metà delle sottoscrizioni già entro il primo incontro pubblico programmato per il primo ottobre alle 20 nella sala polifunzionale delle scuole di San Giovanni al Natisone. «Stiamo riscontrando molti favori da parte della gente – esclama Daniele Macorig, capogruppo di Ricostruiamo Manzano – e puntiamo a raggiungere il traguardo nel più breve tempo possibile». 1.462 le firme necessarie per arrivare alla consultazione popolare. Ci sarà tempo fino al 9 febbraio. «Stiamo avendo conferma di quanto pensavamo da tempo – spiega Alessio Lorenzo, capogruppo di Progetto Manzano -. I cittadini ci cercano, vogliono avere notizie dettagliate. Insomma c’è molto fermento perché questa fusione viene vista come una novità, la svolta. Il tutto nasce dal fallimento delle Uti che svuotano di fatto il potere dei sindaci». Il secondo incontro pubblico si terrà l’8 ottobre a Manzano – ancora da decidere la sede – ma sarà possibile firmare in qualsiasi momento. I moduli sono a disposizione dei consiglieri comunali di minoranza e nell’ufficio anagrafe dei due comuni. «Nel corso della prima serata a San Giovanni al Natisone, in cui illustreremo il progetto – dice Cesare Mangoni di Movimento Libero – saranno presenti il sindaco di Rivignano - Teor, Mario Anzil e il vicesindaco che ci renderanno partecipi dei vantaggi che hanno avuto dall’unione dei due comuni. Anche a San Giovanni al Natisone c’è grande interessamento, soprattutto per i tagli ai costi alla politica che comporterebbe la fusione». Ed ecco quindi, questi vantaggi economici di cui parlano i proponenti del referendum: fino 1 milione e 600 mila euro di incentivi a fondo perso dalla Regione in cinque anni, di cui 400 mila già il primo anno; 20% in più di trasferimenti sempre da parte dalla Regione; e 5 anni senza vincolo del patto di stabilità. A questo si aggiunge il taglio dei costi della politica «stimato – secondo Mangoni – in 150 mila euro. Ci sarà un solo sindaco, una sola giunta, un solo consiglio comunale e un solo segretario. I dipendenti pubblici saranno circa 80. Non ci saranno esuberi, ma con l’effetto dei pensionamenti nel giro di alcuni anni potremmo arrivare a un organico di 60 persone, che per la nostra nuova realtà sarebbe più che sufficiente. Se calcoliamo che ogni dipendente costa all’anno 30 mila euro, il risparmio si aggirerebbe a circa 600 mila euro». In caso di vittoria dei sì nel referendum, l'iter porterebbe alla nascita del nuovo comune denominato Manzano San Giovanni al Natisone nel 2017.


