martedì 28 luglio 2015

Manzano e San Giovanni, prove di fusione

Rassegna Stampa - Luglio 2015

cav. Rosario Genova

Consigliere Comunale
Manzano e San Giovanni, prove di fusione
 La proposta per una realtà di 12.500 abitanti presentata in Regione. Panontin: confidiamo in un progetto largamente condiviso
 UDINE, 28 luglio 2015
  Divise dal Natisone, ma unite dal Distretto della sedia. Manzano e San Giovanni tentano la carta della fusione per uscire dalla crisi economica. Quattro liste civiche, che siedono nei banchi dell’opposizione, hanno presentato ieri in Regione, alla presenza dell’assessore Paolo Panontin, la proposta per l’istituzione di una nuova realtà. Il Comune unico, se l’iter avrà buon fine, si chiamerà Manzano San Giovanni al Natisone, avrà una popolazione superiore ai 12.500 abitanti, un solo sindaco e un unico consiglio comunale. Ma i vantaggi non si fermeranno qui. Secondo Daniele Macorig, capogruppo del gruppo consiliare “Ricostruiamo Manzano” (Daniele Macorig, Daniela Beltramini e Rosario Genova), «il nuovo Comune beneficerà di un ulteriore contributo regionale di 1 milione e 600 mila euro e potrà operare nei cinque anni successivi alla fusione senza i vincoli imposti dal patto di stabilità». Cento le sottoscrizioni raggiunte: tra queste hanno apposto la firma ex sindaci, assessori e imprenditori della zona. Più servizi e meno tasse: questa è l’equazione che ha spinto i quattro gruppi a presentare la proposta che ora dovrà raccogliere le firme dei cittadini prima del referendum finale. «Riusciremo a dare più servizi a meno costi – ha illustrato Cesare Mangoni del gruppo “Movimento Libero” di San Giovanni –. Ormai i vecchi campanili non hanno più senso di esistere. La popolazione è matura per prendere una decisione». Secondo i proponenti del nuovo Comune, un’unica gestione urbanistica–ambientale dovrebbe «favorire una migliore visione strategica del territorio sia per quanto riguarda l’omogeneità delle zone produttive e residenziali sia per quanto riguarda la viabilità». «Abbiamo considerato l’omogeneità dei Comuni dal punto di vista economico e sociale – ha detto Giusto Maurig di “Progetto Comune” di San Giovanni – dei servizi e delle esperienze associative già in essere tra le due amministrazioni. La proposta è quindi sembrata naturale». La finalità è quella di sviluppare nuove strategie per lo sviluppo dell’area del Distretto della Sedia, oggi alla ricerca di una nuova identità dopo la crisi degli ultimi otto anni, e alle prese con la metamorfosi dell’Asdi, diventata cluster per il settore della casa. «Il tessuto sociale è similare – ha puntualizzato Lorenzo Alessio di Progetto Manzano – e pure le realtà artigianali, industriali e vitivinicole sono omogenee. Non c’è alcuna disparità nemmeno nel numero della popolazione. Oggi ci giochiamo una fetta importante del nostro futuro. Siamo contrari al disegno delle Uti, mentre la fusione è la strada giusta per razionalizzare i servizi». A benedire l’avvio dell’iter della nuova realtà l’assessore regionale agli enti locali, Paolo Panontin: «Confidiamo che il progetto vada a buon fine e venga largamente condiviso. Questo tentativo, a cui spero ne seguiranno altri, ha già un modello che nel Goriziano vede per protagonisti Ronchi, Monfalcone e Staranzano. Le Uti, nonostante alcune contrarietà, restano comunque una risorsa». Davide Vicedomini 






