domenica 18 gennaio 2015

Gli imprenditori bocciano il by-pass di San Giovanni

Rassegna Stampa - Gennaio 2015

cav. Rosario Genova

Consigliere Comunale
Gli imprenditori bocciano il by-pass di San Giovanni
 Giudicate inutili le infrastrutture viarie proposte dalla Regione per 32 milioni «Uno spreco di soldi e territorio». Sollecitato il rilancio delle aziende per il lavoro

SAN GIOVANNI AL NATISONE, 18 Gennaio 2015
   La scelta sulla realizzazione o meno del by-pass di San Giovanni è stata demandata dalla Regione alle amministrazioni comunali di San Giovanni al Natisone e Manzano. L’ipotizzata strada congiungerà il nuovo ponte sul Torre a Viscone con la rotonda “di Calligaris” lungo la strada regionale 56, realizzando un nuovo ponte sul Natisone a Bolzano. Un’opera da 32 milioni di euro che, qualora l’intervento non fosse realizzato, sarebbero parzialmente o totalmente dirottati su progetti proposti dalle due amministrazioni per il rilancio del territorio. Una strada lascia riversare sulla vecchia Palmarina tutto il traffico della zona industriale di Chiopris Viscone e di Medeuzza, mentre per il collegamento con l’area de La Brava è prevista una piccola bretella. Risulterebbe un’opera destinata a ridurre il tempo di percorrenza tra Viscone e Manzano di 30 secondi, senza portare benefici alle realtà di Villanova, Cascina Rinaldi, Dolegnano e Corno di Rosazzo. «Dobbiamo spendere 32 milioni per devastare il Natisone – ha commentato Franco Bulfoni, ex imprenditore, ormai in pensione nel corso dell’assemblea pubblica –? Credo di no. Allarghiamo la Palmarina con poca spesa. Nella zona de La Brava nessuno ha detto che è a favore. Si fa fatica a pagare le tasse e poi si sprecano i soldi». «Questo by-pass è un’opera inutile e non è da fare – dice Lucio Bergamasco, titolare della Comec di Cascina Rinaldi –. Mi sono confrontato anche con altri imprenditori della zona e la posizione dell’amministrazione di San Giovanni per il no è corretta. È uno spreco di territorio e soldi. Per il territorio serve il rilancio delle imprese per creare lavoro. Se queste infrastrutture non portano lavoro non si risolvono i problemi. C’è tanta disoccupazione e artigiani e piccole imprese a volte non hanno lavoro e non riescono nemmeno a chiudere l’attività perché devono prima saldare i debiti. Ci sono troppi capannoni vuoti, cosa ne facciamo? Ci sono aree industriali da bonificare e che vanno riqualificate per tornare a riempirli di lavoro e occupazione». «Le zone industriali non devono morire – commenta Massimiliano Zamò presidente del Gruppo giovani imprenditori di Udine –. Devono essere competitive e attrattive per tutti e devono avere, oltre alle strade, anche le infrastrutture tecnologiche. Va fatta un’azione sinergica con le amministrazioni del distretto. Al centro devono esserci il benessere delle aziende ed è necessario dare un piano industriale condiviso. Sono importanti le infrastrutture viarie, ma parliamo anche di banda larga, così come si deve ragionare in termini di fiscalità di vantaggio per attrarre nuovi investimenti anche per aziende di altri settori».
Gessica Mattalone

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