Le celebrazioni per i 200 anni dalla nascita a
Soleschiano Stasera il film “Gli ultimi” ispirato a un suo racconto
Manzano, 17 ottobre 2012
San
Lorenzo di Soleschiano è un piccolo borgo che ha al centro un grande
complesso edilizio tra il palazzo aristocratico e la casa colonica. Qui
Caterina Percoto, “contessa contadina” (1812-1887), “aperse e chiuse gli
occhi” e “scrisse i soavi racconti nei quali, come in limpide acque,
si specchia il dolce Friuli”. Così si legge nella lapide posta dal
Comune di Manzano nell’anno della morte e aggiornata ora, a duecento anni
dalla nascita, con una seconda targa dedicata all’anniversario che si sta
celebrando in questi mesi.
La nostra
letteratura deve molto a Caterina Percoto, un’autrice che – come ha scritto
nel 2003 Novella Cantarutti, quando il Messaggero Veneto ripubblicò
le sue ormai introvabili Novelle – «illustrò l’Ottocento friulano
rendendosi nota anche al di fuori dei confini regionali, inserita com’é nel
panorama delle lettere italiane dove figurano solo Erasmo da Valvason tre
secoli prima e Pasolini un secolo dopo».
Fu
elogiata anche dal Carducci, con il quale (ma anche con Nicolò Tommaseo e
Giovanni Verga) ha avuto importanti scambi epistolari. Parlando di
tradizioni carniche, il poeta del Comune rustico ne cita alcune ricordando
che la Percoto
«le raccolse nel libro delle sue Novelle: bel libro e forte, che rispecchia
la forte bellezza e la bontà del Friuli».
“Forte” è
un aggettivo che dice molto, anche in senso di crudo, realistico. Come “Un
episodio dell’anno della fame”, uno dei suoi racconti più famosi, ma anche
più tristi. E' stato rappresentato la sera del 28 settembre scorso nel
cortile di Casa Percoto dal gruppo teatrale Lis Anforis di Sevegliano, con
la regia (e la bella voce narrante) di Tullio Svettini. E’ stato un tuffo
emozionante nell’”anno della fame”, quel 1816 di cui Caterina sentì parlare
da bambina e raccontò poi nelle sue pagine più toccanti. E’ la storia di
Pietro, un povero bracciante senza lavoro che si arrabatta per trovare
qualcosa da mangiare per la sua famiglia. Bravi gli attori, accurati i
costumi d’epoca, suggestiva l’ambientazione, che è il mondo di Siore
Catine.
Un mondo
che si rispecchia, 150 anni dopo, nel film Gli ultimi, di padre
Davide Maria Turoldo che sarà proiettato questa sera, alle 20.15, nel
Foledor di Manzano (accanto al municipio) nell’ambito della rassegna
cinematografica promossa dal Comune e dalla Biblioteca di Manzano in
collaborazione con l’Università di Udine.
Tornando
alla casa natale della Percoto, va ricordato che ha subito varie vicende.
Fino al 1963 era interamente di proprietà delle contesse Foraboschi di
Vienna.
Ma in
precedenza, nel 1853, alla morte della madre Teresa Zaina, era stata divisa
fra Caterina e il fratello Carlo (la scrittrice, secondogenita, aveva ben
sette fratelli maschi, di cui uno prete). La parte di Carlo, quella
dell’ingresso principale con le lapidi, comprende lo studio di Caterina (ma
anche del fratello) con la sua scrivania e tutto l’arredo di oltre
cent’anni fa. Vi abitano le attuali proprietarie, due lontane parenti della
Percoto, le sorelle gemelle Nives e Luisa D’Osualdo, che gentilmente aprono
le porte ai visitatori e fanno da ciceroni.
L’altra
metà dell’edificio è stata acquistata cinque anni fa da Diego Cencig, un ex
uficiale della Marina militare che vi abita con la moglie Adriana. La sua
sala da pranzo era la cucina della Percoto e l’attuale soggiorno la taverna
dove Caterina si intratteneva con il poeta Pietro Zorutti, il giornalista
Pacifico Valussi e altri amici importanti. Cencig è il geloso custode di
questo luogo di memorie che ha contribuito a valorizzare.
Peccato
che la proprietà sia attualmente divisa, ma l’ex ufficiale (che è uno
studioso e ricercatore, ha scritto un libro su Idrografia e viabilità di
Aquileia romana) è il primo ad auspicare che si possa arrivare a una
soluzione che dia piena dignità e valore a un complesso storicamente così
importante.
Naturalmente,
essendo la sua famiglia numerosa, i discendenti della scrittrice si sono
sparsi in molte parti della regione. La parente più prossima dovrebbe
essere Daniela Percoto, classe 1944, che vive a Manzano col marito Silvano
Zamaro, già contitolare di un’azienda metalmeccanica. Suo nonno Pietro, che
aveva un’osteria, era diretto discendente di Caterina, ma altri pronipoti vivono
a Pordenone, Udine e Trieste.
Due bei
ritratti della contessa di San Lorenzo di Soleschiano campeggiano nel
soggiorno di Daniela, ma «avevamo anche alcuni suoi manoscritti originali»,
racconta la signora. «Cinquant’anni fa – ero bambina, ma mi ricordo –
vennero delle suore e li chiesero in prestito a mio padre. Lui era generoso
e glieli diede. “Poi li lasciamo al parroco”, dissero. Non abbiamo più
visto né le suore né i manoscritti!».
Daniela e
Silvano Zamaro hanno un figlio, Marco, 38 anni, che si sta appassionando
alle vicende dell’illustre antenata. Tanto che ha deciso, data anche la
ricorrenza del bicentenario, di chiedere per sé il doppio cognome: a Zamaro
aggiungere Percoto.
MARIO BLASONI.©RIPRODUZIONE RISERVATA
|
Nessun commento:
Posta un commento