domenica 27 gennaio 2013

Ucciso dal monossido operaio di 48 anni



cav. Rosario Genova

Vice Sindaco - Comune di Manzano
Ucciso dal monossido operaio di 48 anni
Lo hanno trovato ieri nella sua abitazione, ma già da lunedì il tunisino Othman Sahraoui non si era presentato al lavoro
Manzano, 26 gennaio 2013
Lo cercavano da lunedì. Da quando cioè, per la prima volta dopo diversi anni, non si era presentato al lavoro alla Costantini Sedie di Manzano. Il titolare era persino entrato nella fatiscente abitazione di Soleschiano assieme ai carabinieri. «Non avevamo aperto solo una porta, mancava la maniglia, abbiamo pensato fosse una porta cieca» ha detto Giuseppe Costantini. Invece quella porta conduceva alla modesta camera da letto di Othman Sahraoui, tunisino di 48 anni. Lì il responsabile della verniciatura della Costantini era morto da giorni, ucciso dalle esalazioni di monossido di carbonio del braciere che ai piedi del letto serviva a riscaldarlo. Sì, perchè in quella casa con tre camere e un bagno, presa in affitto dal conte Filippo Martinengo un impianto di riscaldamento non esiste. Sta agli inquilini scaldarsi con ciò che trovano. Il tunisino utilizzava la carbonella e il legname. E si faceva largo tra la sporcizia, quella che i carabinieri della stazione di Manzano assieme al titolare hanno trovato ieri mattina, quando sono ritornati in quella casa e stavolta hanno anche aperto la porta senza maniglia facendo la macabra scoperta. Era morto da giorni Othman, forse lo scorso fine settimana. Ucciso nel sonno dal monossido durante la notte. Oggi il medico legale effettuerà l’esame esterno sul corpo, ma per i carabinieri il caso è chiuso. Ed è l’ennesimo nei paesi del Distretto, dove gli immigrati, quelli che sono riusciti a conservare il lavoro in fabbriche sempre più in difficoltà, sono costretti a vivere così, in veri e propri tuguri affittati anche a 400 euro al mese (la famiglia accanto, ad esempio, seppur in un alloggio più grande). La notizia della morte di Othman Sahraoui ieri è subito arrivata alla vicina azienda Costantini. Gli operai, una decina contro i 50 degli anni d’oro, sono scoppiati in lacrime. Othman era uno di loro anche se arrivava da lontano.

 In quel complesso un altro morto e feriti
esalazioni fatali
Manzano, 26 gennaio 2013
Soleschiano, la piccola frazione di Manzano, ha rivissuto ieri pomeriggio il dramma di un paio d’anni fa quando proprio in una abitazione sempre di proprietà della famiglia Martinengo, distante una decina di metri dal civico 13 dove è stato ritrovato senza vita il tunisino Othman Sahraoui, si era consumata una simile tragedia con il decesso di una quarantenne cittadina cinese e l’intossicazione di altri tre suoi connazionali a causa del cattivo funzionamento dello scaldabagno. Era il 2 febbraio 2011. L’abitazione dove è stato rinvenuto il corpo senza vita del tunisino fa parte del grande complesso di villa Martinengo e ad abitarla c’era soltanto lui e questo spiega forse il motivo del perché nessuno si fosse accorto della tragedia avvenuta. Sembra che l’uomo non avesse nessun contatto con i pochi vicini e la zona di carattere rurale non è molto abitata. Othman Sahraoui risiedeva a Manzano da oltre dieci anni proveniente come tanti suoi connazionali dal Paese nordafricano in cerca di un’occupazione che aveva trovato in una locale fabbrica di sedie. Chi ha avuto modo di conoscerlo lo descrive come una persona tranquilla e gentile, buon lavoratore e persona a modo. L’uomo non era sposato e, come accennato, viveva solo e a parte il lavoro pare non avesse altri interessi salvo trovarsi di tanto in tanto con amici connazionali per trascorrere i giorni di festa. Secondo le informazioni raccolte, il tunisino viveva in affitto in quei locali. (g.m.)



«Era un gran lavoratore, uno di famiglia»
Il ricordo di Giuseppe Costantini, titolare della ditta dove il nordafricano era operaio da dieci anni
Manzano, 26 gennaio 2013
«Mia mamma mi ha sempre detto: vai a lavorare all’estero. L’importante è che tu non rubi e non dica le bugie». Diceva così l’operaio tunisino trovato morto ieri mattina a Soleschiano di Manzano. E, a sentire i suoi colleghi di lavoro e il suo titolare, Othman aveva ascoltato i consigli materni una decina di anni fa quando aveva lasciato il nord Africa per cercare fortuna in Italia. La sua fortuna l’aveva trovata a Manzano e in particolar modo alla Fratelli Costantini. dove in questi anni si era guadagnato la stima di tutti ed era riuscito a superare indenne la progressiva riduzione delle maestranze a causa della crisi. Era il responsabile della verniciatura di sedie e tavoli e amava la sua professione, tanto che le sue assenze per malattie in questi deici anni si sono contate sulle dita di una mano. Arrivava ogni mattina in bicicletta al lavoro dalla casa di Soleschiano che dista un chilometro. «Solo quando pioveva utilizzava la sua vecchia utilitaria» spiegano dall’impresa. Ieri mattina sono scoppiati tutti in lacrime quando hanno saputo da Giuseppe Costantini che il loro collega era stato trovato senza vita in casa ucciso da quel braciere. «Othman era una persona speciale - spiega l’imprenditore, ultimo rappresentante di una delle famiglie più note del Distretto - mi aveva sempre colpito la frase che gli aveva detto la madre alla partenza dall’Africa. La ripeteva spesso perchè era un uomo di principi ed era molto legato alla mamma». Parenti? No. Viveva da solo l’operaio tunisino, non parlava mai della sua famiglia, non aveva particolari hobby. Amava solo il suo lavoro. Tutti sapevano dove viveva e in che condizioni era ridotto il suo appartamento. «Sì, lo sapevamo - spiegano in fabbrica - ma che cosa ci potevamo fare. Al lavoro arrivava sempre puntuale con la sua bici, non chiedevamo di più». Non mancava mai al lavoro il 48enne nordafricano. Ecco perchè lunedì non vedendolo arrivare in fabbrica si sono preoccupati. «Abbiamo persino pensato che fosse fuggito con una donna» dicono. L’hanno chiamato al cellulare. Non rispondeva. Poi, il giorno successivo hanno riprovato col telefonino, che però era spento. Loro non lo sapevano che era accanto ad un uomo senza vita e che ormai la batteria aveva esaurito la carica. «Mercoledì - spiega Giuseppe Costantini - sono entrato in quella casa con i carabinieri. Poi siamo tornati ieri mattina». E’ commosso Costantini. «Siamo rimasti una decina in fabbrica, una famiglia. E Othman era uno della famiglia».



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