mercoledì 16 settembre 2015

Manzano con San Giovanni Ecco i possibili vantaggi

Rassegna Stampa - Settembre 2015


cav. Rosario Genova

Consigliere Comunale
Manzano con San Giovanni Ecco i possibili vantaggi
 Il documento che svela i benefici nel caso di un’aggregazione Fondi extra, deroga al Patto di stabilità e meno costi della politica
Manzano, 16 Settembre 2015
 A Manzano andrebbe il capoluogo. Lì siederebbero il sindaco e la sua giunta, avrebbe sede l’ufficio di ragioneria e si terrebbero i Consigli comunali. A San Giovanni al Natisone, invece, resterebbe il corpo unico dei vigili urbani, verrebbe accorpata la biblioteca nella celebre Villa De Brandis e ci sarebbe la sede dell’ufficio tecnico. Eccolo, quindi, svelato il “documento della fusione”. Punto per punto come verrebbero distribuiti i poteri, gli uffici e i compiti del nuovo comune Manzano San Giovanni al Natisone. Un documento elaborato dai proponenti del referendum per l’unione dei due enti e tenuto finora top secret. «Vogliamo dimostrare a tutti : spiega Cesare Mangoni capogruppo della lista Movimento Libero di San Giovanni al Natisone – che non siamo degli sprovveduti. Questo è un progetto che portiamo avanti da marzo. Abbiamo le idee chiare a differenza di qualcun altro». I gruppi di minoranza preparano così il contrattacco, a poco più di 24 ore dalla bocciatura dell’ordine del giorno sulla fusione da parte del consiglio comunale di Manzano. Giocano a carte scoperte e puntano al referendum. Ribadiscono che «in quell’occasione sarà la gente a dire sì alla fusione, e non come sempre la maggioranza relativa politica dei due paesi». Mille 462 le firme necessarie per arrivare alla consultazione popolare. Il 9 settembre sono stati ritirati in Regione i moduli. Ci sarà tempo fino al 9 febbraio «ma vogliamo arrivare al traguardo – sottolinea Alessio Lorenzo, capogruppo di Progetto Manzano – prima dello scadere dei termini». Punteranno sull’ascolto dei cittadini. Verranno “battute” tutte le frazioni con una serie di incontri. Niente banchetti in piazza, quindi, ma assemblee e volantini. L’esordio probabilmente si terrà a San Giovanni al Natisone il primo ottobre. Il secondo incontro sarà a Manzano una settimana più tardi. In quelle sedi verranno raccolte anche le firme «ma se necessario – aggiunge ancora Lorenzo – andremo casa per casa –. Spiegheremo le nostre ragioni». Ragioni che sono soprattutto di natura economica. Già, perché conti alla mano fatti dalle minoranze, i risparmi e i vantaggi potrebbero essere enormi: fino a 1,6 milioni di incentivi a fondo perso dalla Regione in cinque anni, di cui tra 300 e 400 mila già il primo anno; 20 per cento in più di trasferimenti da parte dalla Regione; e 5 anni senza vincolo del patto di stabilità. A questo si aggiunge il taglio dei costi della politica «stimato – secondo Mangoni – in 150 mila euro. Ci sarà un solo sindaco, una sola giunta, un solo consiglio comunale e un solo segretario. I dipendenti pubblici saranno circa 80. Non ci saranno esuberi, ma con l’effetto dei pensionamenti nel giro di alcuni anni potremmo arrivare a un organico di 60 persone, che per la nostra nuova realtà sarebbe più che sufficiente. Se calcoliamo che ogni dipendente costa all’anno 30 mila euro, il risparmio si aggirerebbe a circa 600 mila euro». E poi ci sarebbe la questione dell’accorpamento degli uffici, studiato e elaborato nel famoso “documento della fusione”. Manzano ricoprirebbe il ruolo di capoluogo, sede del municipio e della giunta con il nuovo Sindaco, con annesso l’ufficio di ragioneria. San Giovanni al Natisone, dal canto suo, manterrebbe la sede dei vigili, della protezione civile, dell’ufficio tecnico e della biblioteca. Rimarrebbero inalterate le due anagrafi, i due uffici di assistenti sociali e i protocolli «tutti servizi di prossimità utili alle fasce più deboli della popolazione». «È la dimostrazione – continua Mangoni – che all’interno delle minoranze non ci sono campanilismi, ma sintonia di intenti. La fusione porterà a un concreto risparmio di denaro. A cominciare dai costi della politica. Il taglio di 150 mila euro equivale infatti a quanto il Comune di Manzano ha raccolto con la Tasi. Con l’unione si poteva evitare l’introduzione di questo nuovo balzello. I cittadini stanno pagando le tasse per mantenere in vita i piccoli comuni».


«Hanno scelto di sopravvivere»
Manzano, critiche della minoranza dopo la bocciatura dell’accorpamento

MANZANO «Questa giunta ha deciso di sopravvivere votando no alla fusione». Non si sono fatte attendere le prime reazioni alla bocciatura da parte della maggioranza dell’ordine del giorno che proponeva l’unione tra Manzano e San Giovanni al Natisone. Daniele Macorig, capogruppo di Ricostruiamo Manzano parla di «attendismo politico inspiegabile da parte del sindaco Iacumin e dalla sua giunta». «Dopo il fallimento dell’Unione territoriale dei Comuni del Natisone – commenta – e il suo commissariamento, ci saremmo attesi un’altra linea di indirizzo e, invece, con questa decisione si continua a far perdere al territorio il proprio potere, già penalizzato dalla diminuzione dei trasferimenti regionali». Per Macorig la fusione resta l’unica soluzione «a un sistema ingessato dal Patto di stabilità. Se vogliamo dare linfa al nostro settore produttivo e al polo Asdi–Catas e Malignani dobbiamo agire in sinergia tra i comuni. E invece si fa tutto il contrario affossando le eccellenze». «La maggioranza ha dimostrato di avere argomenti molto deboli a sostegno dell’Uti – aggiunge Alessio Lorenzo, capogruppo di Progetto Manzano. La fusione, invece, è un’opportunità per tutti. Ma qualcuno evidentemente non ha ancora colto questo vantaggio. Noi comunque non ci fermeremo e andremo avanti perché la strada è ormai tracciata». Anche a San Giovanni al Natisone la bocciatura è stata accolta dalla minoranza con pesanti critiche. «È evidente che la linea che è stata tenuta è in ossequio alla “Bibbia” del partito – tuona Cesare Mangoni –. È il Pd che comanda e ciò va a discapito dei cittadini». «La proposta di unione – aggiunge il consigliere Giusto Maurig – non nasce da personali ambizioni, come è stato più volte contestato, per sovvertire l’esito delle ultime elezioni. Anche perché l’iter prevede che si arriverà al nuovo Comune solamente nel 2018. Bocciando gli ordini del giorno si è persa un’occasione per dare una svolta ai due territori». 


