sabato 11 aprile 2015

Il ricorso al Tar firmato da 55 sindaci Appello a Fassino

Rassegna Stampa - Aprile 2015

cav. Rosario Genova

Consigliere Comunale
Il ricorso al Tar firmato da 55 sindaci Appello a Fassino
 Al presidente dell’Anci si chiede di mediare con la Regione Vademecum per resistere all’introduzione delle mini-Province

Manzano, 11 Aprile 2015
  UDINE Erano partiti in tre. I sindaci di Talmassons, Tarvisio, Forgaria. Se ne sono aggiunti altri cinquantadue nel corso di poco più di un mese portando il contatore del dissenso a quota 55. Tanti, a ieri, erano i Comuni ad aver deliberato il ricorso al Tar contro la proposta di perimetrazione delle future Unioni territoriali intercomunali (Uti). Il primo di una lunga serie, visto che gli amministratori intendono impugnare via, via ogni provvedimento figlio della riforma degli enti locali. In parallelo, considerato che l’impugnazione non prevede sospensiva e dunque non fermerà il processo riformatore, i “rivoltosi” faranno fronte comune. Forti di un vademecum che è stato consegnato loro ieri sera, a Martignacco, dagli avvocati Enrico Bulfone e Teresa Billiani nel corso di un incontro convocato allo scopo di tracciare i confini “definitivi” del dissenso e dettare i prossimi appuntamenti. Uno, tra gli altri, guarda a Roma. O forse a Torino. Dipenderà dalla risposta che darà ai sindaci il presidente nazionale di Anci, Piero Fassino, al quale già oggi sarà inviata una richiesta d’incontro. «Di fronte all’inerzia di Anci Fvg - ha detto il sindaco di Talmassons, Pier Mauro Zanin -, abbiamo deciso di rivolgerci direttamente all’Anci nazionale e al suo leader per spiegare le ragioni che hanno dato vita a una class-action di Comuni che in Regione non ha precedenti. Speriamo Fassino possa far da tramite con la Regione, per avviare il confronto che abbiamo chiesto a più riprese inutilmente». L’appello a Fassino è l’ultimo tentativo di mediazione che i 55 Comuni intendono concedersi. L’ultimo prima di depositare il ricorso (entro il 19 aprile) e prima che esordisca la “guerriglia istituzionale” a colpi di atti. Un esempio? «Nel caso di Comuni che intendono chiedere alla Regione lo spostamento da un’Uti a un’altra, in delibera sarà specificato, a margine della richiesta, che il consiglio comunale non riconosce la legge e che ha impugnato al Tar la perimetrazione». A proposito di strategia, il perimetro del dissenso oggi contiene come detto 55 amministrazioni comunali, ma potrebbe presto ampliarsi. I sindaci riuniti ieri sera a Martignacco sono stati infatti invitati a contattare i rispettivi consiglieri comunali proponendo loro di aggregarsi in seconda battuta al ricorso, perché - questa la tesi - nel momento in cui le Uti diventeranno operative, “svuotando” i Comuni e a ruota le assemblee civiche di molte funzioni, i consiglieri si vedranno di fatto esautorati, spogliati di competenze. Una chiamata alle armi che - Zanin&Co lo sanno bene - ha grande potenziale, perché investendo tutti i consiglieri, opposizioni comprese, potrebbe interessare anche Comuni oggi pro riforma. L’architettura del ricorso resta per ora riservata, ma i punti sui quali verterà sono due: «Gli obiettivi della legge sono il risparmio e la semplificazione, peccato che nessuno dei due sia dimostrato - ha detto ancora il primo cittadino di Talmassons -. Basta pensare alla moltiplicazione delle sedi necessarie a ospitare i servizi accentrati, per capire che i costi aumenteranno. E ancora al pandemonio che si è scatenato a valle del primo atto di questa riforma. Tanto a dimostrare che non ci sarà né risparmio né semplificazione». «Di fronte a tanta insoddisfazione un buon legislatore avrebbe dovuto fermarsi, ridiscutere la norma - ha aggiunto Renato Carlantoni, sindaco di Tarvisio - Vinceremo? Perderemo? Sì vedrà. Certo domani nessuno potrà dirci che non ci siamo spesi per difendere i nostri Comuni e la Specialità di questa Regione, perché è bene ricordare che se non difendiamo noi le tante peculiarità interne ai confini del Friuli Venezia Giulia, senza per questo farne una ragione di campanile, sarà difficile difendere domani la Specialità della Regione dagli attacchi esterni». Maura Delle Case


attuazione del provvedimento
E Panontin costituisce un gruppo di lavoro
Il coordinamento della riforma degli enti locali passerà attraverso un tavolo tecnico composto da 9 tra dirigenti e funzionari regionali e 3 degli enti locali, indicati, questi ultimi, dal consiglio delle autonomie, da 5 esperti di Insiel e infine da 3 componenti designati dall’Anci del Friuli Venezia Giulia. «L’articolato processo di attuazione della riforma delle autonomie locali - ha detto ieri l’assessore Paolo Panontin, comunicando alla giunta la necessità d’istituire il gruppo di lavoro - richiede il compimento di numerosi adempimenti che vedono coinvolti e reciprocamente connessi la Regione e gli enti locali. Assume dunque rilevanza strategica la capacità dell’amministrazione regionale di coinvolgere nel processo l’intero sistema delle autonomie locali, non solo sotto il profilo politico, ma anche per quanto concerne gli aspetti tecnici». Al tavolo già operativo sul fronte della finanza locale, oggi se ne aggiunge dunque uno - senza oneri a carico della Regione - dedicato ad approfondire gli aspetti tecnologici che dovranno accompagnare la riforma e la costituzione delle future Unioni territoriali intercomunali con particolare attenzione agli ambiti finanziario e di bilancio, della gestione del personale, della centrale unica di committenza e dello sportello unico delle attività produttive. (m.d.c.)


