Ucciso dal monossido operaio di 48 anni
Lo hanno trovato ieri nella sua abitazione, ma
già da lunedì il tunisino Othman Sahraoui non si era presentato al lavoro
Manzano, 26 gennaio 2013
Lo cercavano da lunedì. Da quando cioè, per la prima volta dopo
diversi anni, non si era presentato al lavoro alla Costantini Sedie di
Manzano. Il titolare era persino entrato nella fatiscente abitazione di
Soleschiano assieme ai carabinieri. «Non avevamo aperto solo una porta,
mancava la maniglia, abbiamo pensato fosse una porta cieca» ha detto
Giuseppe Costantini. Invece quella porta conduceva alla modesta camera da
letto di Othman Sahraoui, tunisino di 48 anni. Lì il responsabile della
verniciatura della Costantini era morto da giorni, ucciso dalle esalazioni
di monossido di carbonio del braciere che ai piedi del letto serviva a
riscaldarlo. Sì, perchè in quella casa con tre camere e un bagno, presa in
affitto dal conte Filippo Martinengo un impianto di riscaldamento non
esiste. Sta agli inquilini scaldarsi con ciò che trovano. Il tunisino
utilizzava la carbonella e il legname. E si faceva largo tra la sporcizia,
quella che i carabinieri della stazione di Manzano assieme al titolare
hanno trovato ieri mattina, quando sono ritornati in quella casa e stavolta
hanno anche aperto la porta senza maniglia facendo la macabra scoperta. Era
morto da giorni Othman, forse lo scorso fine settimana. Ucciso nel sonno
dal monossido durante la notte. Oggi il medico legale effettuerà l’esame
esterno sul corpo, ma per i carabinieri il caso è chiuso. Ed è l’ennesimo
nei paesi del Distretto, dove gli immigrati, quelli che sono riusciti a
conservare il lavoro in fabbriche sempre più in difficoltà, sono costretti
a vivere così, in veri e propri tuguri affittati anche a 400 euro al mese
(la famiglia accanto, ad esempio, seppur in un alloggio più grande). La
notizia della morte di Othman Sahraoui ieri è subito arrivata alla vicina
azienda Costantini. Gli operai, una decina contro i 50 degli anni d’oro,
sono scoppiati in lacrime. Othman era uno di loro anche se arrivava da
lontano.
In quel complesso un altro morto e feriti
esalazioni fatali
Manzano, 26 gennaio 2013
Soleschiano, la piccola
frazione di Manzano, ha rivissuto ieri pomeriggio il dramma di un paio
d’anni fa quando proprio in una abitazione sempre di proprietà della
famiglia Martinengo, distante una decina di metri dal civico 13 dove è
stato ritrovato senza vita il tunisino Othman Sahraoui, si era consumata
una simile tragedia con il decesso di una quarantenne cittadina cinese e
l’intossicazione di altri tre suoi connazionali a causa del cattivo
funzionamento dello scaldabagno. Era il 2 febbraio 2011. L’abitazione dove
è stato rinvenuto il corpo senza vita del tunisino fa parte del grande
complesso di villa Martinengo e ad abitarla c’era soltanto lui e questo
spiega forse il motivo del perché nessuno si fosse accorto della tragedia
avvenuta. Sembra che l’uomo non avesse nessun contatto con i pochi vicini e
la zona di carattere rurale non è molto abitata. Othman Sahraoui risiedeva
a Manzano da oltre dieci anni proveniente come tanti suoi connazionali dal
Paese nordafricano in cerca di un’occupazione che aveva trovato in una
locale fabbrica di sedie. Chi ha avuto modo di conoscerlo lo descrive come
una persona tranquilla e gentile, buon lavoratore e persona a modo. L’uomo
non era sposato e, come accennato, viveva solo e a parte il lavoro pare non
avesse altri interessi salvo trovarsi di tanto in tanto con amici
connazionali per trascorrere i giorni di festa. Secondo le informazioni
raccolte, il tunisino viveva in affitto in quei locali. (g.m.)
«Era un gran lavoratore, uno di
famiglia»
Il ricordo di Giuseppe Costantini, titolare
della ditta dove il nordafricano era operaio da dieci anni
Manzano, 26 gennaio 2013
«Mia mamma mi ha sempre detto: vai a lavorare all’estero.
L’importante è che tu non rubi e non dica le bugie». Diceva così l’operaio
tunisino trovato morto ieri mattina a Soleschiano di Manzano. E, a sentire
i suoi colleghi di lavoro e il suo titolare, Othman aveva ascoltato i
consigli materni una decina di anni fa quando aveva lasciato il nord Africa
per cercare fortuna in Italia. La sua fortuna l’aveva trovata a Manzano e
in particolar modo alla Fratelli Costantini. dove in questi anni si era
guadagnato la stima di tutti ed era riuscito a superare indenne la
progressiva riduzione delle maestranze a causa della crisi. Era il
responsabile della verniciatura di sedie e tavoli e amava la sua
professione, tanto che le sue assenze per malattie in questi deici anni si
sono contate sulle dita di una mano. Arrivava ogni mattina in bicicletta al
lavoro dalla casa di Soleschiano che dista un chilometro. «Solo quando
pioveva utilizzava la sua vecchia utilitaria» spiegano dall’impresa. Ieri
mattina sono scoppiati tutti in lacrime quando hanno saputo da Giuseppe
Costantini che il loro collega era stato trovato senza vita in casa ucciso
da quel braciere. «Othman era una persona speciale - spiega l’imprenditore,
ultimo rappresentante di una delle famiglie più note del Distretto - mi
aveva sempre colpito la frase che gli aveva detto la madre alla partenza
dall’Africa. La ripeteva spesso perchè era un uomo di principi ed era molto
legato alla mamma». Parenti? No. Viveva da solo l’operaio tunisino, non
parlava mai della sua famiglia, non aveva particolari hobby. Amava solo il
suo lavoro. Tutti sapevano dove viveva e in che condizioni era ridotto il
suo appartamento. «Sì, lo sapevamo - spiegano in fabbrica - ma che cosa ci
potevamo fare. Al lavoro arrivava sempre puntuale con la sua bici, non
chiedevamo di più». Non mancava mai al lavoro il 48enne nordafricano. Ecco
perchè lunedì non vedendolo arrivare in fabbrica si sono preoccupati.
«Abbiamo persino pensato che fosse fuggito con una donna» dicono. L’hanno
chiamato al cellulare. Non rispondeva. Poi, il giorno successivo hanno
riprovato col telefonino, che però era spento. Loro non lo sapevano che era
accanto ad un uomo senza vita e che ormai la batteria aveva esaurito la
carica. «Mercoledì - spiega Giuseppe Costantini - sono entrato in quella
casa con i carabinieri. Poi siamo tornati ieri mattina». E’ commosso
Costantini. «Siamo rimasti una decina in fabbrica, una famiglia. E Othman
era uno della famiglia».

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