Crisi, per gli
artigiani è ancora notte
Apprendisti ai minimi
da 60 anni, boom di giovani senza lavoro. Tilatti: piano per la micro
edilizia e lotta alla burocrazia
Manzano, 16 giugno 2013
“le costruzioni soffrono “
E’
il comparto che fa registrare le performance peggiori: meno 26% di
imprese iscritte, male anche manifatturiero e servizi
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“il congresso in capannone”
L’appello
del presidente alla Regione: subito un tavolo tecnico-politico per
affrontare i temi di Imu e Tares
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“A che punto è la notte?”. Già dal titolo si
può intuire qual è il filo conduttore dell’ottavo rapporto annuale di
Confartigianato sullo stato del comparto nel 2012, illustrato ieri durante
una conferenza stampa nella sede dell’associazione in via Del Pozzo. Se
diamo un’occhiata ai freddi numeri degli indicatori economici, si capisce
che la notte, cioè la crisi, purtroppo, non è ancora finita. E a quasi
cinque anni dall’inizio, con il crac di Lehmann Brothers negli Stati Uniti,
non si intravvede la luce in fondo al tunnel. Un po’ di cifre? Eccole, nel
dettagliato dossier curato da Nicola Serio, dell’ufficio studi di
Confartigianato. In provincia c’è oggi un numero di apprendisti (cioè il
futuro per i tanti mestieri artigiani) pari a 1.444 persone, inferiore ai
1.769 che si registrarono nel 1955, quasi sessant’anni fa, prima del boom.
Dunque siamo tornati ai livelli del Dopoguerra e il numero è in calo
costante: gli oltre 3 mila “garzoni” di bottega del 2000 sono un lontano ricordo,
per non parlare dei record degli anni Sessanta, con un Friuli che sfornava
(e preparava) ogni anno 6, 7 mila falegnami, idraulici, imbianchini e
quant’altro. Altra nota dolente la disoccupazione giovanile, che è
schizzata al 30,4%: un tasso che non si registrava dal 1985 e che solo nel
2011, era “appena” del 20,9%. Il ricorso alla cassa integrazione è ai
massimi assoluti: ed è proprio l’ammortizzatore sociale che impedisce, al
momento, l’esplosione del tasso di disoccupazione globale, fermo al 6,8%, anche
se nel 2007 avevamo raggiunto un tasso “fisiologico” poco superiore al 4%.
In questo quadro è facile capire come sia in flessione il numero dei
dipendenti artigiani, 16.463, con un meno 17% rispetto al picco del 2007.
L’emorragia ha riguardato in particolare operai e apprendisti, mentre il
numero di “colletti bianchi” è stabile. L’edilizia il comparto più
sofferente con un meno 34% di ore lavorate, un meno 24% di lavoratori e un
meno 26% di imprese iscritte. Ma l’analisi degli artigiani, che nel pomeriggio
hanno celebrato il congresso provinciale in un capannone industriale a
Manzano, non è stata solo un pianto greco. Il presidente Graziano Tilatti
ha proposto un paio di ricette per uscire dalla crisi. O quantomeno per
provarci. La riqualificazione del patrimonio edilizio è una. «Occorre – ha
spiegato Tilatti – un grande progetto di sistemazione del patrimonio
edilizio, in chiave di sostenibilità energetica e ambientale, sfruttando i
progetti comunitari della programmazione 2014-2020. Innovazione, economia
diffusa e “green”, stop al consumo del territorio, green social housing,
rilancio dell’iniziativa privata come energie da coltivare, a condizione
che le istituzioni condividano l’obiettivo e facciano la loro parte». Una
mano tesa alla “micro edilizia”, volta a far partire tutti quegli
interventi di manutenzioni e ristrutturazioni che i nostri condomini e i
nostri capannoni, dove spesso ci sono uffici e laboratori, hanno bisogno. E
poi lotta serrata alla burocrazia. Gli artigiani chiedono infatti una fiscalità,
anche locale, che non penalizzi le piccole aziende – ad esempio con l’Imu e
Tares – e con semplificazioni burocratiche reali – concertate a partire
dalle proposte operative delle categorie economiche. A questo proposito
Confartigianato lancia una sfida alla presidente Serracchiani:
l’istituzione di un tavolo tecnico-politico fra categorie e Regione in
grado, con la politica dei piccoli passi, di individuare e di risolvere i
problemi burocratici.
Fiducia azzerata: all’inizio del 2013
nessuno vede rosa
Nel rapporto di Confartigianato c’è pure la classica domanda
sulla “fiducia”. Un indicatore fondamentale per capire come gli
imprenditori artigiani “vedono” il futuro. Ebbene alla domanda “a suo
giudizio la situazione economica dell’Italia, a prescindere dalla
situazione della sua impresa e del suo settore”, negli ultimi sei mesi è
peggiorata per l’84,6% degli interpellati, è rimasta invariata per il
14,5%. Nessuno, o quasi, con fiducia in crescita. Alla stessa domanda,
appena un anno fa, nel 2012, gli artigiani che avevano risposto peggiorata
erano il 61,5%, invariata il 30% e migliorata l’8,2%. Dunque la fiducia
complessiva verso il sistema Paese, in dodici mesi, si è deteriorata di ben
23 punti percentuali, una vera e propria debacle. Tra i problemi segnalati
più urgenti quelli delle tasse troppo alte e troppo complicate (nel 2013 il
giorno di “liberazione” fiscale per i contribuenti fedeli sarà il 16
luglio) e l’eccesso di burocrazia. (m.ce.) di Maurizio Cescon
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