Comune unico: Manzano decide
In consiglio la proposta di fusione dopo il no
di San Giovanni Le minoranze avviano la raccolta di firme per il referendum
Manzano, 14 Settembre 2015
Un voto per la fusione. Il consiglio comunale
di Manzano si esprimerá questa sera per dire si o no all’aggregazione
con San Giovanni al Natisone. L’assemblea civica, convocata
in seduta straordinaria, rappresenta in sostanza un banco di prova per
testare la solidità della maggioranza, anche se le parole del sindaco
Mauro Iacumin e dei vertici del Partito democratico nei giorni scorsi
lasciano presagire che l’ordine del giorno proposto dalla minoranza, che
è tra i proponenti del referendum, difficilmente passerá. Prima l’Unione
territoriale intercomunale, poi la fusione con San
Giovanni. Questa è la linea finora tenuta dalla giunta manzanese (e da
quella di San Giovanni, il cui consiglio ha già bocciato
l’odg dell’opposizione) e dai Democratici. E poco importa se l’Unione
territoriale intercomunale del Natisone è stata
commissariata. «I passi devono essere graduali. E la fusione va spiegata
prima alla gente – ribadisce il sindaco manzanese Iacumin
–. Non abbiamo mai detto che non vogliamo la fusione, ma bisogna
arrivarci mettendo prima insieme con San Giovanni alcuni servizi. Un
progetto
che abbiamo avviato da quando ci siamo insediati con il collega Valter
Braida». Anche in caso di voto favorevole, il giudizio comunque non
avrà valore pratico, vista la bocciatura di giorni fa a San Giovanni al
Natisone. Per questo motivo le minoranze dei due Comuni hanno
già preparato le dovute contromosse. A ottobre inizierà la raccolta
delle oltre 1.400 firme necessarie per richiedere la consultazione
popolare. «Saranno i cittadini che rappresentano la maggioranza assoluta
dei due paesi a decidere – tuona il capogruppo di
Ricostruiamo Manzano, Daniele Macorig –, la maggioranza
di San Giovanni dicendo no ha dimostrato di voler difendere le proprie
posizioni e di essere ossequiosa nei confronti della Regione». La
fusione porterebbe nelle casse del nuovo ente un milione e 600 mila euro
di
fondi aggiuntivi dalla Regione, una riduzione di costi per
l’accorpamento dei servizi, oltre al non rispetto del vincolo del patto
di
stabilità per i prossimi cinque anni. Il percorso che il “sì” dei due
consigli comunali avrebbe abbreviato, ora dovrà
per forza passare attraverso la raccolta di firme per arrivare al
referendum.
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