Coordinerà le assemblee delle Unioni e potrà proporre leggi
Via libera ai nuovi poteri del Cal
UDINE Approderà in aula alla fine del mese la riforma del Consiglio delle autonomie. Forte dell’intesa raggiunta a larga maggioranza nell’ultima seduta dello stesso consiglio, la giunta regionale ha dato ieri il via libera al disegno di legge. Modificato in alcune parti a seguito di un lungo confronto condotto dall’assessore alle autonomie locali, Paolo Panontin, con Cal e Anci. Un lavoro che il Cal ha riconosciuto all’assessore, come pure Anci che però rivendica ancora, al netto delle migliorie già apportate al Ddl, maggiore peso per l’organo. Specie in relazione al consiglio regionale. Richiesta che Panontin non ha cassato, subordinandola però a «ulteriori approfondimenti». Rispetto al testo iniziale, quello approvato ieri vede accolte le richieste per una maggiore autonomia del Cal, per una sua funzione di proposta legislativa, estesa oltre che alla giunta anche al consiglio regionale, e infine per il mantenimento della rappresentanza dei Comuni. Al Cal sederanno infatti non già i presidenti delle Uti, come previsto originariamente, bensì i sindaci dei Comuni scelti in autonomia dalle assemblee delle Unioni. «Così - ha detto Panontin - si valorizza il Comune e allo stesso tempo si garantisce la rappresentatività dell’intero territorio regionale». (m.d.c.)


Blitz a Udine: sì a una mozione della maggioranza per impugnare la norma. Il Pd sceglie l’Aventino
La Provincia con i “ribelli”, bagarre in Aula
UDINE La Provincia di Udine si schiera con i 55 Comuni dissidenti. E con un ordine del giorno presentato ieri in consiglio da Forza Italia, Lega e Udc (emendato dal Misto), impugna la legge 26/2014 davanti al Tar. Decisione che arriva in extremis perché proprio ieri scadevano i termini per i ricorsi e il dibattito rischiava di slittare a causa dell’ordine dei lavori. Ma con un’inversione dell’ultimo minuto, l’odg viene discusso scatenando una bagarre a palazzo Belgrado con tanto di urla, richiami e il gruppo del Pd che abbandona l’aula. «Considerata l’inversione dell’ordine del giorno, il gruppo del Pd non partecipa alla discussione». Con queste parole il capogruppo dei democratici a Palazzo Belgrado, Salvatore Spitaleri, apre l’Aventino dei consiglieri. Una ritirata salutata ironicamente dall’applauso dell’assessore leghista Leonardo Barberio e dal capogruppo del Carroccio (e sindaco di Palazzolo) Mauro Bordin. «Dimostrate grande rispetto per il consiglio provinciale», sbraita Bordin senza microfono mentre i democratici si difendono alzando a loro volta la voce e il presidente del consiglio Fabrizio Pitton cerca di riportare l’aula alla calma. «Avete fatto lo show», stigmatizza il capogruppo di Fi Renato Carlantoni. «Vogliamo discutere della riforma Panontin – incalza Bordin –, il passaggio più importante per questa regione perché parla del futuro del territorio. Capisco l’imbarazzo del Pd, perché difendere il provvedimento è imbarazzante: questa è la peggiore riforma che la Regione ha mai prodotto nella sua storia perché smantella le autonomie locali, colpisce le identità culturali e linguistiche e tutto ciò che e stato costruito in secoli di storia. È una riforma calata dall’alto che non ha sentito i sindaci, le autonomie locali, e dimostra l’arroganza istituzionale della giunta Serracchiani. Questa riforma cancella il Friuli dalla cartina geografica». A finire nel mirino della maggioranza di Palazzo Belgrado sono anche i numeri: «Non c’è nessun risparmio in vista con le Unioni territoriali – continua il capogruppo del Carroccio – ed è la Corte dei Conti che, sulla base dell’esperienza di 370 Unioni in Italia sottolinea che “i dati depongono per la sostanziale irrilevanza ai fini della spesa per le casse dei Comuni, anzi si assiste a un aumento della spesa per prestazioni e servizi”». Da registrare anche l’attacco diretto al presidente dell’Anci, Mario Pezzetta, invitato a gran voce a dimettersi. «Contro questa riforma si sta svegliando il Friuli intero, ma il presidente dell’Anci dov’è – ancora Bordin –? Resta tranquillo e sereno mentre si crea un conflitto istituzionale senza precedenti? Pezzetta deve difendere i Comuni di questa regione, altrimenti deve dimettersi perché non rappresenta le istanze del territorio». È Carlantoni a ricordare che «la battaglia contro la riforma Panontin non è politica, ma di buon senso. Le prime applicazioni della riforma sono già un obbrobrio pubblico, con il sindaco di Pordenone che è anche presidente della Provincia». In serata il gruppo del Pd ha diffuso un laconico commento a proposito dell’accaduto: «Il centrodestra è più preoccupato del futuro dei sindaci e delle loro sorti politiche che della necessità di razionalizzare servizi e spese in momento di difficoltà del territorio, superare la frammentazione dei Comuni, pensare a uno sviluppo per aree omogenee. Nessuna vera difesa degli interessi dei cittadini, ma pura e semplice difesa della casta, seppur piccola», scrive Spitaleri.
Michela Zanutto

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