Rassegna Stampa - Novembre 2014
cav. Rosario Genova
Consigliere Comunale
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Manzanese, duemila disoccupati
La crisi senza fine del Distretto
Gli
allarmanti dati dell’Osservatorio sul
mercato del lavoro in provincia di Udine: si sfiora il 10% Record
negativo nella capitale della sedia: a casa 674 persone. Le donne sono
le più
penalizzate
Manzano, 20 Novembre 2014
La situazione occupazionale nel Distretto del
Manzanese - nello specifico i Comuni di Manzano, Corno di Rosazzo, San
Giovanni al Natisone e Premariacco - è molto seria. Lo dicono i numeri
forniti dall’Osservatorio sul mercato del lavoro della provincia di
Udine: complessivamente, i disoccupati nel Distretto solo oltre duemila,
pari al 10% degli abitanti (media nazionale 12,6, Nord Italia 8,4). La
base delle elaborazioni condotte dell’Osservatorio è costituita
dall’archivio unico regionale dei centri per l’impiego, in cui
convergono le comunicazioni obbligatorie dei datori di lavoro, le
richieste
di inserimento in lista di mobilità e disoccupazione. La disoccupazione è
donna. I numeri - aggiornati allo scorso 2 novembre - vedono
ancora una volta le donne fortemente penalizzate rispetto agli uomini,
con differenze anche importanti, come nel caso di San Giovanni al
Natisone, che
su 595 disoccupati (circa il 10% degli abitanti) conta oltre 330 donne e
poco più di 260 uomini. Non va meglio a Premariacco: qui la differenza
è 205 a 131; in questo caso, però, la percentuale generale di
disoccupati scende a poco più dell’8%. In generale, il totale
nei territorio considerati vede la percentuale di circa il 60% di donne
senza lavoro e il 40% di uomini. A questi dati vanno aggiunti poi gli
inoccupati (disoccupati che non hanno mai lavorato) e anche qui le donna
di nuovo primeggiano con oltre il doppio delle unità. Nei Comuni di
Manzano e Corno le differenze di occupazione tra uomini e donne (anche
se queste sempre in numero maggiore) non sono così rilevanti e le
percentuali di disoccupazione si assesta tra l’8 e il 10%: a Manzano i
senza lavoro sono 674, a Corno 283.
Assunzioni
e cassazioni. Dal 2009, anno forse
più difficile con l’inizio della grave crisi economica, il saldo tra
assunzioni e cessazioni è costantemente negativo. Solo nel
2009 la differenza totale tra ingressi e uscite è stata di 650 unità in
cui San Giovanni ne perde 261, Manzano 216, Premariacco 129 e,
in coda, Corno di Rosazzo con “soli” 43. Anche il 2012 è stato un anno
difficile, con 188 posto persi solo nel Comune di
Premariacco. Manzano e San Giovanni se la cavano meglio (rispettivamente
con meno 65 e 85 posti), ma pagano nel 2013 con numeri di nuovo sopra
il
centinaio. Per quanto riguarda i contratti di assunzione, invece, per la
maggior riguardano cittadini italiani, anche se in particolare nei
comuni di
San Giovanni e Manzano i cittadini extra Cee nel 2009 rappresentanvao
circa un terzo dei lavoratori.
Stranieri (inteso come cittadini non residenti nei
paesi della Comunità Europea) che diminuiscono decisamente nel 2013 in
cui negli stessi comuni, su oltre 1.540 assunzioni sono solo 332, in
maggioranza provenienti da Albania, Cina e Nord Africa.
I
settori che registrano le maggiori assunzioni
riguardano i servizi, davanti a industria e agricoltura. Contratti. Dal
2011 al 2013 i contratti di assunzione sono scesi da 2.566 a 2.326. Lo
scorso
anno, sul totale, quasi l’80% era rappresentato da contratti a tempo
determinato, con un picco dell’87% a Corno. Che si traduce in una
situazione di forte precarietà basata per la maggior parte su contratti
atipici.
A tutti questi numeri bisogna inoltre aggiungere
tutti i lavoratori coperti da ammortizzatori sociali, che in diversi casi stanno per terminare. Silvia Riosa
Mancano coperture, cassa integrazione in deroga a rischio nel
2015
Ai dati
della disoccupazione si aggiunge un’ulteriore spada di Damocle che pende
sulla testa dei lavoratori, anche del Distretto, che oggi sono coperti
dagli ammortizzatori sociali. Forte preoccupazione nello specifico per
il
lavoratori in cassa integrazione in deroga è stata espressa dal
segretario regionale della Filca Cisl, in quanto a oggi non c’è
certezza della copertura per l’intero 2015. Questo significherebbe per
operai e dipendenti ritrovarsi senza anche quel poco di sostentamento
economico che in questi mesi ha permesso di “sopravvivere”. Nei primi
mesi del 2015, inoltre, per molte aziende scadrà il
quinquennio di utilizzo degli ammortizzatori sociali, che ripartirà solo
ad agosto. Il rischio concreto, se il governo nazionale non
interverrà in merito, è che le aziende debbano attendere anche 6 mesi
per riaccedere ai fondi. Nelle prossime settimane è
previsto un incontro tra Regione e parti sociali per analizzare la
situazione e considerare tutte le soluzioni. In tutto questo rimane il
problema
della ricollocazione di coloro che, perso il lavoro, con una bassa
qualificazione professionale e troppo giovani per accedere alla
pensione, non
riescono rientrare nel mondo del lavoro. Di nuovo le donne sono le più
penalizzate. (s.r.)
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