domenica 14 aprile 2013

Regala il capannone a Manzano: «Basta con debiti e spese»







cav. Rosario Genova

Vice Sindaco - Comune di Manzano
Regala il capannone a Manzano: «Basta con debiti e spese»
 La provocazione di Alessio Corrias , imprenditore di 42 anni «Lo Stato e la banca non mi permettono più di lavorare»
Manzano, 12 aprile 2013
 «Lavoriamo per pagare questo capannone. Chi lo vuole? Lo regalo. Voglio solo andar via di qui». Lo sfogo, drammatico, è di un imprenditore manzanese, Alessio Corrias, 42 anni, e racchiude esasperazione, disillusioni, amarezze di una famiglia che ha creduto con entusiasmo nell’avventura imprenditoriale, salvo poi pentirsi subito dopo maledicendo il giorno in cui quel leasing sull’immobile fu firmato. Il capannone dell’azienda di verniciatura Corrias si trova nella zona industriale di Oleis, circondato da altri manufatti, parecchi desolatamente sfitti. Nel 2001 Alessio con padre e fratelli decide di metter su un’attività di contoterzisti e compra il capannone: allora valeva 6.500 euro al mese, cifra che è riuscito a spalmare abbassandola a 4.700. Gli mancano ancora 9 anni per diventarne proprietario, ma sul groppone ha pure una serie infinita di balzelli (tasse, Irap, Imu) che non tengono conto delle entrate. Dice, scoraggiato, Alessio: «Lavoro 80 ore la settimana, il mio reddito è di 3 mila euro l’anno. Sono qui per pagare le spese. Le banche mi hanno revocato i fidi da un giorno all’altro e solo perché non ero rientrato, per pochi giorni di ritardo, in un prestito di 1.600 euro. Ecco come lavoriamo! Non posso neanche permettermi di metter su famiglia. Se non avessi debiti, lascerei tutto e andrei all’estero». Corrias, prima di lanciarsi nell’avventura, era responsabile amministrativo di un’azienda; è pure un bravo commerciale, parla 4 lingue, potrebbe «mangiarsi il mondo» e invece si ritrova addosso «questa cosa», dice indicando il capannone pieno di sedie in partenza per Brescia. In Lombardia ci sono grosse aziende che vengono fino a Manzano a far verniciare le sedie perché conviene «e anche perché i friulani sono più bravi. A far sedie non ci batte nessuno, ma con questa storia non mi sembra che si vada molto lontano». Il fratello minore Andrea, 38 anni, assunto come dipendente, nonostante le vicissitudini non ha perso il sorriso. Segue il robot che spruzza vernice alle sedie che andranno a Parigi e ad Abu Dhabi. Ma sono poche: «Si lavora a giornata, con alti e bassi. Qui a Oleis come verniciature siamo rimasti in pochissimi, forse addirittura in due. Il 70% ha chiuso, anche i grandi». Loro tengono duro solo per pagare i debiti. «Ma ripeto: io questo capannone, se qualcuno lo vuole, lo regalo», è la provocazione di Alessio. La “fortuna” dei Corrias è che l’azienda è a conduzione familiare e almeno non ha la rigidità di quelle più strutturate; gli unici addetti sono due donne impegnate nell’arte del carteggio del legno. Chiude Alessio: «Ho due soci, lo Stato e la banca. Guadagnano più di me e non lavorano, anzi fanno di tutto per non farmi lavorare. Ho voglia di strappare la carta d’identità e lasciare l’Italia». Rosalba Tello 





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