mercoledì 30 settembre 2015

Rifiuti, riapre il termovalorizzatore

Rassegna Stampa - Settembre 2015

cav. Rosario Genova

Consigliere Comunale
Rifiuti, riapre il termovalorizzatore
 L’impianto di Manzinello tornerà in funzione dopo le polemiche e le vicende giudiziarie del passato
 
Manzano, 30 Settembre 2015
   Il termovalorizzatore di Manzinello tornerà in funzione. Venerdì sera alle 20.30 all’Antico Folledor si terrà un’assemblea pubblica, organizzata dall’amministrazione comunale, in cui la nuova proprietà illustrerà ai residenti i passaggi che porteranno alla prossima riapertura dell’impianto di incenerimento di rifiuti non pericolosi di via Volta. All’incontro saranno presenti anche la Provincia di Udine, l’Arpa, l’Azienda per l’assistenza sanitaria del Friuli Centrale, Legambiente e l’Istituto Mario Negri di Milano. «Abbiamo ritenuto doveroso convocare la riunione – spiega il sindaco di Manzano, Mauro Iacumin – per informare la popolazione. Sono stati invitati tutti i soggetti in causa in modo che possano esserci tutti i chiarimenti del caso, affrontando eventuali problematiche». La vicenda dell’inceneritore, nel recente passato, è stata oggetto di critiche velenose da parte di comitati e ambientalisti. Una “telenovela” che si è trascinata tra carte bollate, sequestri, incendi e fallimenti. Era il 2001, quando il circolo di Legambiente chiese all’allora giunta di centrodestra, alla Provincia di Udine e all’Arpa una serie di verifiche sulla tipologia dei rifiuti portati all'incenerimento. I controlli, effettuati successivamente a un esposto presentato in Procura, riscontrarono alcune pesanti irregolarità, tra cui il superamento del doppio dei valori limite normalmente stabiliti per le diossine. L’impianto fu poi sequestrato l’11 settembre 2007 dal corpo forestale regionale e dai carabinieri del Noe su disposizione del giudice per le indagini preliminari. Seguirono una serie di incendi, per alcuni dei quali si sospettò il dolo. Tra il 2013 e il 2014 la vicenda sembrò concludersi con l’assoluzione del proprietario della ditta, Roberto Lovato, e il fallimento della Romano Bolzicco che gestiva l’impianto. Nelle conclusioni, il pm Claudia Finocchiaro aveva chiesto il non doversi procedere per sopraggiunta prescrizione per i capi relativi alla gestione non autorizzata e l’assoluzione per le ipotesi più gravi, per assenza della prova dell’ingente quantità di rifiuti trattati e del profitto tratto dall’operazione. Nel procedimento, Legambiente regionale e il Comune di Manzano si erano costituiti parte civile: nella quantificazione dei danni, i primi avevano chiesto una cifra simbolica di 10 mila euro, mentre l’amministrazione aveva concluso per un risarcimento pari a 15 milioni 576.599 euro. In queste ultime settimane, l’interesse per l’inceneritore si è nuovamente riacceso, dopo che una nuova compagine societaria si è aggiudicato all’asta l’intera area. L’impianto, progettato in origine dall’Università con il nome “Djoser”, era nato per distruggere gli scarti del legno provenienti dal Triangolo della Sedia, primo e unico impianto di questo genere in provincia. Poi lo scandalo lo travolse. Ora si prospetta un nuovo inizio.
 
 
Il Comitato ambiente preoccupato anche per il depuratore:
«È in abbandono»
Preoccupazioni sulla riapertura dell’inceneritore giungono dal Comitato ambiente di Manzano, che pone anche dei dubbi sulla effettiva funzionalità del depuratore (nella foto) che serve le zone industriali di Manzinello, Soleschiano e San Lorenzo. «La vasca di depurazione presenta alghe, melma, liquame e piante – riferiscono gli attivisti – come se tutto fosse lasciato a uno stato di abbandono. Quando entrerà in funzione il termovalorizzatore serviranno circa 15 ettolitri di acqua all’ora per bruciare quasi tre tonnellate di scarti. Noi non possiamo dimenticare il passato. Vogliamo che la nostra salute venga tutelata e che si effettuino al più presto dei controlli per evitare che Manzano si trovi a rischio inquinamento. Per alcuni anni abbiamo respirato le diossine emesse dai camini dell’ impianto. Doveva bruciare legna e invece all’interno finivano anche vernice e plastica. E ora temiamo che questo possa ripetersi». (da.vi)
 
 

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