Aziende, la carta “micro-edilizia”
Oggi congresso di Confartigianato: recupero
dei capannoni e adeguamento energetico i nuovi volano
Manzano, 15 giugno 2013
Una location scelta non a
caso. Per un messaggio forte e un possibile nuovo piano di rilancio del
settore produttivo locale. Oggi a Manzano si terrà il congresso annuale di
Confartigianato Udine. E l’appuntamento è dentro a un capannone, quello di
Livio Fantini, ora riconvertito in spazio espositivo. Un gesto che sta a
significare la vicinanza della Confartigianato ai luoghi di produzione.
Luoghi che possono rivivere anche sotto altre forme, pur mantenendo il loro
forte significato legato a un passato recente o lontano.
Assieme al presidente di
Confartigianato Udine Graziano Tilatti si ritroveranno i circa 300 delegati
provinciali, rappresentanti di settore, categorie, zone e diversi comparti.
Insieme per ricalibrare la “mission” dell’associazione che conta 7.200
associati attivi (oltre a 6mila pensionati), suddivisi tra un 40 per cento
di imprese specializzate nell’edilizia, un altro 30 per cento nel
manifatturiero, e il restante impegnato nei servizi.
Una “mission” che nei
prossimi anni potrebbe essere incentrata sul rilancio dell’economia
attraverso la ripresa della micro-edilizia. Ed ecco allora che il
“capannone”, quello scelto per l’assemblea di oggi assume così il suo terzo
significato: recuperare il patrimonio immobiliare delle imprese, attraverso
adeguamenti per risparmio energetico e altro ancora, fino ad arrivare a
compiere poi la stessa operazione sul patrimonio abitativo già esistente.
«Siamo alla vigilia di un
nuovo settennato di politiche europee - spiega il direttore di
Confartigianato Udine Gianluca Gortani -. E sicuramente il risparmio
energetico e l’adeguamento dei vari edifici saranno al centro delle
politiche di incentivo e di agevolazioni, come in parte lo sono anche
adesso. Ecco che allora ripartire proprio dalla micro-edilizia, dagli
interventi per il ripristino e il recupero di beni immobiliari può
diventare fondamentale. Anche e soprattutto come forma di economia non fine
a se stessa ma come principio capace di generare ricadute a catena, con un
prezioso effetto volano».
Il tutto anche in
considerazione del fatto che, comunque, le imprese edili, interessate da
questa possibile manovra di ripresa, rappresentano, da sole, il 40 per
cento del settore produttivo locale.
E senza dimenticare che il
tessuto economico locale è composto da una micro imprenditorialità molto
diffusa, che potrebbe comunque restarne coinvolta.
Ma l’assemblea di oggi
servirà ovviamente, oltre che per analizzare alcune proposte, anche per
andare a fondo dei principali problemi del comparto.
A iniziare dai problemi e
dall’allarme dettati dalla burocrazia, per poi passare alla pressione
fiscale e alle mancate agevolazioni. «Purtroppo stiamo parlando di problemi
non nuovi - precisa ancora il direttore di Confartigianato Gortani -. Ma
non per questo si tratta di problemi meno gravi. Anzi. Ogni giorno
riceviamo denunce di questo genere nei nostri uffici.
Federica
Barella
Artigianato in Friuli: boom di
disoccupati giovani
L’analisi
dell’associazione di categoria che ha celebrato il congresso in un
capannone industriale a Manzano: preoccupa anche lo scarso numero di
apprendisti, mai così basso dagli anni Cinquanta a oggi
UDINE, 15 giugno 2013
“A che punto è la notte?”.
Già dal titolo si può intuire qual è il filo conduttore dell’ottavo
rapporto annuale di Confartigianato sullo stato del comparto nel 2012,
illustrato durante una conferenza stampa nella sede dell’associazione in
via Del Pozzo. Se diamo un’occhiata ai freddi numeri degli indicatori
economici, si capisce che la notte, cioè la crisi, purtroppo, non è ancora
finita. E a quasi cinque anni dall’inizio, con il crac di Lehmann Brothers
negli Stati Uniti, non si intravvede la luce in fondo al tunnel.
Un po’ di cifre? Eccole, nel dettagliato dossier curato da Nicola
Serio, dell’ufficio studi di Confartigianato. In provincia c’è oggi un numero
di apprendisti (cioè il futuro per i tanti mestieri artigiani) pari a 1.444
persone, inferiore ai 1.769 che si registrarono nel 1955, quasi
sessant’anni fa, prima del boom. Dunque siamo tornati ai livelli del
Dopoguerra e il numero è in calo costante: gli oltre 3 mila “garzoni” di
bottega del 2000 sono un lontano ricordo, per non parlare dei record degli
anni Sessanta, con un Friuli che sfornava (e preparava) ogni anno 6, 7 mila
falegnami, idraulici, imbianchini e quant’altro.
Altra nota dolente la disoccupazione giovanile, che è schizzata
al 30,4%: un tasso che non si registrava dal 1985 e che solo nel 2011, era
“appena” del 20,9%. Il ricorso alla cassa integrazione è ai massimi
assoluti: ed è proprio l’ammortizzatore sociale che impedisce, al momento, l’esplosione
del tasso di disoccupazione globale, fermo al 6,8%, anche se nel 2007
avevamo raggiunto un tasso “fisiologico” poco superiore al 4%. In questo
quadro è facile capire come sia in flessione il numero dei dipendenti
artigiani, 16.463, con un meno 17% rispetto al picco del 2007.
L’emorragia ha riguardato in particolare operai e apprendisti,
mentre il numero di “colletti bianchi” è stabile. L’edilizia il comparto
più sofferente con un meno 34% di ore lavorate, un meno 24% di lavoratori e
un meno 26% di imprese iscritte.
Ma l’analisi degli artigiani, che nel pomeriggio hanno celebrato
il congresso provinciale in un capannone industriale a Manzano, non è stata
solo un pianto greco. Il presidente Graziano Tilatti ha proposto un paio di
ricette per uscire dalla crisi. O quantomeno per provarci. La
riqualificazione del patrimonio edilizio è una. «Occorre – ha spiegato
Tilatti – un grande progetto di sistemazione del patrimonio edilizio, in
chiave di sostenibilità energetica e ambientale, sfruttando i progetti
comunitari della programmazione 2014-2020. Innovazione, economia diffusa e
“green”, stop al consumo del territorio, green social housing, rilancio
dell’iniziativa privata come energie da coltivare, a condizione che le
istituzioni condividano l’obiettivo e facciano la loro parte». Una mano
tesa alla “micro edilizia”, volta a far partire tutti quegli interventi di
manutenzioni e ristrutturazioni che i nostri condomini e i nostri
capannoni, dove spesso ci sono uffici e laboratori, hanno bisogno.
E poi lotta serrata alla burocrazia. Gli artigiani chiedono
infatti una fiscalità, anche locale, che non penalizzi le piccole aziende –
ad esempio con l’Imu e Tares – e con semplificazioni burocratiche reali –
concertate a partire dalle proposte operative delle categorie economiche. A
questo proposito Confartigianato lancia una sfida alla presidente
Serracchiani: l’istituzione di un tavolo tecnico-politico fra categorie e
Regione in grado, con la politica dei piccoli passi, di individuare e di
risolvere i problemi burocratici. Maurizio Cescon
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