Manzano e San Giovanni, prove di fusione
La proposta per una realtà di 12.500 abitanti presentata in Regione.
Panontin: confidiamo in un progetto largamente condiviso
UDINE, 28 luglio 2015
Divise dal Natisone, ma unite dal Distretto
della sedia. Manzano e San Giovanni tentano la carta della fusione per
uscire dalla crisi economica. Quattro liste civiche, che siedono nei
banchi
dell’opposizione, hanno presentato ieri in Regione, alla presenza
dell’assessore Paolo Panontin, la proposta per l’istituzione di
una nuova realtà. Il Comune unico, se l’iter avrà buon fine, si chiamerà
Manzano San Giovanni al Natisone, avrà una
popolazione superiore ai 12.500 abitanti, un solo sindaco e un unico
consiglio comunale. Ma i vantaggi non si fermeranno qui. Secondo Daniele
Macorig,
capogruppo del gruppo consiliare “Ricostruiamo Manzano” (Daniele Macorig, Daniela Beltramini e Rosario Genova),
«il
nuovo Comune beneficerà di un ulteriore contributo regionale di 1
milione e 600 mila euro e potrà operare nei cinque anni successivi
alla fusione senza i vincoli imposti dal patto di stabilità». Cento le
sottoscrizioni raggiunte: tra queste hanno apposto la firma ex
sindaci, assessori e imprenditori della zona. Più servizi e meno tasse:
questa è l’equazione che ha spinto i quattro gruppi a
presentare la proposta che ora dovrà raccogliere le firme dei cittadini
prima del referendum finale. «Riusciremo a dare più
servizi a meno costi – ha illustrato Cesare Mangoni del gruppo
“Movimento Libero” di San Giovanni –. Ormai i vecchi campanili
non hanno più senso di esistere. La popolazione è matura per prendere
una decisione». Secondo i proponenti del nuovo Comune,
un’unica gestione urbanistica–ambientale dovrebbe «favorire una migliore
visione strategica del territorio sia per quanto riguarda
l’omogeneità delle zone produttive e residenziali sia per quanto
riguarda la viabilità». «Abbiamo considerato
l’omogeneità dei Comuni dal punto di vista economico e sociale – ha
detto Giusto Maurig di “Progetto Comune” di San
Giovanni – dei servizi e delle esperienze associative già in essere tra
le due amministrazioni. La proposta è quindi sembrata
naturale». La finalità è quella di sviluppare nuove strategie per lo
sviluppo dell’area del Distretto della Sedia, oggi alla
ricerca di una nuova identità dopo la crisi degli ultimi otto anni, e
alle prese con la metamorfosi dell’Asdi, diventata cluster per il
settore della casa. «Il tessuto sociale è similare – ha puntualizzato
Lorenzo Alessio di Progetto Manzano – e pure le
realtà artigianali, industriali e vitivinicole sono omogenee. Non c’è
alcuna disparità nemmeno nel numero della
popolazione. Oggi ci giochiamo una fetta importante del nostro futuro.
Siamo contrari al disegno delle Uti, mentre la fusione è la strada
giusta per razionalizzare i servizi». A benedire l’avvio dell’iter della
nuova realtà l’assessore regionale agli enti
locali, Paolo Panontin: «Confidiamo che il progetto vada a buon fine e
venga largamente condiviso. Questo tentativo, a cui spero ne seguiranno
altri, ha già un modello che nel Goriziano vede per protagonisti Ronchi,
Monfalcone e Staranzano. Le Uti, nonostante alcune contrarietà,
restano comunque una risorsa». Davide Vicedomini
qui manzano
Zamò Pierluigi: facciamo da traino come
capitale della sedia
MANZANO
«Meglio tardi che mai. Mi auguro che
Manzano in questa fusione faccia da traino, perché capitale della
sedia». Parola di Pierluigi Zamò. Il noto viticoltore sa quanto
è importante l’aggregazione. A insegnarlo sono gli stessi imprenditori.