Comune unico: Manzano decide

Rassegna Stampa - Settembre 2015

cav. Rosario Genova

Consigliere Comunale
Comune unico: Manzano decide
 In consiglio la proposta di fusione dopo il no di San Giovanni Le minoranze avviano la raccolta di firme per il referendum

Manzano, 14 Settembre 2015
  Un voto per la fusione. Il consiglio comunale di Manzano si esprimerá questa sera per dire si o no all’aggregazione con San Giovanni al Natisone. L’assemblea civica, convocata in seduta straordinaria, rappresenta in sostanza un banco di prova per testare la solidità della maggioranza, anche se le parole del sindaco Mauro Iacumin e dei vertici del Partito democratico nei giorni scorsi lasciano presagire che l’ordine del giorno proposto dalla minoranza, che è tra i proponenti del referendum, difficilmente passerá. Prima l’Unione territoriale intercomunale, poi la fusione con San Giovanni. Questa è la linea finora tenuta dalla giunta manzanese (e da quella di San Giovanni, il cui consiglio ha già bocciato l’odg dell’opposizione) e dai Democratici. E poco importa se l’Unione territoriale intercomunale del Natisone è stata commissariata. «I passi devono essere graduali. E la fusione va spiegata prima alla gente – ribadisce il sindaco manzanese Iacumin –. Non abbiamo mai detto che non vogliamo la fusione, ma bisogna arrivarci mettendo prima insieme con San Giovanni alcuni servizi. Un progetto che abbiamo avviato da quando ci siamo insediati con il collega Valter Braida». Anche in caso di voto favorevole, il giudizio comunque non avrà valore pratico, vista la bocciatura di giorni fa a San Giovanni al Natisone. Per questo motivo le minoranze dei due Comuni hanno già preparato le dovute contromosse. A ottobre inizierà la raccolta delle oltre 1.400 firme necessarie per richiedere la consultazione popolare. «Saranno i cittadini che rappresentano la maggioranza assoluta dei due paesi a decidere – tuona il capogruppo di Ricostruiamo Manzano, Daniele Macorig –, la maggioranza di San Giovanni dicendo no ha dimostrato di voler difendere le proprie posizioni e di essere ossequiosa nei confronti della Regione». La fusione porterebbe nelle casse del nuovo ente un milione e 600 mila euro di fondi aggiuntivi dalla Regione, una riduzione di costi per l’accorpamento dei servizi, oltre al non rispetto del vincolo del patto di stabilità per i prossimi cinque anni. Il percorso che il “sì” dei due consigli comunali avrebbe abbreviato, ora dovrà per forza passare attraverso la raccolta di firme per arrivare al referendum.

“Nozze” con San Giovanni Anche Manzano dice no

Rassegna Stampa - Settembre 2015

 

cav. Rosario Genova

Consigliere Comunale
“Nozze” con San Giovanni Anche Manzano dice no
 Il consiglio comunale boccia la fusione: prima l’Uti poi il passaggio a un unico ente Ma l’opposizione non ci sta e annuncia la raccolta di firme per il referendum popolare
 
Manzano, 15 Settembre 2015
   Il consiglio comunale di Manzano boccia la fusione con San Giovanni al Natisone. La maggioranza ha respinto, infatti, l’ordine del giorno presentato dalla minoranza. Rispettate quindi le previsioni della vigilia, dopo il “no” espresso la scorsa settimana dall’assemblea di San Giovanni . A questo punto decisiva sará la raccolta delle oltre 1.400 firme necessarie per indire il referendum. Ieri sera l’indicazione è stata chiarissima: prima l’Uti (Unionte territoriale intercomunale) poi il passaggio a un unico ente. Così si è espresso il consiglio davanti a un folto pubblico che ha atteso fino a tarda serata il responso, arrivato poco prima delle 23. «Non siamo contrari alla fusione tra i due comuni - ha spiegato il sindaco Mauro Iacumin - ma è un processo che parte dal basso, va condiviso con i cittadini, facendo loro capire il percorso. Diamo tempo al tempo. Quando unificheremo i servizi diventerà una cosa spontanea». «Ci sono dei passaggi da rispettare - ha detto all’unisono la giunta Iacumin -. Per celebrare un matrimonio cosí importante occorre prima condividere i servizi e l’Uti, che rappresenta in questo momento una prioritá e permette di affrontare questo cambiamento». Ma la minoranza, che a giorni avvierà la raccolta di firme per indire il referendum, non ci sta. «La fusione rafforzerebbe il territorio - si é cosi espresso il capogruppo di Ricostruiamo Manzano, Daniele Macorig - ridurrebbe i costi e incrementerebbe gli investimenti. In questo caso invece si attende per difendere le proprie posizioni politiche o per ossequio nei confronti della Regione. Comunque continueremo con la nostra iniziativa, raccoglieremo le firme e daremo voce alla gente. Saranno i cittadini a richiedere di indire il referendum popolare per unire i due Comuni». Dello stesso avviso il collega Rosario Genova. «La fusione é un’occasione da cogliere. Ce lo impongono i tempi. Le Uti invece hanno un costo e sono un fallimento». La bocciatura alle Uti arriva anche da Progetto Manzano: «La fusione - ha spiegato il capogruppo Lorenzo Alessio - é un’estrema necessità di tutela del territorio e della sua popolazione. Le Unioni territoriali sono invece calate dall’alto e volute da chi amministra all’insaputa degli amministrati. Sono uno specchietto per le allodole. E fa rabbrividire quando sentiamo dichiarazioni che rivangano ancora il campanilismo. A questo punto decideranno i cittadini con il referendum».
 
