lunedì 10 febbraio 2014

Driutti all’attacco: vince la malapolitica

Rassegna Stampa - Febbraio 2014

cav. Rosario Genova

Driutti all’attacco: vince la malapolitica
Lo sfogo dell’ex sindaco di Manzano (Forza Italia): cercato un’altra maggioranza solo dopo il tradimento di alcuni dei miei
Manzano, 10 Febbraio 2014
L’ex sindaco Lidia Driutti rompe il silenzio. E risponde alla sua (ex) giunta e ai consiglieri dimissionari, non risparmiando dure accuse. «Ormai tutti lo sanno, ha vinto la malapolitica, quella fatta di ricatti e accordi sottobanco – dice senza giri di parole –. Se ho cercato altrove una maggioranza (parlo di Iacumin, non di Zamò, perché è stato lui a contattare me), era solo per trovare altre persone valide e pulite (non i partiti) disposte a lavorare per una comune strategia di crescita per il bene di Manzano». La sua “incursione” tra i banchi di minoranza sarebbe partita «solo dopo il tradimento di Macorig, Venturini, Balutto e Bergamasco nel consiglio comunale di fine novembre, ai quali si è accodato Genova – spiega –. Una situazione cominciata 8 mesi fa, dopo la sconfitta di Macorig alle regionali, quando l’uomo, a caccia di un posto, forse neanche di sindaco, ha dato inizio a un logorio continuo fatto di segni, gesti, azioni sotterranee per noi inequivocabili, a cui né io né il gruppo con me rimasto abbiamo ceduto. A quel punto, coadiuvato da Venturini, ha continuato più forte l’offensiva volta a ingessare l’apparato amministrativo». Insomma, l’intera operazione sarebbe scattata per sistemare Macorig, privo di incarichi prestigiosi, ma ancora forte di un consenso che potrebbe farlo tornare sulla poltrona di sindaco. Ma i sassi che la Driutti deve togliersi dalle scarpe sono ancora molti: «Tutti i motivi da loro dichiarati sulla stampa sono contraddittori, privi di significato politico e facilmente smentibili. Gli assessori hanno sempre avuto piena libertà operativa nei rispettivi settori e personale competente e professionale con cui collaborare: non sono i dipendenti che possono bloccare le azioni degli assessori. Nel mandato precedente, infatti, senza certi personaggi abbiamo lavorato molto e con successo. Purtroppo anche sotto il profilo politico il capogruppo Macorig non ha agevolato la coesione, anzi». Dopo la batosta, Driutti sembra dunque aver ritrovato energia, determinata a fare chiarezza su questa infelice pagina politica in cui tutti sono contro tutti: anche gli ultimi fedelissimi di Progetto Manzano, infatti, hanno avuto da ridire sull’operato del sindaco, criticato per la sua mancanza di decisionismo. L’ex primo cittadino chiude con l’ultima picconata: «In questo momento di crisi le elezioni serviranno solo a soddisfare appetiti personali che qualcuno nasconde dietro l’interesse dei cittadini. Il mio obiettivo per Manzano era realizzare il programma elettorale che i cittadini hanno approvato attraverso il voto, semmai rivisto e migliorato; per gli altri, l’obiettivo era invece di non farmelo realizzare. Desidero comunque ringraziare di cuore il gruppo dei consiglieri che mi ha sostenuto e tutti i cittadini che credono in me». Rosalba Tello
 
 
Il commissario amministrerà fino a maggio Poi la parola ripasserà agli elettori
Fino al voto di maggio, dunque, Manzano sarà governata da Silvia Zossi, commissario incaricato dalla Regione, alla quale l’ormai ex sindaco Lidia Driutti ha consegnato le chiavi di palazzo Torriani (foto), così come hanno fatto assessori e consiglieri svuotando gli uffici dagli oggetti personali. Un passaggio difficile soprattutto per i dipendenti, almeno per le prime settimane di rodaggio. Il commissario si occuperà per lo più della gestione ordinaria del Comune, evitando (almeno in teoria, perché avrebbe pieni poteri) di fare scelte di natura politica. Zossi lavorerà quindi supportata solo dagli uffici, mandando avanti ciò che è stato avviato. Dovrà poi anche procedere con la conferma, o la nomina, dei “tpo”(cioè i titolari di posizione organizzativa). Un’altra donna, dunque, a dirigere le operazioni in municipio fino alle elezioni di maggio, quando Manzano sarà chiamata nuovamente alle urne a soli due anni dalla riconferma della Driutti. (r.t.)

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