Sa che il “fasìn di bessòi” non paga
più come una volta. Il mondo è cambiato e anche il Friuli deve adeguarsi
alla globalizzazione. «Questa fusione va fatta. Anzi
andava fatta prima – dice -. E ora spero che si arrivi a una rapida
conclusione». Zamò usa il gergo calcistico per paragonare
l’attuale momento: «Stiamo giocando in Terza categoria. Bisogna invece
scendere sempre in campo per vincere». La sua è una
vera e propria invettiva nei confronti dei Comuni: «Non possiamo più
permetterci di avere realtà così piccole. Manzano e
San Giovanni al Natisone sono realtà contigue, hanno un tessuto sociale
similare. Le stesse realtà industriali sono omogenee. Cosa vuol
dire oggi essere di Manzano o di San Giovanni? Che differenza c’è? Io
non mi sento diverso se passo da un Comune all’altro».
Basta, dunque, con i campanilismi. Basta con le lotte di quartiere per
tenersi stretto il proprio orticello. «Ci facciamo ridere dal mondo
intero – continua –. Noi siamo una regione di un milione e duecentomila
abitanti, che potrebbe essere benissimo il quartiere di una
città della Cina. E stiamo qui a discutere ancora di un unico Comune di
dodicimila abitanti». Zamò, poi, rincara la dose portando
qualche esempio. «Io penso che San Giovanni al Natisone sia l’unico
Comune al mondo che abbia quattro squadre in Seconda categoria. Vi
sembra possibile?». L’imprenditore manzanese si augura che la fusione
porti benefici al territorio della sedia «e che si giunga
finalmente a una semplificazione dei servizi. Avremo un unico sindaco,
ma non dobbiamo soffermarci solo a questo. Noi dobbiamo guardare a
quanto
stanno correndo gli altri Paesi – prosegue –. Non dobbiamo più volgere
lo sguardo al passato. È il mondo che impone delle
regole e noi dobbiamo adeguarci. Dobbiamo avere una visione più larga.
Come facciamo a sostenere con i costi Comuni piccoli, come Dogna e
Stregna ad esempio? Per il cittadino tutto ciò si traduce in spese di
non poco conto». (da.vi.)
qui san giovanni
Gli imprenditori: avanti ma tutti con pari
dignità
SAN
GIOVANNI Quando si parla di riforme degli enti
locali che possano nel tempo portare a una significativa riduzione della
spesa pubblica, e a un miglioramento dei servizi ai cittadini, è
difficile trovare contrarietà anche nel mondo dell’imprenditoria,
compreso quello di San Giovanni al Natisone, che guarda appunto con
favore alla probabile fusione con quello di Manzano. Nel contempo, però,
si riscontrano anche inviti a usare la necessaria dose di saggezza tra
chi deve fare questa scelta considerata un passo strategico per il
futuro del territorio, anche per scongiurare che l’uno possa primeggiare
a
sfavore dell’altro. Quindi nel rispetto della dignità di ognuno. «Quello
della fusione è sicuramente il più
importante e complesso percorso che un Comune possa intraprendere sotto
molti punti di vista, sia organizzativi che di mentalità - asserisce
Dario Macorig, titolare del Campiello, rinomato ristorante molto
frequentato dall’imprenditoria locale -. Credo sia un processo che vada
affrontato senza fretta e con le dovute modalità. San Giovanni al
Natisone e Manzano sono due entità ben distinte e due realtà
economiche similari e questo suggerisce anche attenzione. È fondamentale
mostrare come si possano associare i servizi lavorando insieme,
dimostrando che in questo modo ci sono vantaggi per tutti».
«Concettualmente, concordo nel progetto di fusione dei due Comuni - gli
fa eco
Gianni Urbancig, titolare dell’industria sedie Zilco 2 -, ma è un
processo che va affrontato con convinzione, non guardato alla sola
opportunità odierna, ma con una visione molto più lontana. Mettere
insieme sinergie e funzioni amministrative può essere la
strada per un futuro migliore, ma ogni cosa va affrontata collegialmente
e con lungimiranza». «Non vorrei ci si trovasse come spesso si
è verificato tra Manzano e San Giovanni nell’esser prima fermamente
convinti di fare le cose insieme e poi invece nel concreto risultare
degli individualisti, come purtroppo si è verificato nel calcio»,
osserva infine il contitolare di un’altra azienda importante del
settore legno-arredo. «Ben venga - aggiuge - la fusione tra San Giovanni
e Manzano, ma nessuno deve prevalere sull’altro se vogliamo
veramente contare a livello territoriale e regionale». Giorgio Mainardis
|
Nessun commento:
Posta un commento