 

martedì 15 settembre 2015

Comune unico: Manzano decide

Rassegna Stampa - Settembre 2015

cav. Rosario Genova

Consigliere Comunale
Comune unico: Manzano decide
 In consiglio la proposta di fusione dopo il no di San Giovanni Le minoranze avviano la raccolta di firme per il referendum
Manzano, 14 Settembre 2015
  Un voto per la fusione. Il consiglio comunale di Manzano si esprimerá questa sera per dire si o no all’aggregazione con San Giovanni al Natisone. L’assemblea civica, convocata in seduta straordinaria, rappresenta in sostanza un banco di prova per testare la solidità della maggioranza, anche se le parole del sindaco Mauro Iacumin e dei vertici del Partito democratico nei giorni scorsi lasciano presagire che l’ordine del giorno proposto dalla minoranza, che è tra i proponenti del referendum, difficilmente passerá. Prima l’Unione territoriale intercomunale, poi la fusione con San Giovanni. Questa è la linea finora tenuta dalla giunta manzanese (e da quella di San Giovanni, il cui consiglio ha già bocciato l’odg dell’opposizione) e dai Democratici. E poco importa se l’Unione territoriale intercomunale del Natisone è stata commissariata. «I passi devono essere graduali. E la fusione va spiegata prima alla gente – ribadisce il sindaco manzanese Iacumin –. Non abbiamo mai detto che non vogliamo la fusione, ma bisogna arrivarci mettendo prima insieme con San Giovanni alcuni servizi. Un progetto che abbiamo avviato da quando ci siamo insediati con il collega Valter Braida». Anche in caso di voto favorevole, il giudizio comunque non avrà valore pratico, vista la bocciatura di giorni fa a San Giovanni al Natisone. Per questo motivo le minoranze dei due Comuni hanno già preparato le dovute contromosse. A ottobre inizierà la raccolta delle oltre 1.400 firme necessarie per richiedere la consultazione popolare. «Saranno i cittadini che rappresentano la maggioranza assoluta dei due paesi a decidere – tuona il capogruppo di Ricostruiamo Manzano, Daniele Macorig –, la maggioranza di San Giovanni dicendo no ha dimostrato di voler difendere le proprie posizioni e di essere ossequiosa nei confronti della Regione». La fusione porterebbe nelle casse del nuovo ente un milione e 600 mila euro di fondi aggiuntivi dalla Regione, una riduzione di costi per l’accorpamento dei servizi, oltre al non rispetto del vincolo del patto di stabilità per i prossimi cinque anni. Il percorso che il “sì” dei due consigli comunali avrebbe abbreviato, ora dovrà per forza passare attraverso la raccolta di firme per arrivare al referendum.

sabato 12 settembre 2015

Macorig: «Saranno i cittadini a decidere»

Rassegna Stampa - Settembre 2015

 

cav. Rosario Genova

Consigliere Comunale
Macorig: «Saranno i cittadini a decidere»
 Il capogruppo di Ricostruiamo Manzano rilancia il referendum dopo la bocciatura del consiglio di San Giovanni

