giovedì 30 luglio 2015

I sindaci di Manzano e San Giovanni «Prima si faccia l’Uti, poi la fusione»

Rassegna Stampa - Luglio 2015

cav. Rosario Genova

Consigliere Comunale
I sindaci di Manzano e San Giovanni «Prima si faccia l’Uti, poi la fusione»
 Iacumin e Braida d’accordo: l’ipotesi delle minoranze non ci vede contrari, ma sbagliati i tempi «Non si possono accumulare tante modifiche gestionali che cadrebbero tutte nello stesso periodo»
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Manzano, 30 Luglio 2015
  Prima l’Uti, poi la fusione. Mauro Iacumin e Valter Braida, rispettivamente sindaco di Manzano e di San Giovanni al Natisone, non si dicono contrari all’idea di fusione dei due comuni, ma aggiungono che «sarebbe stato meglio attendere l’entrata in vigore dell’unione territoriale intercomunale». Il grosso rischio, secondo i due primi cittadini, «è quello di andare incontro a due modifiche gestionali nello stesso periodo con grosse complicazioni per la macchina amministrativa». Calendario alla mano, infatti, l’Uti del Natisone, nel quale saranno compresi i due territori, partirà il primo gennaio del 2016 per andare a regime nei primi mesi del 2017. L’iter della fusione, che dovrebbe portare alla nascita dell’unico comune Manzano San Giovanni al Natisone, prevede, invece, che la raccolta delle firme necessarie al referendum inizi a settembre. I promotori avranno poi cinque mesi di tempo per portare 1500 sottoscrizioni - pari al 15% degli elettori - alla Regione, che avrà, a sua volta, altri tre mesi per esaminare tutti i documenti. Saranno infine i consigli comunali a esprimersi. In sostanza, se tutto andrà a buon fine, la fusione andrà a compimento non prima della fine del 2016, o addirittura dell’inizio del 2017, in coincidenza, con l’entrata a regime dell’Uti. «Di fusione ne stiamo parlando dal primo giorno del nostro insediamento dopo le elezioni – dicono Iacumin e Braida – Fa parte del nostro programma, iniziato con una serie di collaborazioni che stiamo portando avanti. Ma in questo momento è più conveniente parlare di Uti, un passaggio propedeutico che riteniamo obbligato». I due sindaci bacchettano poi le quattro liste civiche di minoranza che hanno promosso la fusione «Si dicono contrarie all’Uti, ma forse non sanno che rinunciare a questa Unione avrebbe significato perdere il 30% dei trasferimenti annui dalla Regione, che per un comune ad esempio come Manzano – spiega Iacumin – vorrebbe dire 600 mila euro». Se fusione deve essere, «allora – si interrogano i due amministratori – perché non è stata fatta nel 2006, quando il vantaggio economico sarebbe stato di 5 milioni di euro e non un milione e 600 mila come è adesso?». «Ci è stato detto – tuona Iacumin – che nel 2006 non c’era la necessità. Eppure la crisi nel Distretto della Sedia è iniziata nel 2000. Qualcuno evidentemente ha peccato di scarsa lungimiranza, oppure ha difeso il proprio campanile, che ora non ha più». «La fusione andava fatta dieci anni fa – concludono i sindaci di Manzano e San Giovanni al Natisone – Ora qualcuno si è svegliato all’improvviso credendo di aver scoperto l’acqua calda».
di Davide Vicedomini
 
Grattoni (Ln): nessuno affermi la propria superiorità
 
SAN GIOVANNI AL NATISONE
Nessuno tocchi la fusione. A dirlo è Zorro Grattoni, ex vice-sindaco di San Giovanni al Natisone ed ora consigliere provinciale nelle file della Lega Nord, che mette le mani avanti a eventuali desideri egemoni di uno dei due Comuni nel progetto di unione. «Il progetto di fusione è la migliore situazione ottenibile – dice - ma nella storia del manzanese qualcuno ha sempre messo le mani avanti per affermare la propria superiorità e la gente, seguita puntualmente dagli amministratori locali, trascurando ogni ragione mossa dalla necessità di abbattimento dei costi di palazzo, ha sempre preferito chiudersi in orgogliosa difesa dello status quo». Grattoni lancia, quindi, un appello ai promotori dell’iniziativa di fusione «Bisogna assicurare alla popolazione una perfetta conoscenza dell’operazione nei suoi dettagli, al fine di garantire un voto pienamente consapevole. Solo questo – conclude - può garantire che il lunedì successivo al voto di un eventuale referendum, la maggioranza dei cittadini dei due Comuni, si riconoscano come cittadini di un unico Comune». (da.vi.)
 
 

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