martedì 4 febbraio 2014

Cade la Driutti, commissario a Manzano

Rassegna Stampa - Febbraio 2014

cav. Rosario Genova

Cade la Driutti, commissario a Manzano
Dopo le dimissioni di 11 consiglieri, il sindaco resta solo. Venturini:«Eravamo alla paralisi, alla città serve un governo forte»
 
Manzano, 4 Febbraio 2014
 
È crollata, pezzo dopo pezzo, la squadra di Lidia Driutti: con le dimissioni della maggior parte di consiglieri (11 con quelle di Montina della Lega Nord), presentate contemporaneamente ieri mattina, il sindaco di Forza italia che guidava una giunta di centro destra è decaduto. Come la stessa Driutti presagiva quando, a dicembre, si era messa alla ricerca di una “stampella” fra la minoranza, i numeri per il consenso non ci sono più: Manzano è un Comune commissariato, a maggio i cittadini torneranno a votare. Termina qui l’era Driutti, iniziata 6 anni fa. Confermata nel 2013, il sindaco ha man mano perso la fiducia della maggioranza evitando confronti diretti con essa e ripiegando anzi sulla minoranza, corteggiandolo con offerte che non hanno commosso né Iacumin né Zamò. Gli ultimi fatti che hanno portato all’infelice débâcle della giunta Driutti sono ormai noti: prima le dimissioni dell’assessore esterno Tessaro, poi la mozione con cui l’assessore Venturini denunciava l’immobilismo delle opere pubbliche a causa del demansionamento del capoufficio tecnico Nardin, infine l’aperto dissenso del consigliere Macorig, suo predecessore alla guida del Comune. Le cose sono precipitate pochi giorni fa con le dimissioni del vicesindaco Genova e dello stesso Venturini; caduti nel vuoto i corteggiamenti alla minoranza, Lidia Driutti, sempre più sola, si è trincerata nel silenzio più assoluto, forse sperando che i “suoi”, fra le alte sfere, la supportassero in extremis. Invece ieri quasi l’intero consiglio le si è sgretolato sotto gli occhi, con un esito fatale: Driutti non ha più la fiducia, la sostituirà un commissario. Il Comune resta ora senza guida. «Manzano ha urgente necessità di un governo forte, autorevole e legittimato dal consenso elettorale, in grado di rapportarsi sia con i Comuni vicini, per uscire dall’isolamento politico in cui si trova, sia con la Regione - commenta Venturini -. La situazione negli ultimi mesi era di totale paralisi politica e amministrativa, eravamo ridotti a gestire l’ordinaria amministrazione. Ma per fare questo non servono né un sindaco né una giunta:sono sufficienti i capiufficio».Dopo le dimissioni sue e di Genova, Venturini si aspettava «una riunione convocata dal sindaco con il gruppo che l’ha proposta e sostenuta; invece abbiamo appreso dalla stampa, e mai in giunta, degli incontri con esponenti dell’opposizione, nel maldestro tentativo di rabberciare la maggioranza. In politica bisogna anche sapersi assumere le proprie responsabilità: io me le sono sempre assunte, anche in questo momento». «Probabilmente c’erano i margini per recuperare la situazione e ripristinare gli equilibri, restituendo serenità all’amministrazione - aggiunge Genova -. Ciò si sarebbe concretizzato se fosse stata convocata la maggioranza. Mi aspettavo che il sindaco, dopo le mie dimissioni da vicesindaco e assessore, prendesse provvedimenti in tal senso. Mai avrei pensato ci dimettermi anche da consigliere. Questo, a mio parere, è stato un gesto di grande responsabilità». Rosalba Tello
LA ACCUSE DI MACORIG
«Venti mesi di immobilismo e isolamento»
Manzano, 4 febbraio 2014
«Venti mesi di immobilismo amministrativo e di isolamento politico in ambito territoriale. L’unica opera realizzata è l’impianto di riscaldamento della materna di Case, mentre nessuna risposta è stata data ad urgenze macroscopiche, come l’asfaltatura in via Isonzo. Il sindaco non ha mai risolto, e neanche voluto affrontare, problematiche come le dimissioni di Tessaro, avvenute oltre 5 mesi fa. Da allora non ha mai convocato una riunione di maggioranza».È solo un piccolo elenco delle “colpe”" del sindaco Driutti stilato da Daniele Macorig, consigliere dimissionario di maggioranza e già sindaco di Manzano. «La lista sarebbe lunghissima: il primo cittadino non ha preso atto del “caso Nardin”, mozione protocollata da Venturini e mai discussa in, un atto che denota un non rispetto delle istituzioni. Senza contare l’iniziativa, del tutto autonoma e immotivata, di cercare un allargamento della maggioranza nell’opposizione senza un indirizzo chiaro». Quest è l’ultimo passo falso della sindachessa che ha fatto saltare la mosca al naso a Macorig: «Dopo le dimissioni di altri due assessori, ha continuando a restare zitta, invece di riunire la maggioranza. Continuava a convocare solo alcuni consiglieri, evitando un confronto collegiale, il che evidenzia una scarsa capacità di gestione politica». (r.t.)
 