Manzano, 11 Settembre 2015
  «Saranno i cittadini, che rappresentano la maggioranza assoluta, a dire la loro sulla fusione di Manzano e San Giovanni al Natisone. Noi non ci fermiamo davanti al no di una parte politica». Daniele Macorig, capogruppo di Ricostruiamo Manzano, commenta così a caldo la bocciatura della fusione dei due Comuni da parte del consiglio di San Giovanni al Natisone. «È stata una decisione presa – dichiara – per difendere le proprie posizioni e per ossequio nei confronti della Regione». A questo punto diventerà quasi irrilevante il consiglio comunale di Manzano, che a sua volta si esprimerà lunedì alle 19 sull’operazione. Anche se il voto sarà favorevole, infatti, non avrà efficacia ai fini procedurali. Per questo motivo i proponenti del referendum si incontreranno nei prossimi giorni per stilare un programma e dare il via alla raccolta delle 1.462 firme necessarie. Ci sarà tempo fino al 9 febbraio e con molta probabilità i banchetti saranno allestiti a inizio ottobre. «Abbiamo cercato di dare un’opportunità – spiega Macorig – perché il sindaco e la maggioranza di San Giovanni potessero ravvedersi politicamente e si assumessero al tempo stesso una responsabilità nei confronti dei cittadini. Così non è stato. Mi auguro che a Manzano accada l’inverso, anche se è evidente che i matrimoni si fanno in due». L’esito di lunedì appare quasi scontato. Il sindaco Mauro Iacumin ha più volte ribadito la volontà di proseguire con l’Uti e poi gradualmente con la fusione. E lo conferma una volta di più il giorno dopo il consiglio nel Comune vicino. «Non abbiamo mai detto che non vogliamo la fusione – ribadisce Iacumin –. Tanto che ho già parlato con il collega sindaco Braida e ci siamo più volte incontrati per valutare di mettere insieme qualche servizio, che sia funzionale a un successivo assemblaggio dei due enti. La collaborazione va avanti, ma l’Unione territoriale in questo momento viene prima». Iacumin, poi, risponde agli attacchi giunti su più fronti in questi giorni. «Sono solamente da un anno e mezzo – ribatte – alla guida di questo Comune. Non penso di essere una persona attaccata alla poltrona. Forse lo è qualcun altro che da vent’anni gira i vari consigli. Io posso vivere anche senza la carica di primo cittadino perché ho un lavoro e una famiglia. Semplicemente ritengo che l’Uti in questo momento sia più funzionale al territorio». Ed è proprio l’Unione territoriale intercomunale a finire nel bersaglio di Alessio Lorenzo, capogruppo di “Progetto Manzano”: «Tutti si preoccupano di avere un business plan della fusione – tuona –, ma nessuno si è preoccupato di farne uno delle Uti. Le motivazioni addotte che hanno portato alla bocciatura della fusione sono deboli, così altrettanto è triste vedere assessori giovani che parlano ancora di campanilismi».

Maurig contesta la maggioranza
«Così non si facilita lo sviluppo»
SAN GIOVANNI AL NATISONE La corsa di San Giovanni verso la fusione con Manzano è stata fermata mercoledì dalla bocciatura in consiglio comunale dell’ordine del giorno che avrebbe accelerato l’iter ed eliminato la raccolta di firme per arrivare al referendum. Il giorno dopo il sindaco Valter Braida non ha molto da aggiungere a quanto detto in aula, dove ha ripreso in considerazione l’argomento aggiungendo che ci si dovrà rivolgere prima di tutto alla volontà popolare. Qualcosa da aggiungere ce l’ha invece la minoranza di Progetto Comune, indignata già a margine del consiglio per non aver potuto replicare alle dichiarazioni dell’assessore Carlo Pali rilasciate nel momento delle dichiarazioni di voto: «Abbiamo presentato due interrogazioni consiliari per avere una risposta». Pali ha interrogato le minoranze su come mai non è stata fatta prima la fusione, in tempi passati quanto la legge regionale avrebbe consentito maggiori finanziamenti, rivolgendosi a Maurig come ex vicesindaco. «In quella maggioranza sedeva anche lui – ha commentato Maurig –, erano altri tempi, il mondo negli ultimi anni è cambiato, non c’è di mezzo solo la crisi, c’è stato un cambiamento di mentalità e sono cambiate le esigenze. È necessario formulare una comune politica di sviluppo. I soldi che sta spendendo ora la maggioranza sono quelli della passata amministrazione, quest’anno hanno messo a disposizione solo 12 mila euro per gli investimenti – ribatte Maurig –; certo, come ha detto il consigliere Pittassi, c’è equilibrio, ma se non riesci a fare sviluppo?». Da parte sua Pali ha ribadito che «sebbene creda che il percorso di fusione sia inevitabile e potrebbe portare vantaggi, crediamo che l’imposizione delle Uti abbia creato un ostacolo. Portare avanti queste due forti riforme contemporaneamente sarebbe molto complicato, comporterebbe forti rallentamenti ai servizi ai cittadini. Non è mancanza di coraggio, non si tratta di una mancata condivisione dei potenziali vantaggi, ma questi vanno avvalorati. Pertanto una cosa alla volta». 


giovedì 10 settembre 2015

San Giovanni-Manzano, prove di “nozze”

