venerdì 19 ottobre 2012

La contessa scrittrice che fu elogiata dal vate Carducci



cav. Rosario Genova

Vice Sindaco - Comune di Manzano

La contessa scrittrice che fu elogiata dal vate Carducci

Le celebrazioni per i 200 anni dalla nascita a Soleschiano Stasera il film “Gli ultimi” ispirato a un suo racconto

Manzano, 17 ottobre 2012
San Lorenzo di Soleschiano è un piccolo borgo che ha al centro un grande complesso edilizio tra il palazzo aristocratico e la casa colonica. Qui Caterina Percoto, “contessa contadina” (1812-1887), “aperse e chiuse gli occhi” e “scrisse i soavi racconti nei quali, come in limpide acque, si specchia il dolce Friuli”. Così si legge nella lapide posta dal Comune di Manzano nell’anno della morte e aggiornata ora, a duecento anni dalla nascita, con una seconda targa dedicata all’anniversario che si sta celebrando in questi mesi.
La nostra letteratura deve molto a Caterina Percoto, un’autrice che – come ha scritto nel 2003 Novella Cantarutti, quando il Messaggero Veneto ripubblicò le sue ormai introvabili Novelle – «illustrò l’Ottocento friulano rendendosi nota anche al di fuori dei confini regionali, inserita com’é nel panorama delle lettere italiane dove figurano solo Erasmo da Valvason tre secoli prima e Pasolini un secolo dopo».
Fu elogiata anche dal Carducci, con il quale (ma anche con Nicolò Tommaseo e Giovanni Verga) ha avuto importanti scambi epistolari. Parlando di tradizioni carniche, il poeta del Comune rustico ne cita alcune ricordando che la Percoto «le raccolse nel libro delle sue Novelle: bel libro e forte, che rispecchia la forte bellezza e la bontà del Friuli».
“Forte” è un aggettivo che dice molto, anche in senso di crudo, realistico. Come “Un episodio dell’anno della fame”, uno dei suoi racconti più famosi, ma anche più tristi. E' stato rappresentato la sera del 28 settembre scorso nel cortile di Casa Percoto dal gruppo teatrale Lis Anforis di Sevegliano, con la regia (e la bella voce narrante) di Tullio Svettini. E’ stato un tuffo emozionante nell’”anno della fame”, quel 1816 di cui Caterina sentì parlare da bambina e raccontò poi nelle sue pagine più toccanti. E’ la storia di Pietro, un povero bracciante senza lavoro che si arrabatta per trovare qualcosa da mangiare per la sua famiglia. Bravi gli attori, accurati i costumi d’epoca, suggestiva l’ambientazione, che è il mondo di Siore Catine.
Un mondo che si rispecchia, 150 anni dopo, nel film Gli ultimi, di padre Davide Maria Turoldo che sarà proiettato questa sera, alle 20.15, nel Foledor di Manzano (accanto al municipio) nell’ambito della rassegna cinematografica promossa dal Comune e dalla Biblioteca di Manzano in collaborazione con l’Università di Udine.
Tornando alla casa natale della Percoto, va ricordato che ha subito varie vicende. Fino al 1963 era interamente di proprietà delle contesse Foraboschi di Vienna.
Ma in precedenza, nel 1853, alla morte della madre Teresa Zaina, era stata divisa fra Caterina e il fratello Carlo (la scrittrice, secondogenita, aveva ben sette fratelli maschi, di cui uno prete). La parte di Carlo, quella dell’ingresso principale con le lapidi, comprende lo studio di Caterina (ma anche del fratello) con la sua scrivania e tutto l’arredo di oltre cent’anni fa. Vi abitano le attuali proprietarie, due lontane parenti della Percoto, le sorelle gemelle Nives e Luisa D’Osualdo, che gentilmente aprono le porte ai visitatori e fanno da ciceroni.
L’altra metà dell’edificio è stata acquistata cinque anni fa da Diego Cencig, un ex uficiale della Marina militare che vi abita con la moglie Adriana. La sua sala da pranzo era la cucina della Percoto e l’attuale soggiorno la taverna dove Caterina si intratteneva con il poeta Pietro Zorutti, il giornalista Pacifico Valussi e altri amici importanti. Cencig è il geloso custode di questo luogo di memorie che ha contribuito a valorizzare.
Peccato che la proprietà sia attualmente divisa, ma l’ex ufficiale (che è uno studioso e ricercatore, ha scritto un libro su Idrografia e viabilità di Aquileia romana) è il primo ad auspicare che si possa arrivare a una soluzione che dia piena dignità e valore a un complesso storicamente così importante.
Naturalmente, essendo la sua famiglia numerosa, i discendenti della scrittrice si sono sparsi in molte parti della regione. La parente più prossima dovrebbe essere Daniela Percoto, classe 1944, che vive a Manzano col marito Silvano Zamaro, già contitolare di un’azienda metalmeccanica. Suo nonno Pietro, che aveva un’osteria, era diretto discendente di Caterina, ma altri pronipoti vivono a Pordenone, Udine e Trieste.
Due bei ritratti della contessa di San Lorenzo di Soleschiano campeggiano nel soggiorno di Daniela, ma «avevamo anche alcuni suoi manoscritti originali», racconta la signora. «Cinquant’anni fa – ero bambina, ma mi ricordo – vennero delle suore e li chiesero in prestito a mio padre. Lui era generoso e glieli diede. “Poi li lasciamo al parroco”, dissero. Non abbiamo più visto né le suore né i manoscritti!».
Daniela e Silvano Zamaro hanno un figlio, Marco, 38 anni, che si sta appassionando alle vicende dell’illustre antenata. Tanto che ha deciso, data anche la ricorrenza del bicentenario, di chiedere per sé il doppio cognome: a Zamaro aggiungere Percoto.

MARIO BLASONI.©RIPRODUZIONE RISERVATA
Sito web :  www.rosariogenova.it


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