Sindaci in rivolta «Unioni da
rifare»
Al summit dei dissidenti hanno aderito 70
amministrazioni Verrà proposto alla Regione di adottare il modello veneto
Udine, 12 Febbraio 2015
Si fa di ora in ora più consistente il
fronte degli amministratori locali che guardano con sospetto, se non con
aperta ostilità, alla legge di riforma degli enti locali. Malesseri
covati da tempo, che l’approvazione da parte della giunta Serracchiani
del piano di perimetrazione delle nuove Unioni territoriali
intercomunali
ha avuto l’effetto di far esplodere, spingendo gli amministratori a dar
battaglia. Si ritroveranno “al fronte” domani, nella sede
della Provincia di Udine (dalle 17.30), dove tre di loro – Renato
Carlantoni (Tarvisio), Piermauro Zanin (Talmassons) e Pierluigi Molinaro
(Forgaria) – li hanno chiamati a raccolta. A rispondere sono stati, fino
a ieri sera, ben 90 tra sindaci, assessori e consiglieri, in
rappresentanza di circa 70 Comuni. «Ma continuiamo a ricevere telefonate
ed email di conferma», ha detto nel pomeriggio Carlantoni,
tastando con soddisfazione la positiva risposta di tanti colleghi. Di
centrodestra e centrosinistra. Delle province di Udine, Pordenone e
Gorizia.
«Segno – ha aggiunto – di un pesante malcontento che va al di là degli
schieramenti e dei confini territoriali». Due i
punti all’ordine del giorno di domani: da un lato l’analisi della legge –
complice la presenza di un pool di legali – per
valutarne gli eventuali profili d’incostituzionalità, dall’altro
l’illustrazione di un modello alternativo di riforma,
adottato dal Veneto, che Carlantoni&co vorrebbero venisse preso a
modello per attuare «i giusti correttivi ad una legge carente sotto
diversi
aspetti». Alle tante critiche mosse sulla dimensione delle Uti,
Carlantoni ne aggiunge una relativo alla sostenibilità. «Manca
– afferma - tutta la parte finanziaria e di analisi dei costi-benefici,
che non può essere rimandata a una norma successiva a quella di
riassetto istituzionale. Non solo. La legge 26 stabilisce che se alla
scadenza del primo triennio della costituzione non sia comprovato da
parte
dell’Unione e dei Comuni ad essa aderenti, il conseguimento di
significativi risparmi di spesa e di livelli di efficacia e di
efficienza nella
gestione, la Regione può disporre penalizzazioni di natura finanziaria.
Ciò – conclude - a riprova dell’incertezza sugli
effettivi risparmi che si potranno realizzare con la riforma». Alle
perplessità che riguardano l’impianto normativo, se ne
aggiungono tante relative alla proposta di perimetrazione delle 17 Uti
che sta sollevando un vero e proprio polverone. Richieste di
aggiustamento
arrivano da ogni angolo della regione. Accanto a territori che hanno
accolto favorevolmente la proposta di Unione, ve ne sono molti dove si
chiede lo
spostamento ad altra Uti. Richieste, alcune di facile soluzione, altre
meno. Vedi il caso Osoppo: l’inserimento del paese nell’unione
Collinare anziché in quella del Friuli orientale ha spinto per protesta
15 tesserati Pd – l’intero circolo del paese – a
rassegnare le dimissioni dal partito. In settimana riceveranno la visita
della segretaria Fvg del Pd, Antonella Grim, ma la loro posizione resta
granitica. «A meno non si trovi una soluzione – afferma Viviana Londero,
segretaria dimissionaria del Circolo – non faremo
dietrofront. La questione per noi è fondamentale e non ha senso fare
politica se non per tutelare il nostro territorio. Lo ripeto: vogliamo
che
Osoppo non si stacchi dal Gemonese e la via d’uscita potrebbe essere
quella del sindaco Urbani, vale a dire unire le Uti di collinare e
gemonese, garantendo l’autonomia della prima con l’istituzione di un
sub-ambito». Maura Delle Case
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