Regala il capannone a Manzano: «Basta con debiti e
spese»
La
provocazione di Alessio Corrias , imprenditore di 42 anni «Lo Stato e la
banca non mi permettono più di lavorare»
Manzano, 12 aprile 2013
«Lavoriamo
per pagare questo capannone. Chi lo vuole? Lo regalo. Voglio solo andar via
di qui». Lo sfogo, drammatico, è di un imprenditore manzanese, Alessio
Corrias, 42 anni, e racchiude esasperazione, disillusioni, amarezze di una
famiglia che ha creduto con entusiasmo nell’avventura imprenditoriale,
salvo poi pentirsi subito dopo maledicendo il giorno in cui quel leasing
sull’immobile fu firmato. Il capannone dell’azienda di verniciatura Corrias
si trova nella zona industriale di Oleis, circondato da altri manufatti,
parecchi desolatamente sfitti. Nel 2001 Alessio con padre e fratelli decide
di metter su un’attività di contoterzisti e compra il capannone: allora
valeva 6.500 euro al mese, cifra che è riuscito a spalmare abbassandola a
4.700. Gli mancano ancora 9 anni per diventarne proprietario, ma sul
groppone ha pure una serie infinita di balzelli (tasse, Irap, Imu) che non
tengono conto delle entrate. Dice, scoraggiato, Alessio: «Lavoro 80 ore la
settimana, il mio reddito è di 3 mila euro l’anno. Sono qui per pagare le
spese. Le banche mi hanno revocato i fidi da un giorno all’altro e solo
perché non ero rientrato, per pochi giorni di ritardo, in un prestito di
1.600 euro. Ecco come lavoriamo! Non posso neanche permettermi di metter su
famiglia. Se non avessi debiti, lascerei tutto e andrei all’estero».
Corrias, prima di lanciarsi nell’avventura, era responsabile amministrativo
di un’azienda; è pure un bravo commerciale, parla 4 lingue, potrebbe
«mangiarsi il mondo» e invece si ritrova addosso «questa cosa», dice indicando
il capannone pieno di sedie in partenza per Brescia. In Lombardia ci sono
grosse aziende che vengono fino a Manzano a far verniciare le sedie perché
conviene «e anche perché i friulani sono più bravi. A far sedie non ci
batte nessuno, ma con questa storia non mi sembra che si vada molto
lontano». Il fratello minore Andrea, 38 anni, assunto come dipendente,
nonostante le vicissitudini non ha perso il sorriso. Segue il robot che
spruzza vernice alle sedie che andranno a Parigi e ad Abu Dhabi. Ma sono poche:
«Si lavora a giornata, con alti e bassi. Qui a Oleis come verniciature
siamo rimasti in pochissimi, forse addirittura in due. Il 70% ha chiuso,
anche i grandi». Loro tengono duro solo per pagare i debiti. «Ma ripeto: io
questo capannone, se qualcuno lo vuole, lo regalo», è la provocazione di
Alessio. La “fortuna” dei Corrias è che l’azienda è a conduzione familiare
e almeno non ha la rigidità di quelle più strutturate; gli unici addetti
sono due donne impegnate nell’arte del carteggio del legno. Chiude Alessio:
«Ho due soci, lo Stato e la banca. Guadagnano più di me e non lavorano,
anzi fanno di tutto per non farmi lavorare. Ho voglia di strappare la carta
d’identità e lasciare l’Italia». Rosalba Tello
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