Rassegna Stampa - Agosto 2015
cav. Rosario Genova
Consigliere Comunale
|
Fusioni, la Regione accelera Fi attacca: decidano i
sindaci
Troppi i micro municipi in Fvg, previsti
maggiori incentivi per l’aggregazione
Udine, 19 Agosto 2015
Entro il 15 settembre tutte le amministrazioni
comunali del Fvg dovranno indicare alla Regione eventuali proposte,
segnalazioni e indicazioni su possibili accorpamenti prima che la
giunta, come
previsto dalla legge di riforma degli enti locali, stili il suo primo
“Programma annuale delle fusioni”. L’assessore Paolo Panontin,
dunque, accelera e prosegue nel piano di ridefinizione della geografia
del Fvg, ma la lettera inviata a tutti i Comuni – datata 31 luglio e che
indica in 45 giorni il tempo a disposizione da parte delle
amministrazioni per inviare le proprie note – scatena una piccola bufera
politica.
Riccardo Riccardi, in particolare, si scaglia contro l’assessore come
«una caricatura felliniana».
Lettera
Nella mail inviata ai Comuni
Panontin ribadisce quella che, a suo avviso, è una necessità impellente:
la riduzione del numero delle amministrazioni locali. Un
percorso tutt’altro che semplice se pensiamo come, a oggi, sono soltanto
tre i Comuni nati da fusione: Campolongo Tapogliano, Rivignano Teor e
Valvasone Arzene. «La maggior parte dei Comuni (128 su 216, ossia il
59,3 per cento del totale) – scrive l’assessore - ha una
popolazione inferiore a 3 mila residenti e vi risiede soltanto il 15,4
per cento degli abitanti. In molti casi, inoltre, a una struttura
demografica
debole corrisponde un territorio vasto e oneroso da gestire nonostante
sappiamo che nella maggior parte dei casi tali Comuni sono ubicati su
territori
contigui, hanno medesime caratteristiche geografiche ed economiche,
presentano una struttura organizzativa simile, con uffici che svolgono
le stesse
attività». Da qui la necessità «di razionalizzare l’amministrazione
locale» per renderla più economica ed
efficiente.
Programma
Dopo il 15 settembre,
dunque, Panontin tenendo conto delle indicazioni emesse dagli enti
locali predisporrà il suo primo “Programma annuale delle
fusioni” – anticipato da uno studio di fattibilità - che verrà
sottoposto ai Comuni interessati per l’espressione di
un parere motivato sul progetto da parte dei rispettivi consigli. Dopo
questa fase, in cui gli amministratori possono coinvolgere i cittadini,
la
giunta approverà il piano definitivo organizzando i referendum
consultivi e, in caso di esito positivo, procederà alla predisposizione
del nuovo Comune nato dalla fusione. Per stimolare le aggregazioni,
inoltre, Panontin ha studiato una serie di incentivi che permetteranno a
chi
decide di fondersi di derogare dal Patto di stabilità e dal limiti delle
assunzioni oltre a ricevere appositi finanziamenti straordinari dopo
la fusione. Nel dettaglio l’ammontare dell’assegnazione, per i primi tre
anni dall’Unione, è compreso tra 100 e 300 mila euro
per il nuovo ente con una popolazione sino a 5 mila abitanti, tra 300
mila e 400 mila per quelli sino a 15 mila e tra 400 mila e 500 per i
Comuni con
più di 15 mila residenti, mentre per il biennio successivo i fondi
vengono decurtati del 50 per cento.
Forza Italia
Tutto nella norma? Non
per Forza Italia che si scaglia, pesantemente, contro l’assessore.
«Mentre Panontin sarà sotto l’ombrellone – attacca
il capogruppo Riccardo Riccardi – come gli è già capitato tempo fa in
mezzo a qualche emergenza di protezione civile, i sindaci
sono chiamati entro il 15 settembre a presentare le loro osservazioni
sulla bozza di un vademecum. Si dice osservazione ma non si capisce
verso che
cosa. L’avvio di questa fase è un ulteriore elemento di confusione e di
arroganza che questa giunta innesta nel sistema degli enti
locali. In pieno agosto, quando l’attività amministrativa per ovvi e
ragionevoli motivi non è proprio al massimo della sua
espressione, l’assessore invita i Comuni a dare il proprio contributo al
programma delle fusioni, ma alla fine fa sapere che non decideranno
né i sindaci né i cittadini, ma lo farà direttamente l’amministrazione
regionale. Tutto questo mentre gli stessi Comuni
sono alle prese con un lavoro non proprio banale: la scrittura degli
statuti che regoleranno Uti». Un problema che non è soltanto di
forma, per Riccardi, ma anche di sostanza. «Nessuno intende sottrarsi –
conclude - alla necessità di risparmiare e razionalizzare,
ma la furia riformatrice non può calpestare impunemente l’identità
territoriale, i diritti tutelati dalla Costituzione e il ruolo
dei sindaci, eletti dai cittadini ma trattati da questa giunta come
zerbini e ridotti a una funzione meramente contemplativa. La bocciatura
dell’Uti Udinese, dopo Gemonese e Medio Friuli, dovrebbe far capire a
Panontin, ma prima ancora a Serracchiani, che le riforme fatte a colpi
di
commissari e tribunali sono il fallimento della politica. Colgano il
dissenso silenzioso anche di molti sindaci del Pd e fermino questo
scempio
istituzionale».
|
Nessun commento:
Posta un commento