Rassegna Stampa - Settembre 2015

cav. Rosario Genova

Consigliere Comunale
San Giovanni-Manzano, prove di “nozze”
 Maurig: inutile aspettare le Uti. Dalla Regione via alla raccolta di firme, ma i consigli potrebbero dare un’accelerazione all’iter
 
 SAN GIOVANNI AL NATISONE, 9 Settembre 2015
   Questo matrimonio s’ha da fare. Il richiamo manzoniano rafforza le convinzioni di Giusto Maurig, 48 anni, imprenditore, già vicesindaco e ora consigliere comunale di opposizione a San Giovanni al Natisone, fra i principali sponsor della fusione con Manzano. Operazione che sarà dibattuta stasera in aula a San Giovanni e il cui iter ha ricevuto ieri la “benedizione” della Regione, che ha dato il via libera alla raccolta di firme per arrivare al referendum. A Manzano il consiglio si terrà lunedì. Già oggi i proponenti potranno andare a raccogliere i moduli e avranno cinque mesi di tempo per raggiungere quota 1.462 sottoscrizioni (761 a Manzano, 701 a San Giovanni). Il percorso, tuttavia, potrebbe ricevere una decisa accelerazione proprio stasera qualora il consiglio dovesse votare l’ordine del giorno proposto dalla minoranza. Tanto da poter sperare, azzarda Maurig, di arrivare alla fusione in un paio d’anni anzichè tre. Va detto che l’idea della fusione non dispiace agli stessi sindaci Mauro Iacumin (Manzano) e Valter Braida (San Giovanni), i quali rilevano però la necessità che prima siano attuate le Unità territoriali comunali. «Ma così i tempi si allungherebbero ben oltre la scadenza elettorale del 2019 – rileva Maurig, dichiaratamente contrario alle Uti –, visto che ora sarà un commissario a dover dare uno statuto non condiviso all’Unione del Natisone (17 Comuni, 52 mila abitanti) e che il 5 novembre il Tar sarà chiamato a decidere sul ricorso di una sessantina di enti locali del Fvg contro la legge regionale di riforma». Sarà proprio Maurig stasera a illustrare i motivi per cui sostenere quella fusione che in Friuli Venezia Giulia hanno già portato a compimento Rivignano e Teor: «Manzano e San Giovanni – dice – vivono una realtà comune. Assieme farebbero quasi 13 mila abitanti, ben più di Cividale. Sono contigui e il tessuto sociale è similare. Le imprese, dall’artigianale all’agricolo, sono omogenee, mentre Asdi – di cui Maurig è stato presidente dal 2009 a quest’anno, ndr – e Catas sono realtà economiche comuni che rappresentano il tradizionale comparto della sedia e dell’arredo». Fra le varie argomentazioni – alimentate in prima battuta anche dai capigruppo di opposizione di Manzano, Daniele Macorig e Lorenzo Alessio – anche il fatto che il territorio esprime oltre cento associazioni di volontariato, è dotato di una buona serie di impianti sportivi ed è raggiungibile attraverso rinnovati collegamenti stradali. Il settore scolastico, inoltre, fa già capo a un unico Istituto comprensivo e vanta una filiale del Malignani di Udine per lo sviluppo del settore sedia-arredo. Il peso del Comune unico – sostiene Maurig – migliorerà la qualità dei servizi e la valorizzazione del territorio, con benefici a livello di pressione fiscale e di contenimento delle spese. Con la fusione, poi, «si partirebbe da una base condivisa e non da un’aggregazione imposta dall’alto. Senza trascurare – aggiunge Maurig – i vantaggi economici immediati (fondi regionali) e strutturali (risparmi)». Secondo le prime stime, le nozze istituzionali porterebbero nelle casse del nuovo ente oltre un milione e mezzo di fondi aggiuntivi, per non parlare della revisione dei vincoli del patto di stabilità. Ma è già tempo di indicazioni. Tra oggi e lunedì parola ai consigli comunali. Poi toccherà ai cittadini.
 
