domenica 16 giugno 2013

Aziende, la carta “micro-edilizia”



cav. Rosario Genova

Vice Sindaco - Comune di Manzano

Aziende, la carta “micro-edilizia”

Oggi congresso di Confartigianato: recupero dei capannoni e adeguamento energetico i nuovi volano
Manzano, 15 giugno 2013
Una location scelta non a caso. Per un messaggio forte e un possibile nuovo piano di rilancio del settore produttivo locale. Oggi a Manzano si terrà il congresso annuale di Confartigianato Udine. E l’appuntamento è dentro a un capannone, quello di Livio Fantini, ora riconvertito in spazio espositivo. Un gesto che sta a significare la vicinanza della Confartigianato ai luoghi di produzione. Luoghi che possono rivivere anche sotto altre forme, pur mantenendo il loro forte significato legato a un passato recente o lontano.
Assieme al presidente di Confartigianato Udine Graziano Tilatti si ritroveranno i circa 300 delegati provinciali, rappresentanti di settore, categorie, zone e diversi comparti. Insieme per ricalibrare la “mission” dell’associazione che conta 7.200 associati attivi (oltre a 6mila pensionati), suddivisi tra un 40 per cento di imprese specializzate nell’edilizia, un altro 30 per cento nel manifatturiero, e il restante impegnato nei servizi.
Una “mission” che nei prossimi anni potrebbe essere incentrata sul rilancio dell’economia attraverso la ripresa della micro-edilizia. Ed ecco allora che il “capannone”, quello scelto per l’assemblea di oggi assume così il suo terzo significato: recuperare il patrimonio immobiliare delle imprese, attraverso adeguamenti per risparmio energetico e altro ancora, fino ad arrivare a compiere poi la stessa operazione sul patrimonio abitativo già esistente.
«Siamo alla vigilia di un nuovo settennato di politiche europee - spiega il direttore di Confartigianato Udine Gianluca Gortani -. E sicuramente il risparmio energetico e l’adeguamento dei vari edifici saranno al centro delle politiche di incentivo e di agevolazioni, come in parte lo sono anche adesso. Ecco che allora ripartire proprio dalla micro-edilizia, dagli interventi per il ripristino e il recupero di beni immobiliari può diventare fondamentale. Anche e soprattutto come forma di economia non fine a se stessa ma come principio capace di generare ricadute a catena, con un prezioso effetto volano».
Il tutto anche in considerazione del fatto che, comunque, le imprese edili, interessate da questa possibile manovra di ripresa, rappresentano, da sole, il 40 per cento del settore produttivo locale.
E senza dimenticare che il tessuto economico locale è composto da una micro imprenditorialità molto diffusa, che potrebbe comunque restarne coinvolta.
Ma l’assemblea di oggi servirà ovviamente, oltre che per analizzare alcune proposte, anche per andare a fondo dei principali problemi del comparto.
A iniziare dai problemi e dall’allarme dettati dalla burocrazia, per poi passare alla pressione fiscale e alle mancate agevolazioni. «Purtroppo stiamo parlando di problemi non nuovi - precisa ancora il direttore di Confartigianato Gortani -. Ma non per questo si tratta di problemi meno gravi. Anzi. Ogni giorno riceviamo denunce di questo genere nei nostri uffici.
Federica Barella


Artigianato in Friuli: boom di disoccupati giovani

L’analisi dell’associazione di categoria che ha celebrato il congresso in un capannone industriale a Manzano: preoccupa anche lo scarso numero di apprendisti, mai così basso dagli anni Cinquanta a oggi
UDINE, 15 giugno 2013
 “A che punto è la notte?”. Già dal titolo si può intuire qual è il filo conduttore dell’ottavo rapporto annuale di Confartigianato sullo stato del comparto nel 2012, illustrato durante una conferenza stampa nella sede dell’associazione in via Del Pozzo. Se diamo un’occhiata ai freddi numeri degli indicatori economici, si capisce che la notte, cioè la crisi, purtroppo, non è ancora finita. E a quasi cinque anni dall’inizio, con il crac di Lehmann Brothers negli Stati Uniti, non si intravvede la luce in fondo al tunnel.
Un po’ di cifre? Eccole, nel dettagliato dossier curato da Nicola Serio, dell’ufficio studi di Confartigianato. In provincia c’è oggi un numero di apprendisti (cioè il futuro per i tanti mestieri artigiani) pari a 1.444 persone, inferiore ai 1.769 che si registrarono nel 1955, quasi sessant’anni fa, prima del boom. Dunque siamo tornati ai livelli del Dopoguerra e il numero è in calo costante: gli oltre 3 mila “garzoni” di bottega del 2000 sono un lontano ricordo, per non parlare dei record degli anni Sessanta, con un Friuli che sfornava (e preparava) ogni anno 6, 7 mila falegnami, idraulici, imbianchini e quant’altro.
Altra nota dolente la disoccupazione giovanile, che è schizzata al 30,4%: un tasso che non si registrava dal 1985 e che solo nel 2011, era “appena” del 20,9%. Il ricorso alla cassa integrazione è ai massimi assoluti: ed è proprio l’ammortizzatore sociale che impedisce, al momento, l’esplosione del tasso di disoccupazione globale, fermo al 6,8%, anche se nel 2007 avevamo raggiunto un tasso “fisiologico” poco superiore al 4%. In questo quadro è facile capire come sia in flessione il numero dei dipendenti artigiani, 16.463, con un meno 17% rispetto al picco del 2007.
L’emorragia ha riguardato in particolare operai e apprendisti, mentre il numero di “colletti bianchi” è stabile. L’edilizia il comparto più sofferente con un meno 34% di ore lavorate, un meno 24% di lavoratori e un meno 26% di imprese iscritte.
Ma l’analisi degli artigiani, che nel pomeriggio hanno celebrato il congresso provinciale in un capannone industriale a Manzano, non è stata solo un pianto greco. Il presidente Graziano Tilatti ha proposto un paio di ricette per uscire dalla crisi. O quantomeno per provarci. La riqualificazione del patrimonio edilizio è una. «Occorre – ha spiegato Tilatti – un grande progetto di sistemazione del patrimonio edilizio, in chiave di sostenibilità energetica e ambientale, sfruttando i progetti comunitari della programmazione 2014-2020. Innovazione, economia diffusa e “green”, stop al consumo del territorio, green social housing, rilancio dell’iniziativa privata come energie da coltivare, a condizione che le istituzioni condividano l’obiettivo e facciano la loro parte». Una mano tesa alla “micro edilizia”, volta a far partire tutti quegli interventi di manutenzioni e ristrutturazioni che i nostri condomini e i nostri capannoni, dove spesso ci sono uffici e laboratori, hanno bisogno.
E poi lotta serrata alla burocrazia. Gli artigiani chiedono infatti una fiscalità, anche locale, che non penalizzi le piccole aziende – ad esempio con l’Imu e Tares – e con semplificazioni burocratiche reali – concertate a partire dalle proposte operative delle categorie economiche. A questo proposito Confartigianato lancia una sfida alla presidente Serracchiani: l’istituzione di un tavolo tecnico-politico fra categorie e Regione in grado, con la politica dei piccoli passi, di individuare e di risolvere i problemi burocratici. Maurizio Cescon



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