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Zamò Pierluigi: facciamo da traino come capitale della sedia
MANZANO «Meglio tardi che mai. Mi auguro che Manzano in questa fusione faccia da traino, perché capitale della sedia». Parola di Pierluigi Zamò. Il noto viticoltore sa quanto è importante l’aggregazione. A insegnarlo sono gli stessi imprenditori. Sa che il “fasìn di bessòi” non paga più come una volta. Il mondo è cambiato e anche il Friuli deve adeguarsi alla globalizzazione. «Questa fusione va fatta. Anzi andava fatta prima – dice -. E ora spero che si arrivi a una rapida conclusione». Zamò usa il gergo calcistico per paragonare l’attuale momento: «Stiamo giocando in Terza categoria. Bisogna invece scendere sempre in campo per vincere». La sua è una vera e propria invettiva nei confronti dei Comuni: «Non possiamo più permetterci di avere realtà così piccole. Manzano e San Giovanni al Natisone sono realtà contigue, hanno un tessuto sociale similare. Le stesse realtà industriali sono omogenee. Cosa vuol dire oggi essere di Manzano o di San Giovanni? Che differenza c’è? Io non mi sento diverso se passo da un Comune all’altro». Basta, dunque, con i campanilismi. Basta con le lotte di quartiere per tenersi stretto il proprio orticello. «Ci facciamo ridere dal mondo intero – continua –. Noi siamo una regione di un milione e duecentomila abitanti, che potrebbe essere benissimo il quartiere di una città della Cina. E stiamo qui a discutere ancora di un unico Comune di dodicimila abitanti». Zamò, poi, rincara la dose portando qualche esempio. «Io penso che San Giovanni al Natisone sia l’unico Comune al mondo che abbia quattro squadre in Seconda categoria. Vi sembra possibile?». L’imprenditore manzanese si augura che la fusione porti benefici al territorio della sedia «e che si giunga finalmente a una semplificazione dei servizi. Avremo un unico sindaco, ma non dobbiamo soffermarci solo a questo. Noi dobbiamo guardare a quanto stanno correndo gli altri Paesi – prosegue –. Non dobbiamo più volgere lo sguardo al passato. È il mondo che impone delle regole e noi dobbiamo adeguarci. Dobbiamo avere una visione più larga. Come facciamo a sostenere con i costi Comuni piccoli, come Dogna e Stregna ad esempio? Per il cittadino tutto ciò si traduce in spese di non poco conto». (da.vi.) 






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Gli imprenditori: avanti ma tutti con pari dignità
SAN GIOVANNI Quando si parla di riforme degli enti locali che possano nel tempo portare a una significativa riduzione della spesa pubblica, e a un miglioramento dei servizi ai cittadini, è difficile trovare contrarietà anche nel mondo dell’imprenditoria, compreso quello di San Giovanni al Natisone, che guarda appunto con favore alla probabile fusione con quello di Manzano. Nel contempo, però, si riscontrano anche inviti a usare la necessaria dose di saggezza tra chi deve fare questa scelta considerata un passo strategico per il futuro del territorio, anche per scongiurare che l’uno possa primeggiare a sfavore dell’altro. Quindi nel rispetto della dignità di ognuno. «Quello della fusione è sicuramente il più importante e complesso percorso che un Comune possa intraprendere sotto molti punti di vista, sia organizzativi che di mentalità - asserisce Dario Macorig, titolare del Campiello, rinomato ristorante molto frequentato dall’imprenditoria locale -. Credo sia un processo che vada affrontato senza fretta e con le dovute modalità. San Giovanni al Natisone e Manzano sono due entità ben distinte e due realtà economiche similari e questo suggerisce anche attenzione. È fondamentale mostrare come si possano associare i servizi lavorando insieme, dimostrando che in questo modo ci sono vantaggi per tutti». «Concettualmente, concordo nel progetto di fusione dei due Comuni - gli fa eco Gianni Urbancig, titolare dell’industria sedie Zilco 2 -, ma è un processo che va affrontato con convinzione, non guardato alla sola opportunità odierna, ma con una visione molto più lontana. Mettere insieme sinergie e funzioni amministrative può essere la strada per un futuro migliore, ma ogni cosa va affrontata collegialmente e con lungimiranza». «Non vorrei ci si trovasse come spesso si è verificato tra Manzano e San Giovanni nell’esser prima fermamente convinti di fare le cose insieme e poi invece nel concreto risultare degli individualisti, come purtroppo si è verificato nel calcio», osserva infine il contitolare di un’altra azienda importante del settore legno-arredo. «Ben venga - aggiuge - la fusione tra San Giovanni e Manzano, ma nessuno deve prevalere sull’altro se vogliamo veramente contare a livello territoriale e regionale». Giorgio Mainardis 

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