 
Macorig non vede futuro per le Unioni territoriali
Preoccupato anche Iacumin: lo statuto non sia calato dall’alto. Lunedì in aula per la fusione
 
MANZANO Dalla Regione arriva dunque il via libera alla raccolta della firme per la fusione di Manzano e San Giovanni. Oggi i proponenti del referendum per l’unione tra i due Comuni potranno andare a raccogliere i moduli e avranno cinque mesi di tempo per poter raggiungere il quorum di 1.462 sottoscrizioni (761 a Manzano e 701 a San Giovanni). Ma una brusca accelerazione potrebbe arrivare stasera qualora il consiglio di San Giovanni dovesse dare voto positivo all’ordine del giorno proposto dalla minoranza che riguarda proprio la fusione. I tempi si accorcerebbero e in un paio d’anni si potrebbe arrivare alla nascita del nuovo ente locale. «Vogliamo fatti, non parole – ribadisce Cesare Mangoni, capogruppo di Movimento libero –. Devono prevalere gli interesse dei cittadini, non quelli personali». La notizia del via libera alla raccolta firme arriva il giorno dopo il commissariamento dell’Uti del Natisone. «Mi auguro ora – commenta il primo cittadino di Manzano, Mauro Iacumin – che il commissario abbia l’intelligenza di approvare nelle sue linee guida lo statuto elaborato dai sindaci. Il percorso è stato condiviso fino al voto. La bocciatura è stata una sconfitta per tutti, anche se posso comprendere i motivi che hanno portato al no di chi ha fatto ricorso contro l’intera legge. Il commissariamento non costituirà un problema se si continuerà lungo la strada tracciata. Viceversa, uno statuto calato dall’alto sarebbe poco dignitoso per i territori». A Manzano la resa dei conti sulla fusione arriverà lunedì, quando è prevista la seduta del consiglio. L’unione, dati alla mano, porterebbero nelle casse del nuovo comune un milione e 600 mila euro di fondi aggiuntivi dalla Regione e una riduzione dei costi, a cui si aggiunge il non rispetto dei vincoli del patto di stabilità per cinque anni. «E’ evidente che l’assemblea di lunedì – rimarca il capogruppo di Ricostruiamo Manzano, Daniele Macorig – ha di fatto peggiorato la questione Uti. Abbiamo realtà diverse e dinamiche territoriali complesse, la fusione invece riguarda due aree omogenee dal punto di vista economico e territoriale».
 
 

domenica 6 settembre 2015

L’ultima chiamata per l’Uti «Evitiamo il commissario»

Rassegna Stampa - Settembre 2015

cav. Rosario Genova

Consigliere Comunale
L’ultima chiamata per l’Uti «Evitiamo il commissario»
 L’appello del sindaco di Buttrio, Sincerotto, alla vigilia dell’assemblea a Cividale «C’è il rischio di trovarci con uno statuto calato dall’alto: saremo tutti più deboli»

Manzano, 1 Settembre 2015
  Sarà l’ultima chance per dire sì allo statuto dell’Uti. I sindaci dell’area del Natisone si incontreranno domani alle 15 in Comune a Cividale per esprimere parere favorevole oppure rigettare definitivamente l’Unione territoriale intercomunale. In quest’ultimo caso non ci saranno altre prove d’appello e l’Uti sarà commissariata. A lanciare un appello a rivedere le proprie posizioni è il primo cittadino di Buttrio, Giorgio Sincerotto. «Il rischio concreto – dice Sincerotto – è quello di ritrovarci con uno statuto calato dall’alto, dalla Regione. Se sarà così, ne usciremo tutti più deboli». La riunione dei sindaci del 20 agosto si era infatti risolta con un nulla di fatto. Sette erano stati i voti favorevoli alla bozza di statuto: Buttrio, Cividale, Manzano, Remanzacco, San Giovanni al Natisone, Savogna e Stregna. Sette i contrari, tutti Comuni che hanno presentato al Tar ricorso contro la legge regionale di riforma delle autonomie locali: Corno di Rosazzo, Grimacco, Prepotto, Pulfero, San Leonardo, San Pietro al Natisone e Torreano. Astenuti Moimacco e Premariacco. Assente Drenchia. La Regione aveva poi imposto cinque giorni di tempo affinché la futura Uti del Natisone si riunisse nuovamente in conferenza dei sindaci per l’approvazione delle proposte di atto costitutivo e di statuto. Da qui la decisione di riconvocare l’assemblea per l’ultima decisiva partita. «Quella bozza – tuona Sincerotto – è stata elaborata da tutti i sindaci. Trovo assurdo che tutto il lavoro, durato mesi di riunioni e tavoli, sia stato buttato finora alle ortiche, solo per questioni ideologiche. È un diritto dei sindaci fare un ricorso al Tar – continua il primo cittadino di Buttrio – ma quello che si va ad approvare è un documento di supporto al nostro lavoro e non la riforma intera. Votare nuovamente contro vorrebbe dire darsi la zappa sul piede». Da qui l’appello «a tutti i dissidenti a rivedere la propria posizione. Abbiamo poche ore di tempo per farlo ed evitare il commissariamento, che sarebbe un danno per tutti». Un secco no all’Uti potrebbe rilanciare il progetto di fusione tra Manzano e San Giovanni al Natisone, dove le opposizioni si sono fatte promotrici di un referendum. Di questo se ne discuterà a San Giovanni mercoledì in un consiglio straordinario. «La fusione ha dimostrato di essere un progetto ben definito – dice Giusto Maurig di Progetto Comune – a differenza delle Uti». «Grazie alla fusione incentivi e benefici – spiega Rosario Genova, consigliere di “Ricostruiamo Manzano” – si sommeranno ai risparmi di gestione e andranno a costituire un significativo guadagno di almeno il 10% rispetto allo scenario attuale nei primi dieci anni».