 
 
 
 





 










Zamò e Iacumin: ora decidano i cittadini
Gli esponenti della minoranza confermano l’inevitabilità di azzerare una situazione non più rimediabile
 
 
MANZANO «Ci siamo decisi a questo atto estremo a fronte di una continua, evidente e irrimediabile incapacità di decisione politica e amministrativa della giunta e del sindaco in particolare, un'incapacità che aggravava giorno dopo giorno i già enormi problemi del nostro Comune». Dopo il “golpe”,Lucio Zamò sottolinea che l’opposizione non ha mai mancato di riconoscere il ruolo del sindaco e il valore della scelta effettuata dai cittadini nel 2012, «così come non ne abbiamo mai richiesto le dimissioni fino ad oggi, costretti a un passo così estremo dal progressivo sgretolarsi della sua giunta e della sua maggioranza. È opportuno quindi che ci si sposti tutti alla casella successiva, restituendo ai manzanesi la responsabilità di scegliere chi dovrà amministrarli. E lo facciamo sapendo che, in fondo, il probabile abbinamento delle elezioni amministrative con quelle europee non comporterà alcun costo aggiuntivo per il nostro già esausto bilancio. Considerazione, questa, che ci ha convinto ad accantonare anche gli ultimi dubbi e deciderci a un passo che non poteva essere più rinviato». «Per dare la possibilità al Comune di Manzano di avere un futuro, le dimissioni contemporanee sono state l’unica soluzione percorribile - commenta Mauro Iacumin del Pd -. Per due anni, infatti, il nostro gruppo consiliare si era reso disponibile a collaborare con la maggioranza con un apporto di idee ed energie. Purtroppo, non siamo mai stati ascoltati. La nostra collaborazione è stata richiesta troppo tardi, quando le cose stavano ormai precipitando, e i dissidi interni alla maggioranza, acuiti anche dalle verifiche di una minoranza attenta e scrupolosa, non erano più sanabili in alcun modo. Non erano certo i possibili “inciuci” a poter risolvere la situazione creatasi all’interno della maggioranza. Adesso la parola sarà nuovamente data ai nostri concittadini, che hanno sicuramente capito come sia stato gestito il Comune negli ultimi anni e come sia chiara la necessità di operare un cambiamento radicale, un rinnovamento che deve partire dalle persone. La nostra battaglia, che è quella dei manzanesi, parte dalla nostra disponibilità a spenderci per un pronto riscatto di Manzano sicuramente in sinergia con i comuni vicini, cosa che l’amministrazione da anni non è stata in grado di fare, di fatto, isolando Manzano. A primavera - chiude il portavoce della sinistra - molti di essi andranno ad elezioni per il rinnovo del consiglio comunale; questo rinnovo generale dovrà portare ad un cambiamento complessivo del modo di fare amministrazione per tutta l’area del Distretto della sedia». (r.t.)
 
 
 
 
 
I COMMENTI E LE PREVISIONI DELLA GENTE
«Questi abbiano il buon senso di non ricandidarsi»
 
MANZANO, 4 febraio 2014
«Povera Manzano!». È il commento rilasciato sui social network che forse meglio sintetizza lo stato d’animo dei manzanesi, orfani di una guida amministrativa, delusi e traditi da una politica incoerente. Ieri i lettori hanno espresso le loro opinioni sull’ultima, destabilizzante novità che ha colpito il loro paese: «La logica conclusione di una giunta che non voleva nessuno. Un anno buttato via», aggiunge un altro manzanese. L’amarezza è tangibile: «Il paese era in agonia da tempo, e non si poteva proseguire con la Driutti, che fu una scelta sbagliatissima - scrive un lettore -. Speriamo solo che da tutto questo non escano i vecchi scheletri della politica di 20 anni fa. La città ha bisogno di energie nuove. Manzano ha bisogno di gente che trasmetta entusiasmo e fiducia». C’è, poi, chi spera che «questi abbiano almeno il buon senso di non ricandidarsi», e chi invita a tener conto che «anche i dimissionari della maggioranza hanno amministrato assieme alla Driutti». Il toto-sindaco è iniziato nei bar a livello di chiacchiere, ma nessuno si arrischia a fare nomi ufficialmente, se non un lettore sibillino: «Indovinate chi sarà candidato sindaco?». Inutile negare che Macorig è il più gettonato, considerato che i delusi della sindaca pidiellina difficilmente si convertiranno a una coalizione di sinistra. L’altro nome “facile” è Zamò, ma per ora gli interessati ritengono prematuro ipotizzare qualsiasi scenario: la realtà è che, fino a maggio, a palazzo Torriani governerà un commissario scelto dalla Regione. Chi si intende un po’ di strategie politiche e magari è vicino ai personaggi in causa, ritiene che vedere sfiduciata la Driutti sia davvero una brutta pagina della politica manzanese: «Sarebbe stato meglio che gli assessori “fedeli” rimasti, Stacco e Alessio, avessero dato le dimissioni, così il sindaco avrebbe fatto un passo indietro e questo sarebbe stato un gesto più dignitoso». Insomma la sindaca se la sarebbe“cercata” (forse mal consigliata?), preferendo arroccarsi sulle sue posizioni, evitando un confronto che, invece, probabilmente le avrebbe fatto buon gioco. Cinico e disincantato il commento di un altro nostro lettore: «Questi stanno lì a fare le mosse politiche come stessero giocando a battaglia navale. Chi saranno i vincitori? Macorig? Manzano meriterebbe altro e comunque molto di più di questa e delle passate amministrazioni». Il grillino di turno vota ovviamente per aun sindaco a 5 stelle», quello più cinico parla di «4 falegnami in Ferrari che hanno badato solo ai loro miseri affari, idem per la politica». Non manca chi non si scompone dopo il “terremoto”politico: «Dormirò bene ugualmente». (r.t.


 

Nessun commento:

Posta un commento