mercoledì 16 settembre 2015

Manzano con San Giovanni Ecco i possibili vantaggi

Rassegna Stampa - Settembre 2015


cav. Rosario Genova

Consigliere Comunale
Manzano con San Giovanni Ecco i possibili vantaggi
 Il documento che svela i benefici nel caso di un’aggregazione Fondi extra, deroga al Patto di stabilità e meno costi della politica
Manzano, 16 Settembre 2015
 A Manzano andrebbe il capoluogo. Lì siederebbero il sindaco e la sua giunta, avrebbe sede l’ufficio di ragioneria e si terrebbero i Consigli comunali. A San Giovanni al Natisone, invece, resterebbe il corpo unico dei vigili urbani, verrebbe accorpata la biblioteca nella celebre Villa De Brandis e ci sarebbe la sede dell’ufficio tecnico. Eccolo, quindi, svelato il “documento della fusione”. Punto per punto come verrebbero distribuiti i poteri, gli uffici e i compiti del nuovo comune Manzano San Giovanni al Natisone. Un documento elaborato dai proponenti del referendum per l’unione dei due enti e tenuto finora top secret. «Vogliamo dimostrare a tutti : spiega Cesare Mangoni capogruppo della lista Movimento Libero di San Giovanni al Natisone – che non siamo degli sprovveduti. Questo è un progetto che portiamo avanti da marzo. Abbiamo le idee chiare a differenza di qualcun altro». I gruppi di minoranza preparano così il contrattacco, a poco più di 24 ore dalla bocciatura dell’ordine del giorno sulla fusione da parte del consiglio comunale di Manzano. Giocano a carte scoperte e puntano al referendum. Ribadiscono che «in quell’occasione sarà la gente a dire sì alla fusione, e non come sempre la maggioranza relativa politica dei due paesi». Mille 462 le firme necessarie per arrivare alla consultazione popolare. Il 9 settembre sono stati ritirati in Regione i moduli. Ci sarà tempo fino al 9 febbraio «ma vogliamo arrivare al traguardo – sottolinea Alessio Lorenzo, capogruppo di Progetto Manzano – prima dello scadere dei termini». Punteranno sull’ascolto dei cittadini. Verranno “battute” tutte le frazioni con una serie di incontri. Niente banchetti in piazza, quindi, ma assemblee e volantini. L’esordio probabilmente si terrà a San Giovanni al Natisone il primo ottobre. Il secondo incontro sarà a Manzano una settimana più tardi. In quelle sedi verranno raccolte anche le firme «ma se necessario – aggiunge ancora Lorenzo – andremo casa per casa –. Spiegheremo le nostre ragioni». Ragioni che sono soprattutto di natura economica. Già, perché conti alla mano fatti dalle minoranze, i risparmi e i vantaggi potrebbero essere enormi: fino a 1,6 milioni di incentivi a fondo perso dalla Regione in cinque anni, di cui tra 300 e 400 mila già il primo anno; 20 per cento in più di trasferimenti da parte dalla Regione; e 5 anni senza vincolo del patto di stabilità. A questo si aggiunge il taglio dei costi della politica «stimato – secondo Mangoni – in 150 mila euro. Ci sarà un solo sindaco, una sola giunta, un solo consiglio comunale e un solo segretario. I dipendenti pubblici saranno circa 80. Non ci saranno esuberi, ma con l’effetto dei pensionamenti nel giro di alcuni anni potremmo arrivare a un organico di 60 persone, che per la nostra nuova realtà sarebbe più che sufficiente. Se calcoliamo che ogni dipendente costa all’anno 30 mila euro, il risparmio si aggirerebbe a circa 600 mila euro». E poi ci sarebbe la questione dell’accorpamento degli uffici, studiato e elaborato nel famoso “documento della fusione”. Manzano ricoprirebbe il ruolo di capoluogo, sede del municipio e della giunta con il nuovo Sindaco, con annesso l’ufficio di ragioneria. San Giovanni al Natisone, dal canto suo, manterrebbe la sede dei vigili, della protezione civile, dell’ufficio tecnico e della biblioteca. Rimarrebbero inalterate le due anagrafi, i due uffici di assistenti sociali e i protocolli «tutti servizi di prossimità utili alle fasce più deboli della popolazione». «È la dimostrazione – continua Mangoni – che all’interno delle minoranze non ci sono campanilismi, ma sintonia di intenti. La fusione porterà a un concreto risparmio di denaro. A cominciare dai costi della politica. Il taglio di 150 mila euro equivale infatti a quanto il Comune di Manzano ha raccolto con la Tasi. Con l’unione si poteva evitare l’introduzione di questo nuovo balzello. I cittadini stanno pagando le tasse per mantenere in vita i piccoli comuni».


«Hanno scelto di sopravvivere»
Manzano, critiche della minoranza dopo la bocciatura dell’accorpamento

MANZANO «Questa giunta ha deciso di sopravvivere votando no alla fusione». Non si sono fatte attendere le prime reazioni alla bocciatura da parte della maggioranza dell’ordine del giorno che proponeva l’unione tra Manzano e San Giovanni al Natisone. Daniele Macorig, capogruppo di Ricostruiamo Manzano parla di «attendismo politico inspiegabile da parte del sindaco Iacumin e dalla sua giunta». «Dopo il fallimento dell’Unione territoriale dei Comuni del Natisone – commenta – e il suo commissariamento, ci saremmo attesi un’altra linea di indirizzo e, invece, con questa decisione si continua a far perdere al territorio il proprio potere, già penalizzato dalla diminuzione dei trasferimenti regionali». Per Macorig la fusione resta l’unica soluzione «a un sistema ingessato dal Patto di stabilità. Se vogliamo dare linfa al nostro settore produttivo e al polo Asdi–Catas e Malignani dobbiamo agire in sinergia tra i comuni. E invece si fa tutto il contrario affossando le eccellenze». «La maggioranza ha dimostrato di avere argomenti molto deboli a sostegno dell’Uti – aggiunge Alessio Lorenzo, capogruppo di Progetto Manzano. La fusione, invece, è un’opportunità per tutti. Ma qualcuno evidentemente non ha ancora colto questo vantaggio. Noi comunque non ci fermeremo e andremo avanti perché la strada è ormai tracciata». Anche a San Giovanni al Natisone la bocciatura è stata accolta dalla minoranza con pesanti critiche. «È evidente che la linea che è stata tenuta è in ossequio alla “Bibbia” del partito – tuona Cesare Mangoni –. È il Pd che comanda e ciò va a discapito dei cittadini». «La proposta di unione – aggiunge il consigliere Giusto Maurig – non nasce da personali ambizioni, come è stato più volte contestato, per sovvertire l’esito delle ultime elezioni. Anche perché l’iter prevede che si arriverà al nuovo Comune solamente nel 2018. Bocciando gli ordini del giorno si è persa un’occasione per dare una svolta ai due territori». 


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