«No ai fondi per far lavorare gli stranieri»

Rassegna Stampa - Settembre 2015

cav. Rosario Genova

Consigliere Comunale
«No ai fondi per far lavorare gli stranieri»
 Riccardi (Fi): inaccettabile lo stanziamento di 500 mila euro. Fedriga: è una vergogna

Udine, 6 Settembre 2015

  È una questione di «equità». Perché, poi, «non c'è da stupirsi se la gente è esasperata», denuncia il capogruppo azzurro Riccardo Riccardi. Della gestione dell’emergenza immigrazione non vanno giù quei 500 mila euro di stanziamenti regionali per favorire l’integrazione dei migranti (circa 3 mila quelli accolti in Fvg) attraverso l’impiego in lavori di pubblica utilità. E non gli basta la garanzia dell’assessore Gianni Torrenti, secondo cui non si tratta di «soldi sottratti agli italiani, per cui sono già stati destinati 4 milioni di euro». «Fino a quando si continuerà ad agire al di fuori dai criteri di parità ed equità, non vinceremo questa partita» osserva Riccardi secondo il quale «di fronte alle difficoltà in cui versano i cittadini italiani, il fatto che la Regione dia 500 mila euro a beneficio di persone già mantenute dallo Stato, vuol dire alimentare la tensione sociale». Parla di «vergogna» il capogruppo alla Camera e segretario della Ln Massimiliano Fedriga, che così definisce «i nuovi finanziamenti agli immigrati, tramite il fondo per i lavori socialmente utili». «Con un tasso di disoccupazione che in Fvg è salito di un punto e mezzo - ricorda Fedriga -, davvero la sinistra non trova di meglio da fare che regalare ulteriori soldi per l’inserimento lavorativo dei clandestini?». Guardando alla crisi dei Balcani, il sindaco di Tarvisio, Renato Carlantoni, teme ora ancora di più per il suo territorio condannato a essere la porta dell’immigrazione da nordest. Il Comune ospita anche cento minori non accompagnati, a «un costo che ha già superato i 500 mila euro da inizio anno. Soldi che saranno rimborsati dalla Regione sì - ammette Carlantoni - ma tra 12 mesi». Intanto, però, gli arrivi non si fermano e bisogna affrontare le criticità. Per la montagna «i problemi ordinari così si moltiplicano» e la caserma di Fusine rischia di «non essere più sufficiente. I migranti entrano in Italia con l’intento di andare al nord - precisa Carlantoni - ma conoscono i tempi della burocrazia che sono tali da consentire loro di organizzarsi, senza essere rimandati indietro. Con quello che accade in Ungheria, la Regione deve fare la voce grossa a Roma».

venerdì 4 settembre 2015

Le minoranze chiedono un consiglio urgente sulla fusione

Rassegna Stampa - Settembre 2015

cav. Rosario Genova

Consigliere Comunale
Le minoranze chiedono un consiglio urgente sulla fusione

Manzano, 1 Settembre 2015
  Un consiglio comunale urgente nei rispettivi comuni per dire sì alla fusione. A chiederlo sono le quattro liste di minoranza di Manzano e San Giovanni al Natisone, promotrici della raccolta firme per il referendum.
Dopo il commissariamento dell'Uti del Natisone, i gruppi di opposizione premono sull'acceleratore convinti che «la fusione - spiegano all'unisono -sia l’unica strada percorribile, a questo punto, per ottenere risparmi e vantaggi alla popolazione».
Il tempo però stringe. Le assemblee vanno convocate entro il 15 settembre, temine ultimo per esprimersi sulle proposte di unioni dei comuni per l’anno 2015, come da lettera firmata dall’assessore regionale Panontin «missiva di cui eravamo tenuti all'oscuro dal sindaco Iacumin - tuona il capogruppo di Ricostruiamo Manzano Macorig (Daniela Beltramini e Rosario Genova)». «Con questo consiglio comunale vorremmo capire - aggiunge - da che parte sta la maggioranza e il sindaco». «Le Uti hanno fallito - dice Lorenzo Alessio, capogruppo di Progetto Manzano - noi non permettiamo che un commissario si sostituisca a un sindaco».
Anche a San Giovanni al Natisone la minoranza chiede un atto di responsabilità da parte della Giunta
Davide Vicedomini